Capitolo 130 - Una sensazione di déjà-vu

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-Quindi

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-Quindi... Mi stai dicendo che al momento tu non hai neanche più una casa? - sbottò Natalie, battendo le palpebre ripetutamente, il volto piegato in una smorfia scioccata, precedentemente abbastanza calma se non, appunto, da quando avevo accennato vagamente al poliziotto e alle motivazioni per cui mi aveva fatto visita.

Mi strinsi nelle spalle - A quanto mi ha detto l'agente, bhe, sì. Il mio ex coinquilino la ha venduta per coprirsi i debiti. Perciò momentaneamente posso definirmi in vero e proprio un senzatetto - sospirai, scuotendo la testa - Dovrò riuscire a trovare un posto da acquistare che sia alla portata dei soldi che mi sono stati addebitati-.

Vidi il suo sguardo lampeggiare un poco, percorso da pensieri che non riuscii a comprendere lì per lì, ma che mi suggerivano improvvisa preoccupazione.

-E nel mentre che cercherai di acquistare una casa?- domandò, fissandomi con apprensione - Dove starai? -

Mi ritrovai a mordermi il labbro inferiore, improvvisamente nervoso dal non averci pensato in precedenza , tanto che non riuscivo a farmi uscire nessuna frase di bocca, per poi trovare una soluzione frettolosa.

-Starò in un albergo, credo.- alzai il sopracciglio - Sarebbe spendere altri soldi, non sapendo neppure di preciso quanto mi abbiano addebitato, ma... Non so, chiedere a qualcuno di ospitarmi non credo sia... -

-Puoi venire da me, se vuoi- mi interruppe di netto lei, zittendomi per qualche secondo nel tentativo di cercare di capire se lo avesse detto per davvero.

-Cos... No! Hai già fatto tantissimo per me! Diventerei solo un peso.-

-Non è vero. Non dovresti pagare nulla, quindi non sprecheresti soldi durante le ricerche di un abitazione...-

-Ma non è giusto! - esclamai, alzando la voce senza neppure rendermene conto e stringendo la sua mano come per istinto tra le due mie.

Se le facessi male o no, lei non lo mostrò affatto.

- Non puoi fare tutte queste cose per me... - continuai, abbastanza agitato - Tu dici che per te, queste cose, non sono nulla rispetto al fatto che io sia vivo, ma... - scossi di nuovo il capo, stringendo le labbra, decidendo rapidamente come formulare ciò che ne sarebbe seguito - Per me è tutto l'opposto. Tutto quello che hai fatto, tutto quello che sembri disposta a fare nei miei confronti... Io non me ne sento abbastanza degno. Non voglio... Non voglio che lo fai perché magari mi vedi in difficoltà o simili... Non voglio darti più problemi di quanti te ne abbia già forniti-

-Ma non lo sei!- insistette lei, assumendo un che di frustrato sia nel tono di voce che nell'espressione che le balenava sul volto - Non sei un peso, né un caso della carità, se è questo quello che intendi, pure non specificandolo. - mi guardò leggermente storto, forse perché si era resa conto che tale descrizione era stata sulla punta della mia lingua per tutto il tempo, seppur non la avessi detta davvero a voce.

-Non lo sto facendo per pena nei tuoi confronti, perché ti giuro, non ne provo. È una delle cose più lontane che potrei provare nei tuoi confronti, sul serio. Voglio solo darti un tetto stabile sopra alla testa nel tempo in cui cercherai la tua vera casa. Nulla di più, nulla di meno.- Nat aggiunse tutto questo con un che di agitato e frettoloso, prendendo fiato solo alla fine - O almeno. Te lo offro. Non ti obbligherei mai ad accettarlo.- parve imbarazzata - Semplicemente ti dico che per me puoi venire a stare da me per un po', se ti aggrada, perché... Sì, sarebbe davvero più comodo... ed eviteresti sprechi di soldi che sicuramente ti serviranno in futuro-

Una pausa.

La lasciai prendere tempo per continuare.

-Perchè dopotutto devi ricominciare daccapo , no? Se devi spendere soldi per cibo, acqua, albergo, vestiti anche... Poi ti rimane meno per dove vivrai. E penso che dovresti andare a vivere dove ti pare, non tanto essere costretto a scegliere un luogo perché va incontro a quanto ti è rimasto. Perlopiù, dovrai anche trovare un lavoro. Tutte queste cose si sommano. E penso che dovresti tenerne conto-

Okay.

Uno a zero per lei.

O forse anche due a zero.

O tre.

Insomma, stavo perdendo la partita di dibattito alla grande.

-Non credo che tuo fratello sarebbe d'accordo- azzardai, cercando comunque di non uscirne totalmente sconfitto, in un borbottio, ritrovandomi ancora più esasperato di prima al rendermi conto, dalla espressione della rossa, che molto probabilmente aveva una risposta pronta anche per quello.

Non riuscivo a ribattere più di tanto a quello che lei aveva detto fino ad ora. Ma proprio no : forse perché mi sentivo messo alle strette dalla sua fin troppa buona volontà e testa dura , forse perché dal primo all'ultimo lato, il suo ragionamento non faceva una piega, o forse perché, comunque, il suo non era un voler di risposta definitivo.

Non me lo stava ordinando... Ed era sincera : la sua espressione parlava per lei.

Sembrava piuttosto chiedermi di pensarci a quello che mi stava dicendo, almeno, poi avrebbe accettato qualsiasi tipo di mia risposta, che fosse positiva a negativa.

Mi chiedeva di seguire il buon senso, ma non mi obbligava a farlo.

-Oh, al diavolo Alex. Per la maggior parte delle cose non lo ascolto neppure, quindi contrario o non contrario non me ne frega niente. -

"Ecco, appunto. Lo sapevo per certi versi che avrebbe risposto così"

Risi leggermente, agitando un poco il capo, guardandola sorridere energicamente di nuovo, come se avesse capito di avermi convinto, almeno un po'.

"Questa ragazza mi farà impazzire, sicuro" mi dissi tra me e me, trattenendo un ennesimo ridacchiare .

-Sei davvero la persona più testarda che io conosca- la scimmiottai appena, fingendo vaga frustrazione.

- E tu sei davvero quello più melodrammatico -

-Sto avendo una sensazione di déjà-vu-

-Sarà perché ce lo siamo già detti tipo una settimana fa e poco più-

-Vero-

Passò un breve silenzio.

Non era una situazione poi così comica... Eppure scoppiammo a ridere entrambi.

Potevo sentirmi la gola un po' strana, mentre ridevo... E gli occhi che lacrimavano per il farlo troppo, mischiati alla sensazione di non voler smettere e al proprio non riuscire a contenermi.

Ci volle un tempo alquanto indeterminato, ma molto, in ogni caso, prima che le risate sciamassero, mutando in versi incomprensibili e di nuovo il silenzio, sempre un silenzio di poca durata.

-Ti va di fare un giro? Vado a cercare una sedia a rotelle - chiese di colpo, infatti, illuminandosi ed alzandosi dalla sedia

-Sì, volentieri- approvai immediatamente.

Uscire da quella stanza non mi sarebbe dispiaciuto per nulla.

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