Capitolo 74- È così difficile da capire?

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Mi appoggio al muro, fissando il vuoto, ignorando la sensazione derivata dal fissarmi di Natalie

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Mi appoggio al muro, fissando il vuoto, ignorando la sensazione derivata dal fissarmi di Natalie.

Non capisco perché sia così testarda: ormai è impossibile uscire da qui per me, sarebbe davvero stupido anche solo provare a credervi.

Lei sembra quasi irritata dalla mia visuale, ma non mi importa un accidente se lo è o meno.

Ho aperto gli occhi e non ho intenzione di richiuderli di nuovo, non voglio appannarmi la vista e sperare ancora per poi ritrovarmi allo stesso stramaledetto punto di partenza.

E poi, davvero, non c'è modo per uscire da questo bunker... Non con una porta come quella che vi è e soprattutto non con l'acqua che sale.

Mi raggiunge ormai i fianchi, non mi sorprenderei se nel giro di mezz'ora fosse ad altezza collo.

Io non parlo, Nat non apre bocca, c'è un silenzio pesante, ma fingo che non mi dia fastidio, come fingo che non mi irriti il fatto che continua a fissarmi con uno sguardo che sembra pregarmi di cambiare opinione.

Decisamente non vuole che io smetta di provare a sfuggire alla mia sorte, ma non posso accettare la sua richiesta.

Capisco in parte che sia una cosa strana non mettersi neppure a lottare per la propria vita, ma ... Davvero non voglio illudermi, come non voglio che lei si illuda più di quanto non stia già facendo.

Tutte le speranze di sopravvivere se ne sono andate nel momento esatto in cui ho realizzato che, nonostante io possa facilmente convivere con il dolore, più il tempo passa e più sarò incapace di vivere per davvero, siccome incapace di sfuggire a ciò che il gioco vuole.

Anche mia madre, con la malattia che incombeva, continuava a dire che sarebbe uscita dallo stato convalescente in cui era.

Mi sorrideva, mi invitava a cantare per lei, dicendo che da grande avrebbe voluto vedermi diventare famoso per la mia voce, ma lei era morta, non era uscita da quel morbo che la intrappolava nei suoi quarantatre anni, quindi perché avrei dovuto farcela io?

Non ho nulla di meglio di lei, anzi, se sono vivo fino ad ora è perché fin dall'inizio ho lasciato uscire la parte animale di me, permettendomi di uccidere.

Poco importa se lo faccio con dei robot, poco importa se li elimino per sopravvivere: infilzare, sporcarmi di sangue dalla testa ai piedi con l'adrenalina che mi attraversa le vene come il mio stesso DNA... Una vocina nella mia testa dice che sono così abituato a farlo che nel caso in cui fossi uscito, mi sarebbe mancato.

Quella voce insinua che mi piace uccidere, che ormai è parte integrante del mio essere e che non posso tornare indietro da tale condizione.

Stringo i denti, ignorando quella stupida voce, sentendo l'acqua attorno alla vita e notando come Natalie sia improvvisamente sparita.

"Ma quando?!..."

Mi ritrovo a fissare lo specchio d'acqua, scuro come la notte, cercando la sua sagoma ovunque, senza riuscire però a trovarla.

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now