Capitolo 137- Solo un sogno

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Mi mancava il respiro

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Mi mancava il respiro.

Ero di nuovo lì.

Di nuovo con le mani che tremavano in maniera così smisurata che sembrava che la stabilità non fosse minimamente un opzione , di nuovo con la testa che pulsava, disturbandomi fino al limite estremo.

Di nuovo con lo sguardo che girava ovunque esso potesse arrivare... e che vedeva solo macchie di sangue tutto attorno, in una sottospecie di decoro insano, le persone robot che spuntavano morte a destra e manca, alcune nascoste, altre proprio davanti a me.

Le mie nocche erano bianche dalla tensione con cui stringevano il coltello e... potevo sentire il mio stesso battito cardiaco tamburellare rumoroso nella mia testa, nel mio petto e nelle mie gambe, coperte dalla stoffa nera - quest'ultime non mi reggevano, a momenti, per quanto sembravano sul punto di rottura, come stuzzicadenti tirati agli estremi - .

Tutto rimbombava: il cozzare dei miei pensieri che sembravano la principale tempesta , la mia voce tra le mura, il mio cuore, i miei passi, la mancanza del mio respiro che a tratti tornava solo per uscire così affrettato che non poteva assolutamente essere naturale, l'eco del vento...

Ogni piccola cosa rimbombava, come se la pace che avevo avuto in precedenza fosse stata solo un illusione, rimbombava e non mi lasciava, alitandomi sul collo fino a mandarmi in crisi, una crisi totale che non mi faceva pensare.

E le mura dei vicoli parevano stringermisi addosso, come se si stessero muovendo da sole, come se volessero bloccarmi perfino di più di quanto già non fossi e non mi sentissi, per poi schiacciarmi in definitivo.

Nausea prese a salirmi in gola e mi strinsi su me stesso, accasciandomi per occupare il meno spazio possibile, mentre la disperazione mi afferrava per stritolarmi, straziante e distruttiva, opprimente e soffocante.

Avrei voluto rigettare: solo il pensiero di essere finito ancora in Ventiquattr'ore mi uccideva, mi dilaniava fino a farmi sentire sul punto di crollare da un istante all'altro.

Potevo percepire gli occhi pizzicarmi.

"Dio. No. Non di nuovo. Come? Quando?!"

Non riuscivo a pensare, non riuscivo a connettere, non riuscivo e non ero sicuro di volerci provare.

Mi portai le mani alla gola, strattonandola, cercando di riattivare il mio respiro stramaledettamente bloccato nei polmoni, scuotendo il capo per cercare di essere lucido.

"Ti prego. Dimmi che non è vero. Dimmi che tutto questo non è reale. Per favore. Per favore."

Uno spasmo.

Sentivo che sarei potuto svenire, tutto nel mentre che mi portavo le mani alle spalle e le arpionavo attorno ad esse, serrando le labbra e gli occhi in contemporanea.

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