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Quando l'oblio scandisce il tuo nome
Vai sempre oltre, più di quanto possa mai fare io.

***

Luce rossa.
Luce blu.
Si infrangono sulle pareti, illuminano tutto. Tutto, tranne te.

Cosa hai fatto?

Il tuo corpo è steso su una barella bianca, il respiratore copre la tua bocca spaccata.
Gli occhi sono chiusi; hanno smesso di guardarmi.
Le lacrime mi bagnano il volto.

Perché è accaduto? Cosa ho sbagliato nella mia vita?
Ho desiderato un briciolo di felicità: ecco la ragione della mia punizione.
Dio, mi hai portato via tutto ciò che amo.
Come hai potuto farmi anche questo?

Suoni, parole, tocchi sulla mia pelle.
Qualche macchina si è fermata, sconosciuti sul ciglio della nostra disgrazia.
Sono davvero qui dentro? Il mio spirito è probabilmente volato via, non riesco neppure a ricordare l'ultimo istante in cui ho respirato.
I polmoni bruciano.

Luce rossa.
Luce blu.
Si alternano in quel modo diabolico, accompagnano il suono della morte.
Ma non è ancora arrivato il tuo momento... vero?
Qualcuno mi muove, stanno dicendo di allontanarmi.
No, non impeditemi di restare qui. Il mio cuore non reggerebbe.

«Sei un parente?» domandano, eppure io non li ascolto.

Come mai il tuo petto si alza e si abbassa così poco?
Perché a te? Perché?
Hai perso colore, e io non lo sopporto.

«Se non sei un parente, non puoi salire» commentano, in modo anche piuttosto brusco.

Apro gli occhi e altre lacrime scendono a fiotti sulle mie guance.
Non vedete il mio dolore? Sono rotto, lacerato in mille pezzi e sto cercando di ritrovarli per rimettermi in sesto, però sto fallendo.
Balbetto qualcosa, li osservo portarti via da me.

«S-sono...» sussurro flebile.
Sto per svenire.
Dio, ti supplico, non prenderti un componente della mia famiglia.
La sirena suona. Qualcuno può farla smettere? Vi prego.

«S-sono suo f-fratello» mormoro angosciato, porto le mani alla bocca e singhiozzo senza controllo.

Mi accompagnano, si fidano sulla parola. La mia disperazione è troppa, non avrei ragione di mentire.
Sei mio fratello, un pezzo del mio cuore, ogni singolo fiato del mio respiro.
Perché? Perché mi hai fatto questo?
Il freddo mi attanaglia. Siedo su quei sedili scomodi e non ho il coraggio di guardarti.

La vita ti sta abbandonando, lo so. Lo sento nel mio cuore.
Tremo.
Questi sconosciuti cercano di tenerti con noi, provano in ogni modo a farti ingoiare la tua anima.
Il tuo corpo è pieno di sangue, hai i vestiti strappati e i graffi piangono liquido al pari delle lacrime nei miei occhi. Non sembri più tu, hai perso i tuoi lineamenti, il tuo sorriso, il tuo calore.
Ti portano fuori dall'ambulanza e vorrei gridare di lasciarti qui, eppure so che non lo farebbero.

E se non ti avessi trovato?

Per fortuna conosco ogni tuo rifugio, ogni posto sicuro. Sono io che ti ho tenuto la testa in grembo, urlando al cielo mentre il tuo sangue mi bagnava le dita, mentre il dolore mi squassava dall'interno.
Ho maledetto il nostro incontro ai piedi di quella cabina... ma l'ho fatto solo perché mi sentivo triste, questo lo sai, vero?

E adesso mi maledico per l'effetto contrario: non ti sono stato vicino anche quando ne avevi più bisogno.
La tua via si è separata dalla mia. Siamo cresciuti, maturati nell'arco di poco, e dannato me se ho pensato che tutto si sarebbe risolto, che ogni ombra si fosse già defilata, tenuta lontana dalla nostra luce.
Per quale motivo sono stato così stupido?

DestinoWhere stories live. Discover now