Capitolo 136- Un corpo

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La figura vide e tacque, gli occhi che si spalancavano di netto quando, nascosta fino ad un certo punto di quella stanza tra un macchinario ed un mobile, affianco ad una porta, semplicemente assistette.

Un corpo.

Vi era un corpo davanti ai suoi occhi e questo fece accelerare il suo respiro più e più volte, questo prima che esso gli si bloccasse in gola ed iniziasse a sentire caldo praticamente ovunque.

Non capiva se era vivo - e quindi semplicemente svenuto - o morto davvero.

"Oh... merda" pensò, faticando a deglutire, la sua mano che tornava a cacciarsi nelle tasche alla ricerca del contenitore, sempre di quel vuoto contenitore che non smetteva mai di portarsi a dietro.

Non riusciva a focalizzare i dettagli di quel fisico sdraiato a terra, no, perché era circondato da un sacchetto marrone, il quale ricordava il saio dei frati... Ma vedeva la testa ed il collo, abbastanza da rendergli chiaro la natura umana.

Sapeva che non era una bambola, perché nonostante il pallore, il capo del corpo aveva dondolato con più 'umanità' nel momento in cui era finito al suolo, rispetto al tipo di movimento fatto da una vera e propria bambola, la figura lo sapeva: aveva visto molte bambole all'orfanotrofio, che fossero da peluche o di porcellana , tra le braccia delle bambine e dei bambini.

"Perfino tra le sue, prima di essere portato via" pensò, senza nemmeno staccare lo sguardo dal viso posto di profilo, non troppo distante.

-Ehi, non danneggiarlo! - urlò una voce maschile , facendo sobbalzare la persona, quasi facendosi scappare un verso per l'inaspettatezza, portandosi subito la mano alla bocca e coprendola, tentando di reggersi, anche se le sue gambe sembravano pronte soltanto a cedere da un momento all'altro.

-Mi scusi, mister- intervenne un altro -Sono desolato-

-La prossima volta che lo fai cadere, che tu sia inciampato o meno, ti assicuro che potrai definirti morto- sbottò il primo con tono freddo e velenoso allo stesso tempo, portando un - Mi perdoni, mister- a voce strozzata dal compagno.

La figura vide  l'uomo che eseguiva gli ordini prendere delicatamente in braccio il corpo, lasciando perdere la scatola per qualche istante, questo prima di infilarvelo dentro con lentezza e riafferrare il tutto, sollevandolo il più in alto possibile e nella maniera tale da poter vedere dove stava andando precisamente, più che preoccupato dall'idea di cadere ancora.

La persona, per quanto fosse insensato, si ritrovò invece alquanto incuriosita, tentata dal sapere cosa diavolo stesse accadendo: dopotutto era una sorta di pausa dalla costante tranquillità snervante di quella cittadina e, in ogni caso, non temeva troppo di essere catturata.

Ne avrebbe fatto a meno, ecco, ma mica tutti i giorni ci si trovava davanti ad uno scenario di tale portata.

Quanta gente, di preciso, poteva sostenere di aver assistito a comportamenti sospetti che poi si potevano definire fondati e non frutto di una qualche fervida fantasia da amanti di libri gialli o vero e proprio thriller , centrandosi perlopiù su un probabile assassinio di massa, testimoniato dai continui andare avanti ed indietro con altre scatole della stessa dimensione?

"Ben pochi" si disse, le sopracciglia inarcate e le labbra serrate duramente , lo sguardo che continuava a viaggiare ovunque davanti a sé, non potendo non fare altro, cercando di tenere in qualche modo il conto ed allo stesso tempo fallendo, perché vi erano davvero troppe, troppe scatole.

Già, solo davanti si guardava ... E non dietro, purtroppo - si era decisamente dimenticata della porta -.

-Oh. Abbiamo una piccola spia- esalò una voce femminile, portando la figura a paralizzarsi sul posto, voltando lentamente il capo, con il sangue che gli si congelava nelle vene ed un brivido che la percorreva dalla testa ai piedi - Che cosa carina... Adoro gli imprevisti - asserì ancora, la voce falsamente dolce, gli occhi che luccicavano di una strana perversione.

Un tonfo, la persona crollò a terra e l'unica cosa che rimase in essa fu la sensazione accesa di dolore pulsante alla testa, le sue labbra che si lasciavano sfuggire un gemito lieve, praticamente inudibile.

Eppure, oltre a quell'iniziale istante di shock, non vi era troppa paura in essa, neppure un pochino.

*

Quando Alyssa Marion Hosten rientrò in casa, vi era il silenzio più totale.

Non provò neppure a pronunciarsi, sapendo che il marito, molto probabilmente, era ancora a lavoro - o fingendo di essere a lavoro, preferendo indugiare sulle gambe lunghe della sua segretaria -, mentre la figlia doveva essere  a dormire, visto l'orario tardo.

In ogni caso, solo per controllare, scivolò lungo il corridoio, aprendo leggermente la porta, abbastanza da visualizzare la ragazza, con i suoi capelli castano dorato che spuntavano tra le coperte ed il cuscino, gli occhiali circolari lasciati sul mobile affianco al letto.

La sua espressione fredda si smosse leggermente, accennando un sorriso lieve, ritrovandosi ad avvicinarsi alla giovane e lasciarle un rapido bacio sulla testa, non potendo non sentirsi orgogliosa al vedere - visibili solo per via della luce che attraversava tramite la porta aperta - , ancora una volta, tutta la serie di libri di studio aperti sulla scrivania, strapieni di appunti, post it colorati e segni di evidenziatore.

Erano in un completo disordine, questo in generale le avrebbe fatto storcere il naso, ma sapeva che Beth, se lasciava qualcosa in ordine, voleva dire che non la aveva neppure toccata con un dito.

Era fatta così.

Passandole una mano tra i capelli per accarezzarle il capo, sospirò, poi si allontanò dalla figlia, appoggiandosi le dita al ponte del naso per alleviare il mal di testa alle porte dovuto alla pesante giornata di lavoro e scivolando fuori dalla camera come un fantasma, chiudendo la porta alle sue spalle il più in silenzio che riusciva, ottenendo un leggero 'click' e nulla di più.

La dottoressa, dunque, si avviò verso la sua camera da letto, ignorante del fatto che, comunque, la ragazza nel letto alzò di netto il capo, gli occhi grandi e celesti che risultavano strizzati, incapaci di mettere a fuoco immagini per via di tutto quel buio pesto, questo prima che le sue braccia tremassero un poco e tirasse su col naso, ritornando in posizione originale, una ovvia espressione di disapprovazione.

A cosa, di preciso, fosse dedicata, non era chiaro.

LMAO

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LMAO. Sorry, this is too much funny for me.

Questo meme mi soffoca, forse per l'espressione di Di Caprio HAHAHAHA XD

ANYWAY

USH USH

-8 UWU

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now