Capitolo 36- Queste catene invisibili

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-Come sta?- chiese Philip, quasi pregando con lo sguardo per una risposta, ma in una maniera viva, estremamente vera, tanto che mi venne da sorridergli leggermente

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-Come sta?- chiese Philip, quasi pregando con lo sguardo per una risposta, ma in una maniera viva, estremamente vera, tanto che mi venne da sorridergli leggermente.

-Meglio.- cercai di ricacciare l'immagine di lui che veniva colpito dalla trave, sperando veramente parecchio che, come per Max, fosse vivo al momento - Ha trovato una famiglia. Un prete lo ha adottato e dei fratelli a cui volere bene. -

Philip si morse leggermente il labbro, assumendo un aria sollevata -Capisco- fece una pausa, andando a sedersi su dei gradini che portavano alla sua scrivania.

Lo seguii, sedendomi a mia volta, le braccia come incrociate tra di loro.

-Come sapevi che ero io? Da cosa lo hai capito?-

-Nicholas mi ha raccontato della sua infanzia e mi ha parlato di te. Ho semplicemente fatto due più due-

-Quindi... Voi siete amici?-

-Sí . Lo ho incontrato a lavoro, fa il barista al Bar delle Creature, mi ha aiutato a raggiungere il negozio in cui noi ci siamo incontrati-

-Mmh- appoggiò la mano al mento, sostenendosi e battendo nervosamente il piede contro il pavimento, quasi in un tic, per poi tornare a gettare fuori un sospiro, quasi si scaricasse da dei pesi tramite essi.

Il suo volto parve essere attraversato da tanti, tantissimi pensieri, insieme ad una sfumatura leggermente irritata di cui non capivo per nulla l'oggetto a cui era riferito e perché, questo fino a che non parlò ancora.

-Se mi rifacesse vivo, mi odierà-

-Perché dovrebbe?- lo dissi, particolarmente turbata -Vero, non sei tornato da lui, molto probabilmente si arrabbierà un po' ... Ma non credo arriverà ad odiarti. Penso invece ne sarebbe molto felice, anche perché lo ho sentito, gli manchi parecchio-

Lui scosse il capo -Mi odierebbe, invece. Sono cambiato in questo tempo e farmi rivedere... così...-

-Secondo me hai solo paura- lo dissi senza neppure pensarci, mi uscí talmente tanto naturale che neppure me ne pentii.

Lo vidi alzare la testa di colpo e arrossire di botto, andando ad immergere le mani tra i capelli biondi, rendendoli una massa disordinata, mentre per qualche strano motivo, mi sembrò di vedere come un pixel saltare nello sfondo, sostituito da un altro di colore rosso.

"Che sia una mia impressione... O é successo davvero?"

-Magari ho paura, sí.- Philip strinse la mascella, andando a torturarsi le mani tra di loro -Perché sono io a non trovarmi più come prima e lui sarà stato male per me, mentre io ho solo allungato le sue sofferenze non volendo tornare indietro. Ma tornare ora mi sembra sbagliato, come se... Come se ci fosse qualcuno o qualcosa che mi incatena qui, su questa nave.- fece una pausa -Prima credevo fosse semplicemente il fatto che non avevo idea di dove Nicholas fosse. Ora invece so dov'è, ma comunque... Non credo di avere il coraggio necessario per andare ad affrontarlo, anche se lo vorrei vedere, davvero lo vorrei tantissimo-

Chiuse gli occhi, lasciando che entrambe le mani si sciogliessero dalla presa, mostrando segni rossastri per la tensione della stretta.

Una seconda volta, un pixel mi parve partire e questa volta mi sembrò sempre meno di essermelo immaginato, dettaglio che mi fece sudare freddo.

Cosa stava accadendo?

-Però... Credo che ci andrò comunque- Philip alzò la testa dalla posizione precedente, accennando un sorriso, anche se un po' malinconico e tirato -Perché anche se ho... - boccheggiò leggermente, come cercando le parole -Queste catene invisibili addosso che mi tirano per farmi restare... - prese un respiro - Quello che so é che voglio vederlo e mi é stata data un occasione. Non posso sprecarla a deprimermi su quanto io sia stato idiota in questi anni-

Avrei voluto rispondere con il mio apprezzamento per ciò che aveva detto, ma più i secondi passavano e più sentivo come se qualcosa di negativo stesse per accadere.

Guardai la borsa che avevo sul mio fianco, la quale risultava normalissima: non dava cenni di luminosità e tantomeno era troppo tardi.

Erano probabilmente quasi le quattro, magari le cinque, ma non di più di questo.

-Volevo ringraziarti- aggiunse poi il biondo, prendendo un grosso respiro -Se non ci fossi stata tu, probabilmente non avrei mai capito di starmi comportando da idiota. Ho continuato a nascondermi e basta, senza capire l'ovvio.- sorrise leggermente, ma stavolta in maniera meno tirata, per poi guardarmi.

Dovevo avere un espressione veramente molto preoccupata, perché a sua volta, immediatamente, il suo volto tornò serio e anche parecchio confuso.

-Tutto okay? Che succede?-

Un altro pixel, un altro ancora, tanti che si aggiungevano, andando lentamente a formare delle grosse 'x' e delle fasce con ennesime scritte di Error che si ripetevano e si ripetevano ancora, aggiungendosi.

Philip batté le palpebre due volte, come se anche lui riuscisse a vederle.

Si alzò in piedi, quasi fosse stato seduto su una molla, guardandosi attorno con un che di spaesato.

Sempre più scritte, sempre più 'x' che si aggiungevano alla mischia, con l'unica aggiunta che prendevano a fare rumore, come una sirena di allarme.

Philip mi guardò per poi tornare a guardare le fasce rosse, passando da me ad esse con rapidità ed estrema preoccupazione.

-Diglielo- quasi urlò, per sovrastare il rumore che si ripeteva e si ripeteva ancora -Digli che sono vivo, per favore, diglielo.-

Probabilmente non sapeva neppure lui perché me lo stava chiedendo, ma forse era l'istinto a parlare.

-Digli dove sono al posto mio, te ne prego-

La visuale prese a sciamare, a tremare come non mai.

Il panico mi afferrò dalla testa ai piedi, portandomi ad alzarmi a mia volta, cercando disperatamente di afferrare la mano del biondo, come per essere pronta a farlo scansare da qualsiasi oggetto che avrebbe potuto cadere dal cielo, da qualsiasi cosa che avrebbe cercato di ucciderlo, sapendo che molto probabilmente nella prossima route lui non si sarebbe ricordato di nulla di quello che era accaduto e di ciò di cui avevamo parlato.

Appena provai a prendergli la mano, però, ancora la scritta error che andava a mettersi in mezzo, come uno scudo, mentre tutto collassava.

-Ti prego!- urlò, con un espressione mista al dolore e allo sbigottimento, prima che tutto diventasse nero, saltando definitivamente, con un ennesimo 'Game Over' che danzava davanti al mio sguardo.

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now