Capitolo 68- Ciuffo di capelli

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- Nicholas!-

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- Nicholas!-

Allungai un braccio disperatamente, mentre mi dimenavo sentendo il mio nome che veniva urlato.

-Nicholas!... Las...Lasciatemi andare... Nicholas! -

Una figura non troppo lontana si dimenava esattamente come me, cosa che mi portò ad aumentare la violenza nel mio agitarmi pur di liberarmi dalle braccia che mi tenevano fermo, seppur inutilmente.

Vedevo maniche bianche, bottoni semplici di un color argento, ma soprattutto vedevo la mano del biondo davanti a me, tremante, quasi presa da degli spasmi, non nascosta dai corpi di altri uomini che lo stavano trattenendo come il resto invece era.

-Philip! Philip!- mi ritrovai ad urlare a mia volta con tutto il fiato che avevo in corpo mentre il mio cuore improvvisamente sembrava esplodere, risuonando con i suoi battiti dispersi ed incomprensibili.

Vidi un uomo davanti a me, uno di quelli che tenevano fermo Philip che semplicemente andavano ad atterrarlo con forza, facendolo cadere al suolo mentre lui scalciava e ancora urlava come una persona priva di senno.

E chiunque avrebbe potuto pensarlo a vederlo, chiunque, tutti e due sembravamo pazzi isterici che semplicemente cercavano di scappare via, ma senza risultati.

Ma decisamente non eravamo noi i pazzi qui.

-Nicholas- urlò ancora, con il tono che sembrava sull'orlo delle lacrime, tono che mi fece stringere la mascella e provare a mollare un pugno sul naso ad uno dei tanti accalcati che cercavano di trattenermi, frenato in precedenza da delle manette che mi vennero messe all'istante, portandomi dunque a spingere via chiunque con spallate.

Riuscii ad intravedere l'azzurro dello sguardo di Philip in quell'intralcio di braccia e di mani: fu solo per un secondo o due, abbastanza da mozzarmi il fiato e da aumentare la rabbia che già mi stava sconvolgendo all'udire le sue urla senza poter fare niente.

Gridai a mia volta nuovamente il suo nome, vedendo qualcosa di alquanto preoccupante pararsi davanti ai miei occhi.

Di colpo, mentre si agitava, vi fu un tonfo netto, il quale portò il silenzio.

Ma soprattutto, mentre tutto sembrava immobile, riuscii a notare una macchia rossa che si allargava sul suolo.

-Philip!- il mio urlo divenne strozzato, così strozzato che sembrava più che altro il lamentarsi di un cane.

Ed il suono assordante di una campana distrusse il resto.

Aprii gli occhi di scatto, ansante, scivolando fuori dalle coperte con le mani che andavano ad intermittenza mentre cercavano gli occhiali, faticando parecchio per trovarli sul comodino.

Inghiottendo a vuoto e lasciando che le lenti mi si posassero sul naso, portai la mano alla t-shirt zuppa di sudore che indossavo, cercando di assimilare le immagini che il sonno mi aveva portato alla mente.

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now