Capitolo 110- Ai suoi ordini

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Il rumore del telefono che squillava strappó un verso distorto alla donna, pieno zeppo di disappunto e lieve seccatura, la quale fu costretta a staccarsi dal momentaneo partner, afferrando il Samsung per controllare in fretta il numero che la stava chiamando ed infine rispondere, allontanandosi dalla camera da letto con passo estremamente leggero quanto rapido.

-Capo- fece a mezza voce, lanciando un occhiata dietro di sé e scostando parte dei propri capelli biondo platino - alquanto in disordine - con una mano, il solito colore rosa shocking sempre dipinto su di esse- Quale novità la porta a chiamare a quest'orario? Sono quasi le...- diede un rapido controllo per esserne sicura, concludendo la propria frase - Sette di sera-

-Si é attivato l'allarme di quel cassetto- fu l'immediata risposta dell'uomo dall'altra parte della linea, quasi lugubre e da brividi, tanto che ella non seppe come rispondere esattamente, giudicando in silenzio la gravità della situazione in pochi istanti - Qualcuno é entrato nel mio ufficio-

-Quindi... - la domanda non fece a tempo a nascere che subito venne interrotta.

-Le chiedo di prendere il completo progetto Sins e di portarlo via. Si faccia aiutare a trasportare tutto dalla seconda sede privata -

La donna batté le palpebre, assumendo un aria alquanto sorpresa, riscuotendosi e gelandola sul colpo, tanto da sembrare completamente apatica.

-Ma non è ancora completo, capo. Non posso trasportare tutto - provò a dire, lasciando scorrere il braccio sul fianco e ticchettandosi la pelle con i polpastrelli.

-Ti ho detto di farti aiutare- ribatté con tono pacato l'uomo - So che ce la puoi fare. E tranquilla, ti farò spedire anche le foto. Dunque, te la senti o no di eseguire gli ordini? -

Un 'posso fidarmi ancora di te?' risuonò nell'ultima richiesta, seppur non detto a voce alta, una domanda che non poté ignorare.

Ella rimase brevemente in silenzio, poi un -Sí- le scivolò di bocca, tutto prima di sorridere appena - Lei invece? -

-Ah, beh. Cercherò di evitare che il progetto Ventiquattr'ore venga rovinato. - si poté udire il pigiare di vari tasti ed il ticchettare isterico di una penna sul legno - In caso di fallimento, puoi aspettarti il peggio -

La donna annuí per istinto, poi diede risposta anche a voce e fece cadere la linea del cellulare, tutto prima di avviarsi in cantina di tutta fretta, prelevare un dischetto da un porta DVD per nasconderlo in un sacchetto di plastica trasparente che nascose nel suo stesso reggiseno di pizzo nero ed aprire una botola posta al di sotto di un falso parquet, tutto prima di comporre un numero sulla tastiera del Samsung .

Non ci volle molto prima che vi fosse risposta alla sua chiamata, ma per la donna sembrò un infinità di tempo.

Era abbastanza nervosa: per certi versi non vedeva l'ora... Non aveva mai sperato così tanto di sentire di nuovo l'adrenalina scorrerle nelle vene.

Altroché, quei giorni di nulla e di pace, di 'sola progettazione' per lei erano stati una noia pazzesca.

In quel momento invece sentiva di nuovo il cuore batterle forte, pulsando alla ricerca del sangue, richiedendo una nuova scarica di emozione.

- Prendete diciassette-ventuno-nove e i sei-otto. Tutti i sei-otto. Compreso l'originale. Ci incontriamo in aeroporto tra venti minuti. Io prendo le schede. Codice gravità: termite -

-Sissignora. Ai suoi ordini, signora -

Un sorriso ancora più largo dei precedenti le si dipinse sul volto, un espressione che non si cancellava più.

-Yasmine? È tutto apposto? - chiese il suddetto partner comparendo alle spalle della donna, facendola girare di colpo.

-Ah. Sí. Tranquillo. - non distorse minimamente il sorriso che continuava a rimanere lí, forse un poco inquietante per certi versi - Mi dispiace, zuccherino, ma credo di dover cancellare il nostro... Passionale rapporto... -

Detto questo, la bionda prese le valigie sempre pronte disposte dentro al guardaroba, poco distante da lei, le chiavi e due borse abbastanza pesanti, tutto questo prima di scivolare fuori dalla casa - senza dare alcuna spiegazione - e chiudersi la porta alle spalle, chiudendola a chiave, con ancora l'uomo chiuso dentro, impossibilitato ad uscire anche solo dalle finestre, siccome tutte chiuse da tapparelle, vetro e tutto, impossibili da muovere se non con le stesse chiavi che lei teneva tra le dita.

Non si sentivano neanche le urla dell'uomo chiuso dentro, siccome le pareti insonorizzate bloccavano tutto, facendo sembrare la situazione "normale" dall'esterno.

Solo più avanti, quasi sicuramente, l'odore di cadavere avrebbe iniziato a penetrare le pareti, ma nel tempo in cui sarebbe accaduto, lei non sarebbe stata più lì.

"Peccato. Mi sarebbe piaciuto divertirmi un po' prima, ma... Ah... Non era destino, a quanto pare. E io che mi ero avvicinata così tanto solo per quello"

Si strinse nelle spalle, salí nella sua automobile - o più che altro, l'automobile che aveva rubato dalla  moglie del suo ex amante, un uomo più vecchio di lei, trovato morto nel sonno per avvelenamento, questo poche ore dopo aver ammesso di aver tradito la donna con cui si era sposato, ammettendo le sue colpe.

Omicidio premeditato, avevano detto.

La colpevole, ovviamente, era la moglie stessa, siccome erano state trovate le sue impronte sul bicchiere affianco al letto... O almeno, questo dicevano i poliziotti.

Una volta in auto, aprí una delle valigie, cominciando ad osservare tutti i passaporti, tutte le carte di identità in essa.

C'erano così tanti nomi...

Yasmine, Amande, Sophia, Sarah, Piper, Violet, Julienne, Nadia, Opal, Loren, Dara...

Nessuno di essi era quello vero, o forse per certi versi lo erano tutti, siccome quello originale era quello che meno le piaceva.

Joy. Che nome ridicolo, per lei.

I suoi genitori non avevano avuto molta inventiva per nominarla così, sul serio.

Ma doveva ammetterlo, loro non erano mai stati troppo svegli, quindi era inutile anche solo sperare che quelli facessero qualcosa di veramente positivo nella vita, partendo dal loro egoismo, tale da permettere di abbandonare una bambina dai mediocri nonni solo per una separazione e per un tradimento.

Perché assomigliava troppo all'altro, dicevano.

Perché non volevano più vedersi, dicevano.

E perché dopotutto non avrebbero neppure cambiato idea con un terremoto, i cadaveri dei nonni sotto le macerie di una casa crollata ed una bambina di tredici anni, salvatasi perché intenta a portare il cane fuori al parco.

Ed eccomi

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Ed eccomi. Vergognandomi. Perché mi ero promessa di aggiornare ogni giorno. Ma non lo ho fatto. Mi sono fermata. ANCORA. Dovreste picchiarmi a sangue.
E mi vergogno ancora di più. Perché avevo promesso anche che avrei mandato le canzoni che avevo ascoltato nella storia. Ma lo ho fatto due volte e poi basta.
A questo punto, credo che lo farò a fine libro (?) con tutto l'elenco e le motivazioni e... Beh. Con le curiosità, le risposte alle vostre domande e tutto.

P. S. :non so, ma io, rido. Nello scorso capitolo si sono formati due club.
Quello fan della LYNA
E quello haters di Maximilian
Poor boy lol. Non é colpa sua se è stato scritto cosí xD. Io ho uno strano affetto per lui lol. Non giudicatemi troppo male, sono una scrittrice e basta XD. E lo avevo immaginato così fin dal primo istante in cui gli ho dato il nome e l'aspetto.
P. P. S. : si nota che questo capitolo apre una porta gigante che si chiama 'il futuro due' ? No?...

Killian

Ventiquattr'oreHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin