Capitolo 33- Ballo

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Appena Taylor si sedette per suonare, vidi le sue dita andare a scivolare sui tasti, ma senza premere nulla

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Appena Taylor si sedette per suonare, vidi le sue dita andare a scivolare sui tasti, ma senza premere nulla.

Nel frattempo che questo accadeva, Philip mi si avvicinò, allungando una mano con movimento elegante e rotatorio, quasi raffinato.

-Mi offriresti la possibilità di avere un ballo, my lady?-

Battei lievemente le palpebre, abbastanza insicura, per poi, prendendo un grosso respiro, annuire.

Il biondo dunque sorrise, facendo coincidere il suo palmo con il mio, andando a posare la mano libera sul mio fianco, senza muoverla da lì.

Il suo tocco era delicato, rassicurante, non fastidioso, sembrava quasi che non volesse sfiorarmi, anche se sinceramente mi sarei aspettata tutto il contrario.

Non era per nulla rozzo, anzi, era decisamente garbato.

Magari appariva fiducioso, arrogante e pieno di sé solo per la sua ciurma... sinceramente non sapevo dirlo.

La musica del pianoforte iniziò e quasi subito io e Philip iniziammo a ballare.

All'inizio mi sentivo abbastanza a disagio, insomma: non ero molto brava in questo tipo di cose, ma il capitano pirata lo era eccome, tanto che ci ritrovammo a danzare in perfetta sincronia, io che mi lasciavo trascinare nei passi con completa fiducia, sapendo che qualsiasi movimento mi avrebbe fatto fare, sarebbe andato a conclusione in maniera corretta.

-Siete davvero molto portata, my lady- asserí Philip, poco dopo avermi fatto fare una giravolta e avermi ripresa in maniera tale da trovarci molto più vicini, petto contro petto, con lui che aveva il suo viso non troppo lontano dal mio, lo sguardo ammaliante per quanto esso risultasse luminoso, seppur in parte coperto dalle ciglia e dal fatto che le palpebre fossero socchiuse.

-Grazie- dissi in un filo di voce, cercando di risultare fredda -Ma credo che la maggior parte del ballo lo stia compiendo tu-

-Questo perché ad un uomo è data la responsabilità di dirigere per la maggior parte delle danze... Ma se tu non avessi talento, puoi essere più che sicura che non staremmo a ballare così- sorrise -Siete troppo umile-

Non seppi più cosa rispondere a questo punto, avevo iniziato a pensare di averlo giudicato male... E allo stesso tempo temevo che mi stesse ingannando.

Non avevo idea di cosa pensare su Philip: volevo sapere se era l'amico d'infanzia di Nicholas e capire cosa nascondesse sotto quell'espressione sorridente, sotto quelle parole e soprattutto sotto al suo carattere che prima sembrava egocentrico e vanitoso da paura, per poi diventare anche fin troppo delicato e rispettoso.

Nascosi il rossore, comunque, alla troppa vicinanza con lui e mi limitai a continuare a ballare senza dire nulla, lasciando che procedesse nel suo  semplice dirigermi nei movimenti della danza, quasi fossi una bambola, assecondandolo.

Quando il ballo finí, i pirati presero tutti o a fischiare o ad applaudire, cosa che mi fece sentire nettamente stranita: avevo come esiliato ciò che mi circondava in precedenza, era come se ci fossimo stati solo io e Philip, nessuno che osservava.

-Grazie per gli applausi, ma mi dispiace dirvi che questo non era uno spettacolo, state solo mettendo a disagio l'ospite- fece lui con tono leggermente divertito alla ciurma, per poi guardarmi.

I pirati a quel punto smisero di mostrare il loro apprezzamento, continuando a prendere altro cibo dalla tavolata.

Il cuoco si avvicinò al capitano -Ti ho tenuto del cibo da parte, comandante, così non rimarrai senza-

-Molto gentile da parte tua- Philip spostò lo sguardo da me al cuoco, per poi tornare a me -Sono uno che a mangiare è lento da paura, vorresti aspettarmi qui?-

Anche se abbastanza confusa dalla cosa, annuii.

"Non mangia in pubblico? Perché?" Mi chiesi istantaneamente, cercando di non far trasparire nulla della domanda che si ripeteva più e più volte, parecchio insistente.

Per qualche motivo, più avevo vicino Philip e più iniziavo a credere che, nonostante lo incuriosissi, non era tipo da avvicinarsi a lungo e tantomeno da parlare di sé, come se avesse paura.

Paura di potersi attaccare a qualcuno? Paura di rivelarsi? O forse paura di non sentirsi libero di andare con altre donne? Non ne avevo idea.

-Spero vorrai scusarmi- asserí a voce non troppo alta.

Mi fece, ancora una volta, proprio come al nostro primo incontro, un rapido baciamano, per poi dileguarsi, saettando e scivolando negli spazi liberi del ponte, districandosi tra la folla con una bravura assurda.

Lo seguii con lo sguardo fino a che egli non scomparve.

-Non gli hai chiesto nulla?- domandò Jacop avvicinandosi a me, battendo prima le due scarpe tra di loro per segnalare la propria presenza.

Negai con un rapido movimento di testa, mentre improvvisamente calava il silenzio, silenzio che venne rotto da Taylor.

-Tesoro, puoi andare a prendere lo spartito di Beethoven? Non lo trovo- chiese all'uomo al mio fianco

-Certo.- rispose quello con un rapido innalzamento di spalle e facendo per allontanarsi a sua volta, bloccandosi però prima e girandosi verso di me -Vuoi venire anche tu?-

-Uhm, volentieri- accordai, accodandomi a Jacop che si diresse così verso la stanza con gli strumenti musicali, la stanza del capitano.

Mi lasciai ammirare un ennesima volta i bellissimi strumenti, passando dallo studiarne uno per poi raggiungere un altro con lo sguardo.

-Sinceramente mi aspettavo che il capitano ti invitasse a cenare con lui... Non che se ne andasse- asserí.

-Ah sì?-

Annuì, avvicinandosi ad ogni leggio, alla ricerca dello spartito richiesto -Il capitano mi sembra un po' strano, oggi. Di solito è abbastanza leggibile e non perde neppure la più piccola occasione per corteggiare. Eppure... Sembra distante in questo caso. Come se avesse la testa altrove-

-Non capita spesso di vederlo così, immagino-

-Quasi mai, non con un ospite, almeno-

Mi ritrovai a portarmi una mano alla testa, scostando una ciocca di capelli dietro all'orecchio, mordicchiandomi il labbro.

Cosa poteva significare? Era una giornata no o qualcosa del genere?

Cancellai rapidamente il pensiero dalla testa al vedere di colpo quello che appariva un pianoforte, seppur ricoperto da un telo bianco, come se dovesse per forza essere nascosto perfino dagli occhi altrui, quasi dovesse venir protetto.

Mi ci avvicinai, sollevando leggermente la stoffa bianca, prendendo a scostarla leggermente -Questo...-

-No... Quello... é meglio non toccarlo-  mi fermò di colpo Jacop -É il piano preferito del capitano. Meglio non rischiare a sollevare quel telo-

In parte lo avevo già sollevato e riuscivo a vedere una colorazione bronzea, molto scrostata e antica, con un accenno di scritta su di esso.

"Las...?"

Lo scostai comunque un altro po', siccome mancava buona parte della parola che stavo leggendo, rimanendo presto senza fiato.

Sul piano... Vi era scritto  Nicholas

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now