<84> Freddie- Tempo fa.

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«Vieni immediatamente qui.» L'indice saetta verso il basso, l'unghia perfetta e rifinita, lo smalto rosso acceso.
Sta chiamando un cane, non un essere umano. Ma sono abituato, è sempre stato così.
Mi ritrovo ad avvicinarmi e a beccarmi uno schiaffo in pieno viso, la guancia brucia. A fatica mi trattengo dal guardarla.
Non posso, non ancora. Devo mantenere una posa colpevole.

«E questa? Ti sei domandato per quale motivo tua mamma l'aveva messa sulla sedia?» Mi agita di fronte la camicetta che avrebbe dovuto indossare, il collo merlettato e vaporoso ormai sgualcito.
No, è troppo presto. Non bruciare le tappe.
Indugia, continua a fissare il pavimento.
Un altro schiaffo, sempre sulla stessa guancia. Fa male.

«Allora, Freddie?» mi chiama ad alta voce con il tono squillante.
È arrabbiata, ha le gote arrossate e le sopracciglia corrugate talmente tanto che le si sono formate le rughe sulla fronte.
Va bene, è arrivato il momento.
I miei occhi si riempiono lentamente di lacrime. Spingo la bocca in giù e inizio a piagnucolare in modo quasi fastidioso.
«Sono scivolato, mamma, scusa.» Mi asciugo le lacrime con i palmi delle mani, singhiozzo scuotendo le spalle.
«Mi dispiace, il pavimento era troppo liscio e sono caduto.» Suono disperato e lei sembra rasserenarsi un poco, mantenendo ancora per qualche istante il suo cipiglio severo.

Sono una fontana, non riesco a smettere di piangere e singhiozzo, aggiungendo il labbro che trema alla performance.
Alla fine il suo cuore cede e si china alla mia altezza, abbracciandomi affettuosa, stringendomi contro il suo petto.
«Scusa, amore mio, hai ragione non è accaduto nulla di grave. Tranquillo, la faccio stirare e tornerà in piega per quando dovrò uscire.» Usa un tono rassicurante strofinandomi la schiena con affetto.

Le mie labbra, una linea curva in basso, si sollevano ribaltando le posizioni. Un ghigno vittorioso.
Lei non può vedermi, non sa quanto io in realtà mi stia godendo questo attimo.
È così perfetto, tutto calcolato al millimetro.
La camicetta in terra calpestata dai miei piedi; le mie ginocchia sbucciate apposta per farle credere di essere caduto; le lacrime uscite al momento giusto per costringerla a sentirsi in colpa.
Mamma, non imparerai proprio mai, vero?
Non conosci tuo figlio.

Come potrebbe? È più brava a mettere lo smalto alle unghie che cullare il proprio bambino.
Mi ha sempre lasciato alla balia. Nel periodo della mia nascita, la mamma aveva ottenuto la carica da preside: una mole di lavoro non indifferente, troppa fatica tenere tra le braccia il frutto del suo amore con suo marito.
Però i dolci ci sono sempre stati, le occhiate veloci, una carezza frettolosa tra i capelli, e che altro? Fammi pensare... no, nient'altro. I miei ricordi si fermano qui.

«Ti riporto una cioccolata che ti piace tanto, va bene?» mi domanda stringendomi affettuosamente le guance.
Appunto, ne stavo appena parlando.
Annuisco tirando su con il naso, sorridendo timido. «Quella fondente?» chiedo speranzoso.
Brava, compra tuo figlio con un bene materiale.
Funziona sempre.

Annuisce. «Proprio quella, ometto.» Con il dito schiaccia la punta del mio naso come se fosse un bottone.
Rido e lei lo fa con me.
Cosa c'è di divertente? Nulla, ma fa parte del gioco.
Si allontana lasciandomi al centro del grande salone. Sorrido dolcemente fino a quando non entra nel corridoio, poi torno a indossare il sorriso perfido e maligno che riservo solo allo specchio della mia stanza.
Prendo un bel respiro vittorioso sgranchendomi le braccia verso l'alto.
Anche questa è fatta.
Non è un compito difficile quando si conosce davvero il carattere di una persona.

Mi guardo attorno e prendo la decisione di recarmi nel giardino. Il caldo estivo si riflette tra le fronde e sul prato.
Agosto è sempre stato inclemente per quanto riguarda l'afa, eppure è piacevole, mi dona un senso di pace. E ho bisogno di pensare: un piano diabolico non si prepara in una manciata di secondi.
Ci vogliono tempo, dedizione e una grande dose di pazienza.
Lo so, a volte si tende a credere che i bambini non siano in grado di compiere azioni del genere.
È qui che la maggior parte delle persone cade in errore.
Non dico che i ragazzini spensierati siano inesistenti, alcuni si comportano bene e sono di indole buona.
La parte nascosta della faccenda è diversa. Dietro alle parole bonarie dei genitori convinti che: "questi angioletti compiono le azioni senza pensare", si nasconde un'altra verità, una che io ho capito da tempo.

DestinoWhere stories live. Discover now