Capitolo 13- Sto insultando da solo le mie gambe

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La sensazione di una siringa infilata nel braccio s'infiltra tra i miei sensi

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La sensazione di una siringa infilata nel braccio s'infiltra tra i miei sensi.

La reprimo per l'ennesima volta.

Stupido flashback inutile.

Anche dopo tempo che sembra ripetersi senza tregua, sempre uguale, tornando e ritornando per mandarmi in palla il cervello, riesce a infastidirmi.

I miei occhi scrutano nell'oscurità, pronti a captare qualsiasi segno che mi dica che devo fuggire, mentre le pareti gocciolano e la puzza d'acqua sporca mi piega lo stomaco.

C'é una pulsazione, un insulsa pulsazione che vaga attorno al mio petto.

"Merda, sto sanguinando. A quanto pare non avevo schivato tutti i colpi. O forse... No. Impossible. Non fa parte anch'esso delle stupide immagini. Non c'era mai stato prima, ne dubito"

Mi mordo il labbro inferiore e inghiottisco la saliva a fatica.

Ho la parte vicino al fianco che brucia, anche se in maniera non troppo forte, probabilmente il colpo é lì.

Strano che lo abbia notato solo ora, forse prima avevo troppa adrenalina nel sangue per percepirlo.

So che se non mi armo, finirà male, ma non so se sono in grado di uscire oggi.

Non con quegli stupidi Demoni in giro e il corpo di guardia che mi sta col fiato sul collo come se fossi un animale braccato.

"Ma domani starò peggio... Non posso rimanere qui a perdere tempo prezioso. Domani sarò affamato, indolenzito e stanco, se non vado a caccia, crollerò prima del terzo giorno."

Qualcosa nella mia testa mi prega di resistere.

Non so cosa sia.

Magari questa volta sarà diverso.

"No, impossibile." Mi ritrovo a scuotere il capo ed infilare le mani tra i capelli.

Mi sto illudendo un altra volta.

Sarà sempre identica, la conclusione, é inutile che io speri diversamente.

Devo andare.

Devo andare a cercare delle armi, qualcosa da mettere sotto i denti... E magari delle garze per la ferita stupida che mi sono ritrovato.

"Alzati" mi dico "Alzati e vai, non restare lì seduto. Altrimenti non ti metti più in piedi."

Le mie gambe e i miei piedi si stanno addormentando, il mio cervello sembra voler tornare ad andare ad intermittenza, lasciandomi in questo sporco buco, completamente privo di sensi.

Lo impedisco, aggrappandomi ad una sporgenza nel muro con entrambe le mani, tirandomi su.

Il terreno é scivoloso come non mai, se non sto attento posso fare una caduta che, altro che una piccola ferita, da come sono messo mi spezzerebbe tutte le ossa della schiena, o uccidendomi o rendendomi un invalido e quindi portando la stessa identica fine in ogni caso.

"Huh. L'idea farebbe quasi ridere. Sopravvissuto in tempo immemore a combattimenti senza quasi pause, ucciso da una stupida fogna e da una ferita da coltello del burro. Sarebbe il colmo" una risata sarcastica mi sarebbe potuta uscire di bocca se solo avessi saputo che nessuno passava di lì, in direzione del tombino .

Striscio faticosamente in direzione delle scale, cercando di padroneggiare meglio i miei arti : stanno tremando come foglie e sembra quasi che mille zanzare mi punzecchino la pelle.

"Haha. Molto divertente. Grazie per la sicurezza che mi state infondendo. Davvero. Grazie. Ci mancavano solo delle benedette ginocchia terrorizzate. Gentili, chi offre di più? Su, chi vende un altra sensazione di merda a questo schifoso essere e al suo sostegno cretino che non fa neanche il suo lavoro? Ah, cazzo, sto insultando da solo le mie gambe. Genio. Vabbè, non che sia un problema, tanto lo sapevo che prima o poi sarei impazzito del tutto. "

Afferro il bordo della scaletta e prendo a salire i gradini, ignorando le proteste del mio corpo.

Raggiungo lentamente il 'piano superiore' sollevando di pochissimo il tombino.

"Non vedo nessuno. É davvero così o mi stanno tendendo una trappola? Se hanno capito che sono qui, non ho più posti dove andare che non abbia già utilizzato. Speriamo di no."

Quasi certo della mancanza di presenza altrui, lascio andare silenziosamente il metallo che blocca l'uscita, mi appoggio al suolo e ne rotolo fuori, richiudendo al volo.

Ansia.

Mi devo infiltrare nel magazzino del market, ma sicuramente ci saranno problemi.

I Fratelli Grimm . Non le persone più simpatiche nei miei confronti.

Non che ci sia qualcuno con cui io vada d'accordo in questo posto.

Schizzo contro il muro e salgo in direzione della grondaia con un salto, mettendomi in una posizione in cui io possa essere nascosto dal tubo di scarico.

Mi squadro rapidamente: in effetti un taglio ce lo ho davvero.

"Si cicatrizzerà" mi stringo nelle spalle al pensiero, ignorando la sensazione aspra delle costole che implorano pietà per la serie di movimenti troppo rapidi per un corpo in fase mezza addormentata.

Mi strappo parecchia di stoffa da una delle maniche, legandola attorno a quello sfregio rossastro, poi balzo in avanti,  trattenendo il respiro e  camminando come un animale sulle tegole, cercando di non provocare tonfi.

Posso vedere ogni lato della città da qui: é un ottima posizione strategica, ma devo togliermi il prima possibile se voglio evitare di essere notato.

Schizzo dunque giù, tornando dove ero in precedenza, sentendo un rumore di passi.

"Ti prego, dimmi che non sono già le guardie. Se sono già in piedi ci saranno il triplo dei problemi per andare"

Silenzio.

Una bambina dai capelli neri discute con un altro tipo della sua età.

"Oh, grazie, sono solo due mocciosi"

Aspetto che se ne vadano: stanno chiacchierando animatamente su degli spara bolle.

Avanzano con un ritmo noiosamente rallentato, fermandosi ogni tre per due.

"Certo che ce ne mettono di tempo a camminare 'sti dannati"

Ci mettono difatti fin troppo prima di sparire dalla mia vista... E proprio in quel momento mi sento afferrare da una morsa alle spalle.

Mi dibatto, visualizzando la figura di una persona, la quale và a premere sulla ferita aperta, nonostante sia coperta.

Il dolore accecante di espande lungo la mia spina dorsale.

Mi fa cadere a terra di schiena, cosa che mi mozza il fiato, rendendomi peggio che un pesce fuori dall'acqua.

Riesco ad afferrare il coltello e a puntarglielo nello stomaco: lo evita, andando a bloccarmi i polsi.

É forte: dannatamente forte.

Devo inventarmi qualcosa.

Gli do dunque una testata, dritta dritta sul naso, facendolo così mollare la presa, un po' boccheggiante dal colpo arrivato.

Gli ho rotto il naso, sanguina copiosamente.

Mi stacco e lo infilzo in una vena sporgente, balzando e schizzando via, abbastanza rintontito.

Non ci voleva, ma dopotutto, sempre meglio confuso che già morto.

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now