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Stringo tra le mani la stoffa dei pantaloni.
Per l'ennesima volta lancio un'occhiata all'orologio.
Il tempo sembra rallentare quando si aspetta qualcosa. Una notizia, per essere precisi.
Sbuffo e poso la testa contro lo schienale del divano e alzo lo sguardo verso il soffitto bianco.
Gioco con i tasti del telefono, un oggetto silente e immobile.

«Damien, vuoi qualcosa da bere? Posso prepararti un tè?» mi propone Jason affacciandosi nel salone.

Scuoto la testa.
Sono troppo agitato per fare qualunque cosa, persino sorseggiare un tazza di tè.
Daniel è uscito di casa con sua sorella due ore fa, e non ha ancora fatto sapere nulla.
Mi ha accennato i suoi dubbi in maniera frettolosa, ma questo è comunque bastato a preoccuparmi.
Teme abbiano abusato di sua sorella e devo dire che, dopo il suo racconto, sembra lo scenario più plausibile.
Si è recato da uno specialista assieme ad Amelia.
Lei si è subito prestata per l'occasione.

Amelia.

Un altro problema da affrontare, un problema che mi rende ancora più agitato.
Quando torneranno a casa, lei sarà con loro.
Verrà a conoscenza delle mie condizioni, non ho modo di nasconderle. Certo, potrei restare seduto, tenere da una parte le stampelle e fingere un dolore che mi impedisce di restare in piedi.

Tuttavia, per quanto potrebbe durare questa farsa?

Amelia riesce a comprendere le mie menzogne e sono stanco di raccontarle, stanco di raccontarle soprattutto a lei.
La verità mi fa terribilmente paura.
Il momento tanto temuto è giunto prima di quanto mi aspettassi.

Non sono pronto.

Reagisco male alla paura e, conoscendomi, cercherò di allontanarla in qualche modo, ferendo così i suoi sentimenti.
Dovrò fare del mio meglio per tenere a bada la belva ferita e impaurita che risiede in me.

Posso farcela.

Prendo un bel respiro e cerco di calmare i nervi a fior di pelle.
Jason mi si avvicina. Tiene tra le mani un bicchiere contenente un liquido ambrato, probabilmente tè.

«Ho preso l'appuntamento dal neurologo. È fissato per domani mattina. Mi spiace, perderai di nuovo la scuola» mi informa, soffiando la superficie della bevanda per raffreddarla.

Annuisco.
La scuola è l'ultimo dei miei pensieri.

«Ti ringrazio.» Accenno un mezzo sorriso e lui sorride di rimando.

«Scusa se ti ho costretto a saltare il lavoro» mormoro.
Mi sento in debito con lui. Lo annoto mentalmente, così che possa ricambiare il favore appena possibile.
Scuote le spalle. «Tranquillo. Il mio capo è molto flessibile» risponde ammiccando.

Conosco così poco del lavoro di Jason.
In realtà, l'intera vita di mio fratello è un mistero per me. Il periodo dopo la morte di mio padre è stato così frenetico e sfocato, non ricordo quasi nulla, eppure di una cosa sono certo: ho perso tempo prezioso, un periodo che nessuno mi ridarà indietro.

Jason è stato piuttosto discreto a proposito della situazione di Daniel. Si è limitato a domandare se andasse tutto bene e, davanti alle mie risposte vaghe, ha lasciato correre.
Al suo posto, non sarei stato così indulgente.
Sono un tipo geloso dei miei spazi e un'intrusione da parte di due persone mi avrebbe solo infastidito.
Mio fratello è sempre stato paziente. Se non mi ha abbandonato dopo il mio comportamento di questi anni, dubito che lo farà mai.

Rifletto qualche istante.
Prima o poi dovrò dirgli della mia idea di tenere il mio amico e sua sorella a casa nostra per un po' di tempo.
Non ho assolutamente intenzione di rispedire Daniel e Roberta da quel mostro del padre, non dopo la precarietà della loro situazione.
Il cellulare vibra e il cuore mi salta nella gola. Jason si allontana con discrezione e io mi affretto a rispondere.

DestinoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant