Capitolo 24- Dimmi tutto

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Appena finí, Nicholas chiuse l'ultimo volume, lasciandomi a rivedere mentalmente le ultime parole nella mia testa

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Appena finí, Nicholas chiuse l'ultimo volume, lasciandomi a rivedere mentalmente le ultime parole nella mia testa.

Dei libri che mi aveva letto, mi erano piaciuti praticamente tutti, non avevo potuto fare a meno di trovarli straordinariamente ben scritti e decisamente piacevoli da leggere o da ascoltare.

Mi rimisi seduta normalmente, prendendo un respiro profondo e passandomi le mani tra i capelli, cacciandoli all'indietro, poi mi girai verso di lui, il quale si era alzato e si era messo a posare i volumi nelle posizioni apposite.

Lo seguii attentamente con lo sguardo in ogni sua movenza, ritrovandomi poi ad osservare particolarmente i suoi capelli, o almeno lo feci finché non tornò a girarsi in mia direzione, portandomi a scappare dal suo sguardo per timore che notasse che lo stavo fissando, dettaglio che a lui dava parecchio fastidio.

Mi limitai dunque a lanciare occhiate alla mia borsa, la quale non dava neppure il minimo cenno di illuminarsi per via di una missione, almeno per il momento, passando poi ad osservare l'orologio.

Erano le cinque del pomeriggio, quasi le sei, poi: il tempo era letteralmente volato via.

In totale, quindi, erano passate circa otto ore, ma togliendo il tempo in cui uscivo per dormire, me ne rimanevano ben poche.

Circa due per il momento in cui sarei uscita e... Se mettevo la sveglia all'orario giusto, altre tre, quindi cinque in totale.

Non sapendo esattamente quanto ci avrei potuto mettere a ritrovarlo, la mattina dopo, aggiungendo poi che potevano esserci intoppi tipo la sveglia che non suonava o robe del genere... Forse era meglio completare la missione ancora non data in anticipo.

E forse era meglio che mi trattenessi lì il più possibile: se il quaderno avesse cominciato ad illuminarsi, dicendo una missione diversa, sarei stata leggermente un po' nei guai.

Certo, tre ore erano tante, dalle sette alle dieci il tempo c'era... Ma non riuscivo a fidarmi del tutto.

Dopo quella corsa contro il tempo con Max, tutto quello che desideravo era evitare che potesse accadere una cosa simile una seconda volta.

E mi ritrovai quindi a chiudere gli occhi, cercando di mettere chiarezza nella mia testa confusionaria.

Dirgli "mi piaci" mi sembrava strano, strano perché fino a nemmeno... Otto ore prima, avrei dovuto dirlo a Maximilian, ora dovevo dirlo a lui e ... Davvero, era strano.

Dopo qualche istante, iniziai a sentirmi parecchio osservata, aprendo dunque gli occhi e trovandomi davanti Nicholas a distanza minima, messo sulle proprie ginocchia.

Sussultammo praticamente entrambi all'unisono, io per l'inaspettatezza del trovarlo così vicino, lui per l'esserlo, probabilmente.

Nonostante l'attimo di disagio iniziale, lui non si spostò, ma si limitò prendermi la mano e stringerla delicatamente tra le sue, appoggiandovi il capo sopra.

La sensazione delle sue dita che stringevano le mie, dei suoi capelli che solleticavano il mio braccio mi fece perdere chissà quanti battiti e soprattutto mi lasciarono in un panico totale.

Perché? Perché era così dolce con me? Okay che era un gioco, ma... Dannazione, stava mandando a puttane il mio intero petto solo con un atteggiamento!

Avevo fatto qualcosa per meritarmelo, oltre al comprare un videogioco? No! Mi ero comportata come una vera merda inizialmente... Solo agli ultimi mi ero ripresa, convincendomi a mettere da parte Max almeno per un po'.

Eppure lui... Si comportava in questa maniera e mi stravolgeva totalmente.

-Volevo ringraziarti- asserì Nicholas con tono particolarmente basso, talmente tanto da sembrare un sussurro roco che, se non fossi stata così vicina a lui, non avrei mai sentito.

Rimasi come senza gravità per diversi istanti, non capendo per quale motivo mi stesse ringraziando, non riuscendone ad afferrare la ragione.

-Per... Per quale motivo mi... Mi stai ringraziando?- balbettai, cercando di prendere ossigeno, nonostante questo iniziasse a mancare sempre di più, sentendo come se la mia testa stesse girando su se stessa come una trottola ed il mio corpo fosse in grado di esplodere di punto in bianco.

Il silenzio perdurò per diversi istanti, istanti in cui rimasi zitta, in sospeso, aspettando che giungesse una qualsiasi risposta.

Continuò a non rispondere, rimase semplicemente lì, con la fronte appoggiata alle mie mani, l'espressione nuovamente incomprensibile, come quella che aveva avuto in precedenza.

Non riuscivo a tradurla, quell'espressione: diceva tante cose e allo stesso tempo non le rendeva distinguibili, facendola svuotare e sembrare così di una gelidità inaudita.

-Nulla di che- asserì di nuovo, dopo un po' -Volevo solo ringraziarti-

La mia confusione non diminuiva affatto: semmai aumentava, lasciandomi sempre più spiazzata.

-Non ho fatto nulla per meritarmi questo tuo grazie- insistetti, portando la mia seconda mano alle sue, facendolo alzare leggermente il capo, con uno sguardo che esprimeva così tanto che rimasi priva di fiato.

Diceva palesemente - Grazie per non avermi lasciato solo -

Un fremito mi travolse la pelle, portandomi una sensazione di angoscia tremenda addosso, talmente tanto che se fossi stata in piedi, sarei crollata a terra a peso morto.

Iniziavo a sentire caldo: troppo caldo.

Avrei voluto stringerlo in un abbraccio, dirgli che ero qui e che non lo avrei mai lasciato da solo... Però era un gioco, come facevo a fare una promessa simile e a mantenerla? Come facevo a dirgli una cosa simile senza andare a scontrarmi in una menzogna gigantesca?

Mi sarei picchiata da sola per quanta rabbia stavo iniziando a provare.

Perché creare un personaggio così? Era così... Umano. Umano nelle espressioni. Umano nella sua fragilità.

Era come se avessero preso un ragazzo normale, lo avessero studiato e avessero gettato i suoi atteggiamenti in questo personaggio di gioco.

Avrei voluto poter sapere molto di più su di Nicholas.

Volevo capire cosa c'era nella sua storia per farlo reagire in questa maniera.

Sapevo che era stato adottato, sapevo che aveva dei fratelli adottivi, sapevo che aveva avuto un amico che lo aveva portato ad adorare la musica classica...

-Per favore, parlami. Dimmi tutto- lo sussurrai con agonia, lo stomaco che mi si riempiva di crampi senza smettere un solo secondo.

Non riuscivo ad alzare la voce: era come se si fosse ridotta visibilmente per quanto quello sguardo mi stava spaccando a metà.

Lo vidi inghiottire la saliva a stento, abbassando lo sguardo, tenendo comunque la fronte sulle nostre mani, per poi prendere un respiro e cominciare il proprio discorso.





Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now