Capitolo 126 - Passo

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Non ero rimasta col broncio per praticamente cinque giorni di fila nel mio essere incapacitata a muovermi nonostante fossi incolume, no, assolutamente e definitivamente no, perché avrei dovuto?

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Non ero rimasta col broncio per praticamente cinque giorni di fila nel mio essere incapacitata a muovermi nonostante fossi incolume, no, assolutamente e definitivamente no, perché avrei dovuto?

Già, proprio.

Il mio non era un broncio, affatto, era una smorfia di frustrazione così evidente che si vedeva da kilometri di distanza e che sembrava diventare più grande ogni qualvolta che il dottore, quello che aveva negato la mia autorizzazione a lasciare il materasso,  faceva la sua entrata per tenere d'occhio i miei segni vitali e lo stato delle mie pupille - me le fissava ogni volta, costringendomi a non battere le ciglia per motivazioni non spiegate, ma che, beh, non mi erano di interesse, neppure un po', soprattutto dopo aver scoperto da quarantott'ore che erano tutti svegli. Tutti. Non più solo Nicholas. Anche Philip e Lysander -.

Avevo provato a fare due fughe notturne, ma nella prima ero stata beccata nella camera a cercare di farlo, mentre nella seconda... Sì, anche lì sorpresa, ma in essa ero riuscita a raggiungere il corridoio.

Un risultato magro, ma migliore del precedente, solo che ovviamente avevo aumentato la mia sorveglianza e quindi... Tanti saluti.

L'unica fortuna che avevo era che, a quanto pareva, sarei potuta uscire dalla mia isolazione nella camera d'ospedale domani.

Ed era già precisamente sera, quindi non mancavano neppure quattordici ore e a quel punto avrei potuto fare quel diamine che mi pareva, senza nessun tipo di protesta.

-Cinque giallo- fece Summer, distraendomi dalla mia momentanea rete di pensieri - durati anche nel mentre della partita in sé, con il mio buttare carte e tutto - mettendo giù la carta da Uno e guardandomi con il solito sorrisetto a cui ormai, strano ma vero, iniziavo ad abituarmi - e ad affezionarmi, perfino? Forse, anzi, sì. E se dovevo essere sincera... Non me lo sarei mai aspettata per davvero -

Esibii una lieve, ennesima, smorfia, pescando una carta dal mazzo, sperando di coincidere parzialmente con quella gettata in precedenza dall'avversaria.

Ovviamente no, era blu e con sopra un nove, da aggiungere alle mie altre sei carte di tale colore.

-Passo- feci, appoggiando il capo alla mano, scacciandomi poi una ciocca di capelli dalla faccia tramite uno sbuffare ed un ripetuto tirarla dietro all'orecchio .

-Mh.- la ragazza guardò brevemente le due carte strette tra le sue dita e buttò giù un sette giallo con nonchalance - Uno-

-Ah, no! -  Sbottai a mezza voce, ritirandomi su in posizione eretta, illuminandomi nel cercare la scelta giusta.

Mi misi a studiare rapidamente le carte, tirando giù un sette rosso, l'unico rosso che possedevo, circondato da tre verdi, di cui vi era un altro sette ed appunto i sei blu, lanciando uno sguardo alla corvina da 'ti ho fregata', ma rimanendoci più che male nel momento in cui lei stessa buttò giù la sua carta, l'ultima, urlando un - Ho vinto! - e dondolandosi, quasi fosse su un'altalena.

La sua ultima carta era stata uno zero rosso.

-Mi prendi per i fondelli- asserii, strabuzzando gli occhi - È la quinta volta che vinci! Hai una fortuna sfacciata- incrociai le braccia, guardandola stortissimo - Stai imbrogliando? -

-No-

-Sono io che sono così pessima? -

-No, neanche questa. Non si è bravi o non bravi ad Uno-

-E allora come diamine fai, me lo spieghi? -

-Vado ad istinto. Sarò, secondo molte persone, stupida e frivola, sempre pronta ad aprire le gambe e basta... - questo commento, per nulla detto con tono velenoso come invece sarebbe potuto nascere, mi fece sentire un po'... Un po' tanto... in colpa per come mi ero comportata con lei ad inizio viaggio - E parzialmente, si può dire, lo so anche io, che sveglia sveglia non sono. Se volessi battermi a Scala Quaranta, non ti ci vorrebbe troppo. Però l'istinto in alcuni giochi ce lo ho... E poi- una pausa, più o meno lunga - In teoria, chi è fortunata nel gioco, non lo è in amore, no? - sentenziò di tutta risposta, portandosi il medio al di sopra delle labbra, con espressione fintamente pensierosa - È probabile che la tua totale sconfitta al gioco, ti farà invece vincere qualcos'altro-

Quando la sua espressione si fece perversa, io le strinsi e pizzicai la guancia, portandole via versi doloranti, più un espressione da cane bastonato.

-Non credo a questo tipo di cose - commentai, cercando di non mostrarmi improvvisamente tesa o di non arrossire come un pomodoro - E poi non riesci ad evitare di inserire commenti sporchi ovunque ne trovi la possibilità?-

Summer si strinse nelle spalle, fischiettando, cominciando poi a sistemare le carte in ordine nel momento esatto in cui una infermiera entrò, annunciando la fine delle visite, accompagnata da Alex, precedentemente fuori perché impegnato al telefono con la chiamata dei miei genitori, i quali avevano richiesto una chiamata ogni giorno da quando avevano saputo della mia permanenza all'ospedale, con dovuto spostamento del pranzo che io stessa avevo chiesto per poterli rivedere.

-Pronta ad essere una donna libera, Russo?- aggiunse poi la corvina, ammiccando, ad un passo dalla porta.

Ruotai lievemente gli occhi all'uso del mio cognome - da quando avevo accennato il mio non sopportarlo, lei aveva preso ad introdurlo ogni volta che meno me lo aspettavo, solo per irritarmi, siccome a sua detta la mia espressione innervosita era divertente-

-È da una settimana che vorrei esserlo, quindi direi proprio di sì- risposi comunque, sospirando e grattandomi la testa, sentendo la consistenza brutta e sporca dei miei capelli per mancanza di lavaggio generale.

-Ci vediamo domani- fece una sottospecie di Hula, ancora davanti alla porta, con un espressione così scema che mi scappò un verso distorto di risata.

-Sì, ora però smamma- conclusi, sorridendo, vedendola assumere posizione militare e sparire così dietro alla porta.

"E lei sarebbe più grande di me?" mi domandai, ridacchiando appena, per poi lasciarmi sdraiare lentamente sul materasso e chiudere gli occhi allo sbadiglio che mi uscì di bocca, tale da farmeli lacrimare in maniera assurda.

Cambiai varie volte di posizione prima di riuscire finalmente a crollare nel mondo buio in cui i miei sogni mi avrebbero portata... Ed un pensiero unico mi approcciò la mente, con un preciso volto che lo accompagnava.

"Non vedo l'ora che arrivi il domani."

"

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Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now