Capitolo 98- Stalker

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Era stato difficile e facile allo stesso tempo

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Era stato difficile e facile allo stesso tempo.

Facile decidere che cosa fare di preciso.

Difficile convincersi di farlo e mettere all'opera la cosa.

L'uomo che era stato davanti alla porta spalancata era ora svenuto davanti a me... E sinceramente la forza di dargli un colpo in testa non sapevo nemmeno dove la avevo trovata di preciso.

Fatto ciò, semplicemente lui era caduto a terra e io lo avevo trascinato oltre la porta, chiudendola alle mie spalle una volta dopo essere entrata.

E così oramai mi ritrovavo lì, dentro a quella fabbrica... O più che altro, alla parte in fondo di essa.

Non ero sicura che non ci fosse nessuno lì dentro e questo mi spaventava, ma allo stesso tempo quella sensazione era diminuita vistosamente dall'idea che non mi sarei fermata davanti a nessuno.

Guardandomi attentamente attorno in quell'edificio prepotentemente deserto, perlustrai l'area in cui mi trovavo, sperando di non perdermi nulla che potesse essere utile.

La prima stanza in cui mi ero gettata era, più che altro, uno stanzino di rifornimento con dentro delle sottospecie di armadi in ferro, contenenti fili, cavi, strumenti e molti fogli di carta stropicciati.

Quando provai ad uscire dallo stanzino, appoggiando la mano alla maniglia, la porta non si mosse, risultando chiusa a chiave.

Mi ci volle veramente poco per passare dalla porta al cercare nelle tasche dell'uomo svenuto, cacciando fuori prima quella che sembrava una fotografia - a cui non feci molto caso, anche perché non avevo tempo - e un mazzo di chiavi - erano circa una decina - .

Le studiai tutte e ne provai praticamente cinque prima di riuscire ad aprire anche quella porta, sbucando nella stanza seguente e chiudendo a chiave dentro lo sconosciuto a cui avevo fatto perdere i sensi.

Lo spazio davanti ai miei occhi si spalancò nella maniera più totale: era grande e lungo, uno spazio quasi interamente vuoto se non per dei tavoli, altri cavi ed alcune macchine.

Nessune di quelle che vedevo erano però quelle che necessitavo, cosa che in un certo senso mi aspettavo.

Macchine come quelle in cui erano stati cacciati Nicholas e Philip non potevano essere in bella vista, soprattutto perché si vedevano benissimo loro all'interno.

Quella in cui vi era Lysander invece doveva essere - seppur lui non fosse visibile - ancora più imboscata, anche perché lo scopo di essa era decisamente molto... Come dire... Singolare.

Cercai un'altra porta, sperando che questa mi lasciasse entrare in una delle stanze che mi erano necessarie e semplicemente visualizzai una porta bianca sulla sinistra e tre grigie sulla destra.

Quella bianca aveva davanti la scritta WC ed era accompagnata da un mocio ed un secchio d'acqua.

La prima delle grigie dunque fu la prima che provai, sempre provando ad aprirla senza utilizzare la chiave, riuscendo ad aprirla e mostrando un corridoio inquietante, non troppo lungo, con un ennesima entrata.

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now