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Il rumore delle onde si infrange sulla spiaggia, si propaga nell'aria e scappa lontano. Un gabbiano si solleva dall'acqua, tiene un pesce nel becco e il suo piumaggio è di un bianco scintillante.
Socchiudo le palpebre e maschero il sole con le dita della mano, allo stesso tempo lascio filtrare sulla pelle del viso dei piccoli sprazzi di calore.
Sono già stato qui.
Ne ho la certezza, eppure... qualcosa mi sfugge.
Respiro e resto fermo, i piedi nudi immersi nella sabbia rovente, il braccio abbandonato sulla gamba in attesa.
In attesa di cosa?
La sensazione non mi abbandona, lambisce la mia mente, tuttavia non esce fuori, come se fosse intrappolata.
Sto aspettando qualcuno.
Ma chi?
Mi passo una mano tra i capelli, poi la calo all'altezza degli occhi e fisso il tremore delle dita, lo stesso fanno le altre aggrappate alla stoffa del pantalone.
Dovrei tornare indietro. Il buio si sta avvicinando.

Sono attratto dal mare, dal suo rumore lento e continuo. Sembra un carillon sfiatato, a volte smette e un istante dopo torna a suonare in un ciclo infinito.
Cupo, triste e solitario.
Proprio come me.

Non avevo degli amici a tenermi compagnia? Forse sono arrivato in anticipo, o forse sono loro in ritardo.
Sospiro e osservo il fiato allontanarsi dalla bocca socchiusa.
L'acqua scura di colpo mi circonda le caviglie e io la fisso confuso.
Strano, sembrava così lontana.
Come al solito non ho ascoltato i miei genitori: loro dicono sempre di non sedermi accanto alla riva, mi hanno avvisato del pericolo, eppure li ho ignorati.

Pensavo di essere protetto.
Ho sbagliato a crederlo.

Il mio riflesso sulla superficie si infrange a un passo da me e viene trascinato avanti e indietro, avvolto dalla schiuma delle onde.
Sorrido. Come mai, allora, mi sento così tanto triste?
Il mare mi arriva a metà busto, posso percepire le goccioline colpirmi il viso. Ticchettano come le lancette dell'orologio. Un suono, un secondo in più e così via. È un ritmo incalzante.
I miei amici non sono arrivati.

Ancora un po'.
Attenderò ancora qualche minuto.

Si saranno dimenticati o sono io quello sempre puntuale?
La sabbia umida mi vortica attorno, si solleva e ricade, la sento sbattere contro il mio corpo.
Il freddo avvolge la mia figura, il moto impetuoso mi ricopre completamente e torna via, dandomi il tempo di respirare. I capelli si incollano alla fronte, gocciolano ai lati della pelle e l'acqua si riunisce alla fonte.
Pazienza, sarà soltanto una giornata persa.
Sono calmo, decisamente troppo calmo. Non dovrei preoccuparmi della situazione?

No, ancora qualche minuto.

Ingoio, improvvisamente disperato. Mi hanno lasciato solo.
Perché?
Con un ultimo scroscio potente il mare mi avvolge del tutto, spegnendo gli ultimi istanti di fiato.
È nero, minaccioso e gelido.
Sono ancora calmo. Dovrei reagire? Non ho nulla per cui valga la pena lottare, nessuno al mio fianco.
Un paio di mani mi afferrano per le braccia e mi trascinano fuori dall'acqua, trasportando il corpo fino alla sabbia.
Sputo l'acqua, mi bruciano gli occhi e i polmoni, tremo da capo a piedi.
Nonostante tutto, però, sorrido.

Alla fine sono arrivati.

-

«'Giorno Damien» mi saluta Jason vedendomi avvicinare al tavolo per la colazione. Sollevo con estrema fatica lo sguardo su di lui, come se quel semplice gesto mi costasse una fatica enorme.
L'incubo della notte ha buttato a terra il mio umore, o magari sono stati gli eventi della settimana.

Non saprei dirlo, credo entrambe le cose.

Perché la mia mente non ricorda mai i bei sogni, ma solo il lato peggiore del dormire?
Cavolo, questa è un'ingiustizia.
Rigiro tra le dita il cornetto fragrante sul piattino, i pensieri non mollano la presa.

DestinoDonde viven las historias. Descúbrelo ahora