Capitolo 90- Capita a tutti

110 21 19
                                    

-Uff- fece uno degli uomini con la mascherina, togliendosi rapidamente i guanti dalle mani, per poi, in seguito, fare lo stesso anche con il proprio camice, guardando uno dei suoi compagni dottori -Ci era quasi morto sul serio.- sbottó.

Il secondo semplicemente slacciò il fiocco dell'oggetto che gli copriva la bocca, mostrando una cicatrice rozza che gliela attraversava, stringendosi nelle spalle.

-Al massimo, in quel caso, il capo avrebbe cercato un sosia. O avrebbe fatto in modo di riuscire a concludere il suo nuovo progetto-

-Sinceramente dubito che ci riuscirà sul serio. Va bene essere dei geni e creare macchine per entrare in videogiochi, ma questa parte non sarà un po' troppo esagerata?-

-Nah. Lo diventa solo se inizi a calcolarla come impossibile, Jake- l'uomo con la cicatrice cacciò fuori dalla propria cuffia la massa di capelli chiarissimi e corti, quasi di platino.

-Ah. Comunque, come va con tuo figlio? É perfetto e composto come sempre?- fece di colpo il cosiddetto Jake, improvvisamente interessato.

-Valentine mi porta a casa un sacco di soddisfazioni. É il primo della classe. Vorrei che rimanesse sempre un quattordicenne, a tratti- asserí quello, con un lieve sorriso.

-Capita a tutti. I bambini ed i ragazzi si rovinano sempre dopo aver compiuto i venti, venticinque anni. Un po' come i cani, perdono tutto il loro candore e fascino- ridacchiò.

Il primo dottore si avvicinò alla porta in ferro ed utilizzando la propria impronta digitale per aprirla, mentre il secondo afferrava il lettino con le ruote e prendeva a spingerlo.

Sopra di esso vi era Philip, immobile a tal punto che il suo respiro quasi non si vedeva, con una serie di fasce che gli avvolgevano il capo, fasce in parte coperte dai capelli.

-Non sembra ancora pronto ad essere rimesso nella macchina- continuó Jake senza fare troppi giri di parole, guardando il giovane biondo con la coda dell'occhio in maniera abbastanza ossessiva

-Se ce lo ributtiamo dentro all'istante, mi sa tanto che il nostro lavoro è stato inutile.-

-Ma non possiamo neanche aspettare troppo. Se si sveglia, ci procurerà un bel po' di guai-

-Uno scricciolo così messo male? Sembra più fragile di uno stuzzicadenti, se devo dire la mia. Se si regge in piedi sarebbe già tanto-
Entrambi si ritrovarono a fissare il ragazzo, scrutandolo attentamente.

Quello con la cicatrice però distolse gli occhi dal figurino quando Jake afferrò una delle ciocche bionde del ragazzo privo di sensi e sembrò quasi soppesarla, avvicinandola a sé per sentirne l'odore, cosa che semplicemente lo portò ad alzare il sopracciglio, non infastidito particolarmente da tale gesto, siccome abituato a questa sua "mania" per i minorenni o in generale per i più piccoli, soprattutto se biondi.

Con lui non ci aveva mai provato, anche perché era troppo grande -e sposato, seppur la moglie fosse morta al parto- con suo figlio neppure, anche perché non glielo avrebbe mai fatto toccare in nessun senso.

Se erano altri, a lui andava bene.

Con tale pensiero tornò difatti ad ignorare la cosa piuttosto in breve, continuando a spingere il lettino al di fuori per raggiungere la loro destinazione: un corridoio più lungo che portava in un altra stanza grossa e circolare, nella quale, al centro, vi erano diversi macchinari, simili a cilindri, solo più schiacciati nella parte alta, tra cui quello in cui avrebbe dovuto essere riportato Philip e quello di Nicholas, affianco ad esso.

-Quindi? La decisione finale?- chiese Jake, tenendo sempre sott'occhio Philip e leccandosi il labbro inferiore.

-Lo rimettiamo dentro e basta- rispose secco -Non mi va di sentirlo urlare.-

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now