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Lancio un'occhiata torva in direzione di Jason prima di voltarmi a guardare le due donne dietro di me.
Sfoggio un sorriso invidiabile, o almeno lo spero.

«Che coincidenza!» esclamo sorpreso e con un gesto lo indico. «Lui è Jason. Il fratello di cui vi parlavo.»

Il fratello che non avrei voluto vedere adesso, aggiungo mentalmente.
Perché è dovuto rincasare proprio ora? Non poteva attendere ancora qualche minuto?
Se solo avessi prestato più attenzione ai suoi orari di lavoro, avrei potuto prevedere questo impatto colossale.
Maledico il fato. Rema sempre contro di me.
Sembra quasi che goda nel seminare la mia strada di ostacoli e trappole.

Rosa sorride a sua volta e sembra incuriosita dalla sua figura slanciata; siamo entrambi molto alti.
Jason posa accanto alla porta la sua valigetta di cuoio e si avvicina, ostentando la solita espressione affascinante che lo caratterizza.
Almeno in questo modo allontanerà un po' di attenzioni dal sottoscritto, e sarà in grado di donare un secondo di pace al mio subbuglio interno.

«È un piacere conoscere le nostre nuove vicine di casa. Mi spiace non aver avuto occasione di incontrarvi prima.»
Tende la mano e il bracciale d'oro al polso tintinna.

Rosa la stringe. «Altrettanto» risponde cordiale.
Va bene, vi siete salutati.
Adesso possiamo andare?
Sposto il peso da una gamba all'altra, insofferente.

Sono arrivato al mio limite.

«Damien è stato un eroe oggi.»
Rosa spezza il ghiaccio elogiando le mie gesta e Jason alza le sopracciglia.

«Ah, sì?» commenta con un sorriso velato e uno sguardo un pelo stranito.

«Ha aiutato mia figlia dopo una brutta caduta. Se non ci fosse stato lui, di certo se ne starebbe ancora lì sotto la pioggia.» Lancia un'occhiata affettuosa ad Amelia che ricambia con un'espressione imbarazzata.

«Un gesto nobile.»

Mio fratello non si sbilancia, visto che non sa bene cosa rispondere.
Lo comprendo.
In casa mi comporto come un ragazzo completamente differente da quello mostrato agli altri, e la faccia della mia medaglia in ombra esce fuori in tutto il suo orrore.
Per lui deve essere stato uno shock sentire di come il suo fratello cupo e malinconico si sia prodigato per aiutare un'estranea.

Un miracolo.

Chiacchierano del più e del meno, discorsi privi di spessore e noiosi.
La mia mente vaga e smetto di ascoltarli.
Penso alle figure di alcuni disegni che vorrei riportare sul foglio: potrei utilizzare gli acquerelli, l'effetto sarebbe maggiore.
Una bella tinta porpora, magari. Un rosso così scuro da sembrare la lava di un vulcano.

Mi riscuoto di colpo dai pensieri nel momento in cui sento Rosa dire: «Sono dispiaciuta a proposito della vostra situazione familiare. L'abbandono da parte di un genitore non è mai facile.»
Il suo tono è davvero avvilito, più di quanto mi sarei aspettato.

Strabuzzo lo sguardo e deglutisco, il palato un deserto arido senza un briciolo di saliva.
Non pensavo avrebbe tirato fuori la storia di mio padre proprio davanti a lui.
Lo vedo infatti sussultare e suoi occhi guizzano per un istante verso di me, tornando poi veloci sulla donna. Cela la sua confusione dietro a un sorriso tiratissimo.

«Ha proprio ragione» si limita a commentare.
Prima che Rosa possa aggiungere altro, solleva il polso con l'orologio scrutando l'orario.

«Oh, mi spiace doverla lasciare, ma avevo detto a un amico che mi avrebbe trovato in casa» si scusa e tende di nuovo il braccio in cenno di saluto.

«Certo, sono proprio una chiacchierona!» esclama Rosa con una risata. Agito la mano e saluto Amelia che si sbraccia dietro la madre.

Seguo Jason, lo vedo infilare le chiavi nella toppa e mi sento già meglio. Manca poco e potrò finalmente deporre per un po' la mia maschera.
A volte la sento così pesante.
Entro in casa e prendo una bella boccata d'aria. Niente lavanda e miele; giusto qualche nota appena accennata di caffè.
Compio qualche passo in avanti e la voce di mio fratello mi blocca.

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