<Extra> Damien.

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Il suono del citofono fuori dal cancello rompe la routine, si espande sulle mura e rimbalza con precisione.
C'è fermento, un paio di piedini che calpestano in fretta il pavimento e, subito dopo, il mio sbuffare.

«Daniel, non correre!» esclamo alzandomi in piedi, abbandonando il lavoro alla scrivania.

Chi sarà a quest'ora?
Lancio uno sguardo all'orologio al polso.
Le undici e diciassette.
Tendo le braccia e sollevo il corpo del mio secondo figlio. Lui protesta piano, tuttavia, si aggrappa alla mia maglia.
Percorro il corridoio e nel mentre gli scocco qualche bacio sulle guance paffute, inspirando il classico odore dei bambini.

Cavolo, lo adoro.

Ascolto il rumore di chiavi nella serratura e solo adesso capisco di chi si tratta.

«Qual è il senso di suonare, se poi apri da solo?» borbotto spostando lo sguardo sul volto sorridente di Daniel, in mano ha una piccola bustina di carta che agita a ogni passo.

«Qual è il senso di darmi un doppione delle chiavi, se non posso sfruttarlo?» risponde con un ghigno, cedendomi il sacchetto pieno di caramelle.

Ha ragione.
Dopotutto, gli avevo scritto di essere da solo in casa. Amelia è via per delle commissioni con Jessica e Daryl.

«Ehi, piccolo me in miniatura!» esclama afferrando il mio primo figlio, ascoltandolo ridere di gioia tra le sue braccia.

Ecco, i due Daniel si sono finalmente riuniti.
Sorrido nel vederli strofinare il naso tra loro, per poi terminare con un bacio sulla fronte da parte del più grande.

«Come stai?» chiede mio fratello venendo verso di me, scarmigliando la capigliatura del bambino tra le mie braccia. «Ma che bell'ometto sta diventando! Zachary cresce ogni giorno» commenta, e non sono più così sicuro se con la domanda si riferisse a me, o al bambino.
Provo a capirlo, poi alla fine decido di rispondere e tentare la fortuna.

«Sto bene, un po' indaffarato per le consegne dei disegni, ma niente di impossibile» dico e lui annuisce.

È andata bene, ero io il soggetto.

«Z-zio, andiamo a-a giocare?» balbetta il piccolo Daniel, tirando il suo pantalone, osservandolo con i suoi occhioni nocciola striati di verde scuro.
Le sue iridi hanno unito i tratti miei e di Amelia, tirando fuori una miscela sensazionale.

«Non si può, piccolo. Fuori ha piovuto ed è troppo bagnato» rispondo, intrufolandomi prima di udire la risposta di Daniel.

Se fosse stato per lui, avrebbe di certo acconsentito. Tanto passo io come il papà cattivo, quindi, perché non esserlo fin dall'inizio?
Mio figlio gonfia le guance e si lamenta, beccandosi un'occhiata di rimprovero da parte mia.

«Dai, Damien, smettila di comportati come l'orco cattivo e torna a distendere le sopracciglia» mi rimbecca Daniel, passando le dita sulla mia fronte.
Poi si china. «Andiamo, Danny, ci si può divertire anche in casa» commenta ammiccando e il visino di mio figlio si apre come il sole che spunta in una giornata di nuvole.

Ecco fatto. L'orco è stato abbattuto dal cavaliere grazie a un abile fendente di spada.

«Come mai sei qui?» domando andandogli dietro, Zachary mi tira i capelli e io lo ignoro.

«Ho portato mia sorella alle lezioni di danza e, già che mi trovavo in zona, ho pensato di venire a vedere come se la passava mio fratello» risponde strizzando l'occhio per poi gettare uno sguardo a Danny, vedendolo trafficare con i lego.

Annuisco e chiedo altre informazioni, venendo a scoprire di come Roberta sia diventata l'esempio della sua intera classe, l'orgoglio dell'insegnante.
Ha sempre avuto il fisico per fare la ballerina e, cosa ancora più importante, la passione.
Se non esiste il fuoco, non si va avanti e si finisce per lasciarsi andare.

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