Capitolo 25- Sono egoista

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- In un modo o nell'altro, tutti quelli che ho incontrato e ho iniziato ad apprezzare, quando facevano per andarsene, dicendo che sarebbero tornati, sparivano dalla mia vita

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- In un modo o nell'altro, tutti quelli che ho incontrato e ho iniziato ad apprezzare, quando facevano per andarsene, dicendo che sarebbero tornati, sparivano dalla mia vita. Mia madre, mio padre lo hanno fatto. Mio nonno, la prima persona che mi ha adottato, prima di finire  dal Padre. Il mio migliore amico lo ha fatto.- prese fiato - I miei genitori devono essersene andati per la povertà della nostra città, poco lontana da questa, mi hanno lasciato che avevo sette anni, con mio nonno, il quale é morto nel sonno l'anno dopo.

La prima famiglia che mi ha adottato mi utilizzava come una sorta di schiavetto della casa, ma a me andava bene, nonostante tutto, perché non lo facevano per cattiveria.

Volevano che imparassi a vivere con le mie sole forze. E lo ho fatto, ma forse non abbastanza bene, all'inizio, siccome sono usciti di casa con la scusa di portarmi una sorpresa... Per poi non tornare più.

Dopo di quello ho preso a vagare e sono arrivato in questa città.

Qui ho incontrato un bambino.

Era della mia stessa età, ma al contrario mio era ben vestito e suonava il pianoforte fino a farsi sanguinare le dita, riempiendo le stanze della propria casa con la propria musica.

I suoi genitori erano ricchi e sempre via per mare: lui mi accolse senza che loro lo sapessero.

Sono stato con lui per tre anni senza che i suoi genitori lo sapessero, poi per qualche strano scherzo del destino, arrivarono e lo portarono via, cacciando via me dalla loro casa e trascinandolo in un viaggio da cui non fece ritorno.-

Nicholas si fermò dal lungo discorso, non per riprendere fiato, non per fare la pausa ad effetto, ma perché sembrò cercare le parole per esprimere le emozioni che lo stavano sconvolgendo e che attraversavano il suo sguardo, una dopo l'altra, susseguendosi.

-Era salito sulla nave dei suoi genitori, lo vidi insistere per non andarci, ma nessuno lo ascoltò, non i genitori, non i marinai che lo tenevano stretto impedendogli la fuga... ma appena lo fece, appena salí a bordo, questa venne distrutta, poco lontana dal porto da dei pirati... La ho vista bruciare ed affondare senza poter fare nulla, sentendo le urla disperate delle persone che vi erano dentro. Alcune sono riuscite ad arrivare a riva, le altre sono tutte morte o sperdute nel mare.-

Non sapevo cosa dire.

Non avevo la più pallida idea di cosa dire.

Nuovamente mi trovavo nello sgomento più totale e non sapevo proprio come fare a riprendermi da un simile sentimento così sovrastante.

- Dopo questo, ho trovato il Padre che mi ha adottato. Lui non se n'è mai andato, per fortuna. Non credo che lo avrei sopportato un altra volta, probabilmente. Ed è per questo... È per questo che sto ringraziando anche te. Lo so che ci conosciamo da neppure due giorni... Lo so che non ha senso. Non lo capisco nemmeno io, se devo dirlo. So solo che non voglio che tu vada, nonostante te lo avessi detto io stesso. E mi sento un egoista per questo. Mi sento dannatamente egoista-

Il senso di colpa.

Un enorme laccio che mi impediva palesemente di respirare o di dire qualcosa.

Ero così impacciata, così confusa .

I creatori di questo videogioco... Non erano normali. Non erano affatto normali.

Una marea di sensazioni negative mi scrosciavano addosso, infiltrandosi fino in fondo nella mia carne.

-Sono egoista, ma... Non voglio più perdere nessuna persona a cui tengo o a cui inizio a tenere.-

-Non lo sei- feci, aumentando la stretta sulle sue mani, tracciandovi poi sopra dei cerchi invisibili -É una cosa normale. Si cerca di evitare di riaprire le ferite, impedendo che qualcosa di negativo riaccada.-

Lasciai che una delle mie mani andasse a sfiorargli il viso, anche solo con un breve tocco per raggiungere i capelli ed accarezzarli.

Nel mentre, mi partí un battito al vederlo spalancare gli occhi ed arrossire leggermente, senza però muoversi di un muscolo.

Lasciai dunque la mano appoggiata al suo volto, senza scostarla, senza farla salire per raggiungere i suoi capelli e senza levarla, tenendola semplicemente sulla sua guancia.

Mi era venuto spontaneo, non ci avevo neppure pensato, se dovevo dirlo.

La sua pelle era liscia, tendente al calore, soprattutto con l'arrossire che aumentava a dismisura.

-Coniglietta... - disse quella parola con un tono lievemente preoccupato -Perché stai piangendo?-

"Eh?"

Neanche me ne ero accorta, ma per qualche motivo era proprio così.

Non le avevo sentite arrivare, non avevo neppure percepito il bruciore degli occhi.

Stavano uscendo senza il mio controllo, semplicemente scivolavano giù per i miei zigomi.

Staccai la mano, andando ad asciugarmi il volto in fretta e furia, cercando di contenere ogni singola sensazione amara che mi saliva e scendeva nel petto, facendomi sentire una completa idiota.

Perché stavo piangendo io? Avrebbe dovuto essere lui a piangere, non io.

Eppure le lacrime sembravano non voler fermarsi, continuando il loro percorso senza freni, colando, riformandosi e riformandosi ancora.

Anche se mi sforzavo di cancellarle o di trattenerle, scendevano e basta.

In men che non si dica, mi ritrovai a singhiozzare come un idiota, coprendomi la faccia per la vergogna.

"Ma quanto sono stupida, cazzo. Quanto lo sono?"

-Ehi. É... Tutto okay, coniglietta. Lo ho superato, in parte, non devi... Non devi dispiacerti per me, okay? Ogni tanto, la cosa mi infastidisce, ma... Sono solo vecchie cicatrici non del tutto rimarginate, ma non starci male per me, per favore-

Me ne rendevo conto.

Me ne rendevo davvero conto, però... Non bastava.

Non ero io a comandare me stessa e il peso allo stomaco che mi impediva di sentire il sollievo.

Volevo smettere di piangere come una bambina, ma l'unico risultato che stavo ottenendo mi portava tutto il contrario: più rabbia, più angoscia, ansia, dolore all'immaginare di perdere una dopo l'altra tutte le persone che conoscevo e a cui mi sarei potuta affezionare.

Non riuscivo proprio a calmarmi e non ci riuscii fino a che non percepii entrambe le sue mani andare a posarsi sul mio viso e le sue labbra che mi lasciavano un semplice bacio sulla fronte, gesto da cui rimasi così scioccata da non riuscire più a fiatare, e tantomeno riuscire più a piangere.

-É tutto okay- disse di nuovo, in un tono simile ad una cantilena -Non piangere per me-

Ventiquattr'oreWhere stories live. Discover now