Capitolo 14- Challenge accepted

241 42 16
                                    

Maximilian mi aveva mostrato il funzionamento della barriera portatile, attivandola, poi aveva preso a farmi vedere anche altri strani oggetti che vi erano nel market

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Maximilian mi aveva mostrato il funzionamento della barriera portatile, attivandola, poi aveva preso a farmi vedere anche altri strani oggetti che vi erano nel market.

Mi presentò così tante cose strane che a momenti non mi sorprendevo neanche più del fatto che anche la quindicesima stramberia mi avrebbe lasciato a bocca aperta come la prima.

Nel frattempo delle varie spiegazioni erano venuti solo due clienti scarsi, per poi svignarsela rapidamente: forse per via dell'avviso dei Cavalieri Neri, forse perché comunque avevano degli impegni, ma comunque la cosa non mi dispiacque.

La prima motivazione era sicuramente perché non avevo potuto fare a meno di notare il carisma del ragazzo durante la vendita e complimentarmi con lui appena dopo l'uscita della clientela, senza che qualcuno si intromettesse per richiedere qualsiasi altra cosa era il massimo.

La seconda motivazione si basava sul fatto che la sua compagnia era proprio piacevole: mi sentivo in pace a parlare con lui del più e del meno, apprezzando ogni suo più piccolo sorriso.

Il fatto che poi desse attenzioni solo a me mi rendeva straordinariamente di buon umore.

Tra una cosa e l'altra, l'orologio a pendolo attaccato ad una parete suonò il mezzogiorno, provocando un brontolio nel mio stomaco estremamente rumoroso, tanto che mi sarei detta su in mille lingue diverse.

"Per la miseria, un po' di contegno, no?" pensai, cercando di non sentirmi dannatamente in imbarazzo e soprattutto di non guardare Maximilian negli occhi.

O almeno non lo feci all'inizio, fino a che non lo sentii sghignazzare, asserendo un -Credo proprio che tu abbia bisogno di mettere qualcosa sotto i denti-

Un sorriso sghembo gli attraversava le labbra, sorriso che mi fece completamente dimenticare il mio imbarazzo iniziale.

-Se vuoi posso prepararti qualcosa ... dobbiamo solo scendere le scale e andare nelle cucine, affianco al magazzino.-

-Sai cucinare?- chiesi sbalordita, guardandolo con un sorriso raggiante.

-Abbastanza, sì. Anche se so solo fare tipo quattro pietanze e basta, tra cui pasta al pomodoro, la piadina, le jeele e lo strudel. Non ho mai provato null'altro, ma se nessuna ti ispira, posso provare qualcosa di nuovo, non assicuro però la riuscita-

"Jeele? Che cosa sarà mai?"

-Credo che accetterò volentieri le Jeele- asserii, abbastanza calma -Piuttosto, sei sicuro di voler cucinare per me? Non vorrei darti problemi o...-

-Nat... É tutto okay. Va benissimo così, per me. Di solito mangio da solo verso quest'ora, un po' di compagnia ci vuole. E poi... C'é il fatto che i Cavalieri Neri se ne andranno a zonzo per la città, non me la sento di lasciarti andare-

Arrossii in maniera decisamente palese, annuendo leggermente, per poi riprendere il discorso.

-Per quanto tempo saranno in giro?-

Lui alzò il sopracciglio, pensieroso -Generalmente tipo dalle quattro alle sei ore. Per precauzione noi ne aspettiamo generalmente sette...-

-Quindi... Potremo uscire solo verso cena?-

-Se non si vuole rischiare, sì-

-Capisco- feci, per poi scendere nella cucina fianco a fianco di Maximilian, per poi sentire una richiesta che mi punzecchiava sempre di più la testa.

"Lui mi chiama Nat... Posso anche io chiamarlo con un soprannome? I bambini dicevano semplicemente Max "

Non ero sicura se chiederglielo o meno, però, come appunto avevo già pensato e ripensato, lui lo faceva, non era così strano, in fondo.

Dovevo solo tirare fuori una domanda... E provare ad inserire il soprannome cercando di sembrare naturale e soprattutto senza mettermi a balbettare parole insensate scambiando il 'Max' con tipo un 'Ma...ccheroni' o un "Ma...ria" e tante robe simili.

Ogni tanto mi capitava, era una sorta di ... Tic nervoso che non riuscivo a contrastare.

Lo vidi mettersi ai fornelli.

"Okay. Se il quaderno non ti da missioni, la tua missione é dire il suo soprannome. Challenge accepted, Natalie"

-Uhm, ti piace cucinare?- chiesi

-In realtà non tanto, ho sempre l'ansia di dare fuoco a qualcosa-

Risi -Ti capisco, per me é lo stesso. Le uova non sono mai al sicuro quando ci sono io nei dintorni. Una volta mi sono piegata casualmente per raccogliere un pezzo di carta dopo aver aperto un mobile, mentre mi alzavo in piedi ho sturlato contro il porta uova e ho fatto strage-

-Quante erano?- ridacchiò

-Cinque- mi lamentai in un borbottio, facendolo ridere appena, forse per via del broncio che misi su che in qualche modo riusciva sempre a risultare bambinesco e portandolo a scuotermi i capelli con una mano.

-Io sono riuscito ad inserire, la prima volta, del sale al posto dello zucchero nello strudel e lo ho cotto talmente tanto che sembrava carbone.-

-Okay, meno disastroso ma... Comunque difficile da scordare-  trattenni una risata a fatica all'immaginare il povero dolce.

-Prometto che cercherò di non fare la stessa cosa qui. Non è il mio primo tentativo, né uno dei primi in generale, dovrei riuscire ad evitare questi disastri.-

Si appoggiò ad una delle mensole, andando ad aprire uno sportello, tirando fuori parecchi ingredienti, tutti che non conoscevo.

Andò a tagliare una sfera bianca in due, rivelando un interno liquido di un misterioso blu a cui strabuzzai gli occhi.

Lo vidi metterlo sul fondo della pentola, spezzettando la sfera divisa in due, mettendo poi delle erbe argento e delle sottospecie di perline che si sciolsero inesorabilmente.

Lo mescolò per un tempo che parve non finire mai prima che iniziasse a mostrare ennesimi cambiamenti, diventando solide e leggere chiacchiere colorate, solo molto più sottili.

Li mise sui piatti, ma proprio nel momento in cui stavamo per sederci nel tavolo al centro, uno strano verso acuto prese a ripetersi, fastidioso come non mai.

Sembrava un allarme o robe del genere, peró era così acuto da farmi venire l'isteria.

Vidi Maximilian alzarsi di colpo, spalancare la porta e correre fuori dalla stanza.

Lo seguii, tappandomi le orecchie, sentendo l'ansia che mi scorreva nelle vene.

Cosa significava quell'allarme? Era tipo la barriera a emettere quel suono? No, non aveva accennato a nessun rumore spacca timpani. E poi i Demoni arrivavano alle due, teoricamente.

-M...M...Max!- urlai -Che succede?-

Notai la porta del magazzino aperta e vi entrai istantaneamente, sperando fosse lì, cosa che si rivelò tale, mentre qualcuno usciva di corsa dalla stanza con una sorta di botola che scomparve nel nulla.

Riuscii a notare solo delle bende bianche e null'altro.

Maximilian rimase immobile per qualche istante.

Non dissi nulla, avvicinandomi appena, cercando di non far rumore.

-Merda- urlò di colpo, strappandomi un sussulto per l'inaspettata esclamazione, mollando un calcio ad un sacchetto con dentro delle bottiglie di plastica che rotolarono a terra rumorosamente, chiudendo le mani a pugno e tremando convulsamente.






Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now