Capitolo 79- Ne avevo davvero bisogno

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Il corpo era immobile, fermo, pallido come un lenzuolo

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Il corpo era immobile, fermo, pallido come un lenzuolo.

Klaus lo aveva tirato fuori dall'acqua con una delicatezza estrema, prendendolo in braccio e facendo così ciondolare la sua testa e le sue mani all'indietro.

Un solo pensiero, o una sola parola, mi salí alla mente al vedere Lysander così: morto.

Non respirava, il suo petto era tanto fermo da apparire statuario, le sue palpebre erano abbassate e le labbra schiuse, ma totalmente prive dell'ossigeno che avrebbe dovuto sfuggirvi fuori.

Un nodo alla gola mi portò ad inginocchiarmi a terra davanti a lui mentre l'Albino lo appoggiava al suolo.

-E ora?...- chiesi, amareggiato, cacciando le mani tra i capelli -Lui è morto... Philip non può essere prelevato, siccome la sua 'coscienza' è già fuori. Klaus. Ti prego, dimmi che possiamo fare qualcosa-

Lo stregone dai capelli bianchi non disse niente, le labbra serrate in una linea ferma, l'espressione che sapeva di incomprensibile... Come sempre, dopotutto.

Nessuna parola fuoriuscì dalla sua bocca: semplicemente appoggiò la testa al suo petto, chiudendo gli occhi.

Lo osservai, inghiottendo a vuoto la saliva, sperando in silenzio che se ne uscisse con qualcosa.

Ma continuò a non parlare... E la cosa non mi piacque affatto.

-É colpa mia- feci -Avrei dovuto mettere da parte il mio egoismo e tornare indietro con te prima.-

Ancora nessuna risposta, ma non mi importò più.

Semplicemente mi girai, spostando lo sguardo dalla figura per non sentirmi così in colpa quanto ormai ero, difatti ero come sepolto dalla vergogna, da ciò che era accaduto a causa mia.

Non ce la potevo fare, davvero: era come se avessi un masso che mi pestava, schiacciandomi, mentre il mio stomaco si richiudeva su sé stesso, mozzandomi il respiro.

Per quanto il nervosismo stava salendo, in me, a momenti avrei persino potuto iniziare a ridere.

Ridere amaramente, sputando fuori la schifezza che si annidava nel mio cervello, nel mio ventre... Ogni parte di me, di colpo, sembrava quasi sporca di sangue.

Ridere fino a non avere più energie, lasciandomi cadere a terra, mentre la mia testa cadeva mille volte più in basso.

"É colpa mia"

Annidai sempre di più le mani tra i capelli, andando a tirarli, uno dopo l'altro, percependo tale dolore quasi come benefico.

Scacciava via quello che era al centro del mio petto.

Spingeva di lato la sofferenza mentale che mi diceva che era solo e soltanto colpa mia.

Lo seppelliva, rendendo quasi il dolore fisico come un sollievo.

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now