Capitolo 21- Esplosione

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" Di nuovo al sicuro "

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" Di nuovo al sicuro "

Un sospiro mi esce di bocca, ringrazio il cielo per essere ancora in queste fogne.

Stringo coi denti le garze nuove per premere di più sulle ferite non ancora guarite abbastanza da potersi rimarginare, guardando quella pila bianca di scorta appoggiata ai miei vestiti con la coda dell'occhio e le armi, fatto ciò mordo un pezzo di galletta che ho rubato ad un uomo oramai cadavere.

"Un uomo con un maledetto enorme fucile di precisione" puntualizzo tra me e me, ricordando alla perfezione il calcio mollato a basso ventre e, nel momento di distrazione provocata dal colpo laddove non batte il sole, una bella pallottola nel cranio, con la pistola fumante.

Avevo rubato anche quel fucile, ovviamente, sperando non ci fosse una qualche spia o un rintracciatore, sarebbe stato un bel guaio.

Alzo gli occhi in direzione del tombino, ascoltando lo sgocciolare per la miliardesima volta.

Per qualche motivo, é un rumore che mi calma il cervello a volte, ma ora non sta dando molti risultati.

"Che ore saranno?É solo il giorno due, ma credo sia pomeriggio inoltrato... "

Mi blocco di colpo, grattandomi la testa come se avessi le pulci, infastidito a dir poco dalla sensazione di sporcizia.

"Madonna, potrei puzzare come una capra se non fossi nel gioco"

Mi lascio osservare il nulla per diversi minuti, poi sento le palpebre particolarmente pesanti.

Ultimamente sono parecchio stanco, forse sto iniziando a gettare la spugna.

"E potrei tentare un restare qui sempre, ma poi... Forse mi scoprirebbero. "

La pistola é invitante, a detta mia, a detta del mio cervello particolarmente malandato.

Mi basterebbe prenderla, puntarla e premere il grilletto: sempre meglio di dare la soddisfazione a qualcun altro.

Le mie palpebre crollano verso il basso; non ho la forza per rialzarle e rimango dunque in semi coscienza, cercando di captare ogni rumore possibile.

Oltre alle gocce non sento nulla, non il chiacchiericcio al di fuori dal tombino, non un alito di vento.

Il silenzio... Sembra innaturale, talmente tanto innaturale che a momenti pare si spengano pure le gocce.

I miei sensi si allertano di colpo, tanto che porto una mano al fucile, senza aprire gli occhi, continuando ad ascoltare il nulla, percependo di colpo che, come prevedevo, anche il gocciolare si spegne.

Mi alzo di scatto, spalancando le palpebre e assistendo ad una strana luce che proviene dal fondo della galleria delle fogne.

É rossa-arancio, come quella di uno sparafiamme sonoro.

Cattura i rumori, butta fuori fuoco a destra e manca.

E a giudicare dal silenzio assurdo che mi circonda... Deve essere bello carico.

Comincio a correre rapidamente in direzione dell'uscita, trattenendo un verso strozzato al vedere un cenno di fiamma che comincia ad essere vomitato fuori dall'arma di colui che mi sta attaccando.

Decido di prendere l'uscita secondaria e non di utilizzare il tombino, anche perché sento che loro sanno: sanno che potrei prendere quell'uscita e molto probabilmente mi aspettano lì.

L'unico problema è che devo raggiungerla , quell'uscita; é parecchio lontana, decisamente parecchio lontana rispetto a me e lo sparafiamme non aspetta mica.

Inizio a correre, sentendo cenni di odore di fumo che mi fanno tossire parecchio .

"Sta sparando ovunque?... Che senso c'è? Dovrebbe vedermi... A meno che... "

Tante ipotesi si sovrappongono nella mia testa, non so di quale potrei fidarmi.

Mi limito a continuare a correre, girandomi solo ogni tanto, assistendo a come il fuoco stia percorrendo le spesse pareti .

E poi realizzo.

"Merda!"

Visualizzo la seconda porta, ma prima di poterla raggiungere, prima di poterla attraversare, semplicemente esplode.

Per un istante tutto sembra congelarsi, mentre un brivido gelido mi guizza lungo la schiena.

Volo in aria per lo scoppio, catapultato all'indietro.

La botta contro il terreno compatto e freddo mi soffoca, lasciandomi boccheggiante, con quel dolore già provato il giorno prima che si riaccende in maniera estremamente dolorosa.

I miei sensi prendono a saltellare, le luci a giocare vistosamente e il fumo aumenta a dismisura.

Il suolo trema, come scosso da un terremoto.

Se ci sono altre esplosioni, non sto riuscendo a sentirne nemmeno una, anche perché il mio udito se ne sta andando a puttane insieme alla mia vista e a qualsiasi altro senso.

Il fumo... Il fumo é l'unica cosa che riesco a sentire e mi fa tossire vistosamente.

"Cazzo..."

Striscio lentamente come un bambino a quattro zampe, senza alzare ne le gambe ne le braccia di un centimetro da terra.

Se lo facessi, sento tornerei a crollare da quanto tutto , il mio corpo é compreso, sta vibrando.

Anche strisciando, perdo comunque l'equilibrio, sentendo il cuore che sbatte ferocemente nelle tempie.

Qualcosa di caldo, un probabile resto, mi finisce in faccia, quasi in un occhio.

Rotolo su un fianco, mandando giú la saliva più e più volte.

"Devo alzarmi"

Più facile a dirsi che a farsi: mi gira così tanto la testa che una trottola non é niente a confronto.

Se mi alzo, sono sicuro che avrei delle vertigini spaventose e il mio senso d'orientamento é palesemente sparito nel momento stesso dell'esplosione dell'uscita secondaria, solo che se non mi alzo, sono più che sicuro che morirò o bruciato, o per la troppa cenere e per il troppo fumo nei polmoni.

Inizia a prendermi il panico.

Devo assolutamente uscire da qui, fuggire, ma i miei sensi non sono d'aiuto e non riesco a camminare nemmeno a quattro zampe.

Riprovo però a muovermi, finisco con il rotolare di nuovo, battendo rapidamente le palpebre.

Sento dei passi, dei passi che avanzano sicuri, calmi, con un che di incredibilmente tranquillo.

Mi spaventa, quella calma.

Mi ricorda quella di un cacciatore, così abituato nel suo lavoro da risultare dannatamente esperto e freddo in ogni sua azione.

"Bella merda. Sono quasi sicuro di sapere chi sia quello che mi ha attaccato."

Avanza in mia direzione con passo felpato, pronto ad attaccare, lo sparafiamme stretto tra le mani.

"Fetente come sempre, eh, Grimm?"

E proprio mentre abbassa l'arma, puntandomela in faccia, tanto che ormai mi sono arreso alla mia fine, il terreno sotto di me sparisce e mi ritrovo a precipitare.

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