Capitolo 38- Non é come sembra

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Il corvino mi guardava con lo sguardo parecchio scioccato, come se fossi un fantasma

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Il corvino mi guardava con lo sguardo parecchio scioccato, come se fossi un fantasma.

-Ma che...- batté infatti le palpebre due volte di fila, proprio come se stesse vedendo un allucinazione.

Non era l'unico ad essere sorpreso, decisamente: insomma, chi si sarebbe aspettato di trovarsi davanti un ragazzo sporco di sangue dalla testa ai piedi? Era suo, il sangue? Stava rischiando la vita appena ero arrivata? Ma era possibile che non ci fosse proprio un pizzico di normalità in questo videogame?

Udii un rumore metallico che pareva provenire dal suolo e immediatamente mi ritrovai a guardare a terra.

Rimasi totalmente scioccata al vedere cosa era caduto.

Un coltello, anche esso completamente sporco di liquido vitale.

E dietro di lui, lo notai di colpo, vi era anche di peggio: di molto peggio.

C'erano diversi corpi umani, probabilmente tutti morti per via delle pozze che si formavano al di sotto di loro, chi con ferite sul collo, chi con lo stomaco perforato.

Un conato di vomito mi salì in bocca e mi venne istintivo fare un passo indietro, tenendo d'occhio lo sconosciuto, con un brivido di paura che mi attraversava dalla testa ai piedi.

"É... Il killer di cui parlava Max"

Un altro passo all'indietro, mentre il mio intero corpo si preparava a schizzare via, iniziando a correre come se non ci fosse un domani.

Lui dovette accorgersene, anche perché vidi le sue pupille dilatarsi e tremare.

-As...aspetta! Non é come sembra!-

Non sapevo assolutamente cosa pensare o dire: l'unica cosa che volevo era scappare via il più velocemente possibile da lì, però...

Vedevo il suo sguardo, sottile, il quale sembrava pregarmi di ascoltarlo.

Non avevo idea se provare ad ottenere una spiegazione, anche solo qualcosa che magari dicesse che era stato qualcun'altro che lo aveva incastrato o robe del genere oppure semplicemente mandarlo al diavolo e scappare via .

Osservandolo attentamente, notai cenni di bende che spuntavano dai vestiti in parte strappati.

Bende. Le bende.

Anche il killer che era entrato nel negozio di Max aveva preso delle bende.

E armi. Tante armi.

Lui sembrava avere solo un coltello e non pareva intenzionato a cercare di prenderlo, ma chissà, magari non aspettava altro che abbassassi la guardia per poi sfoderarne un altra da sotto quegli abiti che parevano di almeno tre taglie più larghe e che mettevano in mostra delle braccia quasi scheletriche, coperte al punto tale da mostrare pochissimi cenni di pelle.

-Non ti farò del male. Ti chiedo solo... Ti chiedo solo di ascoltarmi. Per favore. Non mi avvicinerò neppure di un millimetro- come per mostrare la sua buona fede, stese le braccia ai  lati con fare totalmente remissivo, andando a metterle dietro alla testa, girandosi per mostrare la mancanza di armi e tornando col volto in mia direzione.

Lo osservai sospettosa con totale costanza, aspettando anche solo un passo falso per mettermi a correre a rotta di collo in direzione di casa, salvare e uscire...

Già.

Il piano sarebbe stato davvero ottimo se non ci fosse stato un piccolo dettaglio a rompere le scatole.

"Dove diavolo sono?"

Probabilmente sarebbe finita con me che correvo tra i vicoli come una disgraziata con lui alle calcagna e... Beh, lui conosceva questo posto, quindi sarei stata spacciata in partenza.

Anche con la mappa, non avevo la più pallida idea di dove potessi essere, quindi... Non sapevo che strada intraprendere.

-So chi sei- continuò lui, prendendo fiato -So che tu stai giocando a questo videogioco e che hai visto ogni singolo personaggio delle tue route morire o in ogni caso, svanire, per poi tornare in vita la route seguente-

Mi ritrovai ad osservarlo con una certa confusione, guardandolo spaesata.

-Come so queste cose, ti chiederai. Beh, io... Io provengo dalla terra, proprio come te. -

"Eh?"

-Sono umano. Non un personaggio normale di questo gioco. Sono un ragazzo umano che é stato intrappolato in questa realtà aumentata.-

"Non ha senso. Tutto questo... Non ha dannatamente senso"

-Questo videogioco vuole eliminarmi. Le persone che ho dietro di me volevano eliminarmi. Nel giro di qualche ora torneranno in piedi come nuovi, proprio come i personaggi delle tue route. -

"No..."

-Sono robot praticamente tutti tranne me. E questo gioco... Questo gioco non...-

-Non ti credo. Quello che stai dicendo non ha senso. Tu. Un umano? E scusami, come avresti fatto a finire in questo gioco? Stai mentendo. Vuoi solo che io abbassi la guardia per uccidermi-

-Cos...? No! Non sto mentendo!- lui parve quasi boccheggiare.

"Sta recitando. Sono sicura che sta recitando. É stato programmato così. Lui è un personaggio, é assolutamente impossibile che una persona venga intrappolata in un videogioco"

-Non sto mentendo e non voglio ucciderti, sono davvero stato messo in questo gioco!- parve esasperato, ma nulla cancellò i miei dubbi, tanto che lo guardavo con ancora più sospetto.

-E poi, se lo volessi, molto probabilmente saresti già morta- asserí come in un borbottio, per poi rendersi conto di ciò che aveva aggiunto, difatti i suoi occhi lampeggiarono.

Sembravano decisamente dire : mi sono fregato da solo.

Mi ritrovai ad indietreggiare ancora di un passo e lo vidi tentare di farne uno in mia direzione, per poi bloccarsi di netto, lasciando cadere le braccia sui fianchi, scuotendo la testa.

-Va bene.- disse, gettando fuori un sospiro- Mi arrendo. Che vada a fanculo tutto. E tutti quanti- borbottò - Mi sono rotto le palle. Scappa. Esci pure da sto cazzo di gioco. E assicurati di non tornare più. Ho finito-

Lo vidi piegarsi per prendere il coltello e subito mi ritrovai a sudare freddo, riprendendo ad indietreggiare.

E lo vidi anche stringerlo nel pugno, andando ad avanzare a sua volta... Ma nella direzione opposta rispetto a quella in cui ero io.

Presi dunque l'occasione al volo, mettendomi a correre nella parte opposta, cercando un modo rapido per raggiungere la mia casa il prima possibile, sperando che il killer, di punto in bianco, non cambiasse idea nella direzione presa e che, magari, arrabbiato, mi infilzasse con la sua arma.

Avanzai di corsa per neppure un minuto e poi altri  dieci buoni li sprecai nel disperato tentativo di ritrovare una strada che conoscessi, ma ognuna di esse in cui passavo mi sembrava uguale all'altra.

Frustrata, avanzai e avanzai ancora, ritrovandomi però davanti ad un vicolo cieco.

Mi lasciai cadere a terra.

Finché non trovavo l'appartamento, non potevo salvare e finché non potevo salvare, non sarei riuscita ad uscire.

"Guarda, me lo sono detta tante, troppe volte di smettere di giocare, ma io no, eh. Io no. Io proprio testarda a non capire quando smettere. Deficiente di una Natalie... "

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now