Capitolo 53- Ho rovinato tutto

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L'unica cosa che riuscii a vedere, in questo momento, fu Lysander, mentre, seppur a disagio dalle azioni che stavo facendo con il coltello, vidi uno dei troppi uomini che gli mollava un calcio nello stomaco, seguito dalla caduta in ginocchio

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L'unica cosa che riuscii a vedere, in questo momento, fu Lysander, mentre, seppur a disagio dalle azioni che stavo facendo con il coltello, vidi uno dei troppi uomini che gli mollava un calcio nello stomaco, seguito dalla caduta in ginocchio.

Mi voltai, ignorando le persone che avevo dietro e facendo l'unica cosa che mi viene in mente.

Lanciai il coltello: questo andò ad incastrarsi nella gola dell'uomo.

Fino a questo momento mi ero limitata a spingere all'indietro, ferendo ma non uccidendo...

Questo decisamente era un salto parecchio grande e cercai di reprimere una sensazione di disgusto e di senso di colpa che mi afferravano lo stomaco senza tregua.

Con questo gesto, mi gettai poi affianco al corvino, il quale stava per crollare sul pavimento da un momento all'altro, sorreggendolo, lasciando che si appoggiasse a me e cercando di stringerlo in maniera tale che non vi fosse nessuno che potesse farsi venire in mente di colpire ora.

Per reprimere la nausea dell'azione, cercai di concentrare la mente principalmente su Lysander.

Se la protezione funzionava ancora, se proprio quelli non erano capaci di andare a colpirmi, allora più lo coprivo e più gli stavo vicino e meglio era.

Purtroppo però vi era un grosso dilemma: le ferite che lui aveva stavano sanguinando a più non posso e non sembravano disposte a smetterla, cosa che mi trasmise un enorme magone alla gola, mentre un nodo si creava nel mio stomaco.

Braccia, gamba, spalla... Decisamente con quelle ferite sarebbe potuto morire dissanguato.

"E ora? Che faccio?" La domanda saltò su repentinamente, lasciandomi completamente priva d'aria.

Non ne avevo idea, davvero.

Se fossi rimasta qui, sarebbe morto, se mi fossi mossa lo avrebbero attaccato e il risultato sarebbe stato identico a quello precedente.

Lo sentii avere uno spasmo, mentre già percepivo il suo corpo farsi estremamente poco resistente: a dimostrarlo, la sua testa si piegò di lato, mentre lo sentivo sforzarsi per mettere in moto qualsiasi parte del proprio corpo, ma senza alcun tipo di risultati.

-Lysander, resisti!- dissi ad alta voce, vedendolo respirare decisamente molto a fatica e notando soprattutto come sembrasse di stare per svenire.

-Lysander!- lo chiamai ancora, sentendo un amarezza allo stomaco enorme, per il semplice fatto che se fossi stata più attenta, tutto questo non sarebbe minimamente accaduto.

"Ho rovinato tutto. Quello che sta accadendo è colpa mia" pensai, sentendo un singhiozzo che mi sfugge dalle labbra, continuando a girare la testa a destra e manca, osservando tutti gli uomini e gli animali che, immobili, stringono le armi, con espressioni totalmente prive di emozioni e che in contemporanea non vedono l'ora che io dia loro anche solo il più piccolo spiraglio per poter attaccare il corvino, nonostante questo sia già sul punto di perdere i sensi.

-Lysander!- la mia voce si ridusse ad un verso stridulo ed alquanto isterico.

"Cazzo, no! Non cedere, ti prego, non cedere! Non me lo perdonerei mai!"

E le sue palpebre crollarono verso il basso, cedendo totalmente.

Avrei voluto gridare ancora, chiamarlo, evitare che potesse perdere i sensi, ma prima di poter anche solo farlo, un enorme luce si accese nella stanza, quasi una divinità entrasse all'improvviso, oltrepassando il soffitto.

Vi seguirono delle urla, tante urla, le grida degli uomini ed i guaiti dei cani, poi di colpo sento la stessa percezione di quando sono entrata nella route di Lysander.

La pressione difatti tornò a pestarmi, quasi cercando di distruggermi, per poi svanire insieme alla luce e rivelare che tutti gli uomini erano a terra, privi di sensi.

E ci fu altro che decisamente non potei non notare: un enorme vuoto sotto di me ed il corvino, in cui ci ritrovammo a precipitare.

L'unica cosa che mi venne d'istinto fare, fu stringere Lysander il più possibile e chiudere gli occhi.

*

Quando finalmente smettemmo di crollare a vuoto in quel buco nero, trovandomi a mezz'aria con la caduta che rallentava vistosamente, ancora stretta al corvino tra le mie braccia, notai di essere finita in un altra casa.

Ciò che vidi per prima cosa furono delle tende di un bianco latte ed una serie di candele profumate disposte su ogni gradino di una scala a chiocciola in legno che portava al piano di sopra, dove il tetto, estremamente alto, mostrava una vetrata con tante, tantissime piante e gettava anche un occhio su dove le scale portassero.

A primo sguardo, vidi che dal muro partiva una cascata, crollando in un enorme vasca da bagno che occupava buona parte del perimetro.

Notai poi un uomo, il quale inizialmente se ne stava di lato, appoggiato al muro e che mi si avvicinò -che ci si avvicinò- con rapido passo, affrettandolo man mano procedeva.

All'inizio ne fui parecchio allarmata, poi però riuscii a vedere chi fosse questa figura inizialmente tanto sospetta.

Era alto, magro, con un viso estremamente serio ed asciutto, con i capelli bianchi come la neve, lunghi, di cui alcune ciocche erano state raccolte in una piccola treccia che comunque gli raggiungeva il fondo della schiena.

Aveva gli occhi tra viola e grigio, i cui due colori sembravano giocare estremamente parecchio tra di loro nelle sfumature.

Indossava una, altrettanto lunga, tunica, la quale gli raggiungeva le caviglie coperte da stivali bassi di tonalità perlacea.

Era Klaus, quello di cui Lysander aveva già accennato, parlando del fatto che lo aveva medicato e non andando oltre nel dettaglio.

L'albino si avvicinò parecchio, tanto da essere a distanza minimale, andando a mettersi in ginocchio davanti al corvino e ad appoggiare entrambe le mani sulla sua spalla.

Un altra, a dir poco accecante, fonte di luce che subito avvolse la  ferita.

Per diversi istanti il mio cervello si torturò su cosa avrebbe fatto questa luminosa aurea sprigionata dai palmi dell'uomo che, con espressione gelida, procedeva.

Avrei voluto poter domandare, ma la mia bocca sembrava cucita dalla tensione.

La luce passò da un puro bianco ad un oro acceso, così di colpo da farmi sussultare, facendo uscire il proiettile e bloccando quasi all'istante il flusso di sangue.

Lo guardai senza fiato, sentendo come se il peso sul mio stomaco si stesse alleggerendo ad ogni istante di più.

Klaus procedette, andando a rimuovere i coltelli dalla gamba di Lysander, semplicemente continuando con il proprio lavoro nella stessa identica maniera, bloccando sempre il liquido.

Fece lo stesso processo anche per il braccio, semplicemente evitando la parte della rimozione.

Quando concluse il lavoro, mi ritrovai a sussurrare un -Grazie- soffocato a cui Klaus rispose con un freddo annuire.

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now