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Inferno. Cinque giorni d'inferno.
Non pensavo che il tempo potesse scorrere così lento.
Sollevo lo sguardo per qualche secondo su Daryl, giusto il tempo di scuotere la testa e riportare l'attenzione sul blocco di creta che sto modellando nel tentativo di donargli le sembianze di un pesce. Compito assai difficile, viste le continue intromissioni da parte del professore.

"Sanders, io lo vedrei meglio così. Sanders, io allungherei la parte della coda."
Davvero, professore? Peccato che sia il mio lavoro e non il suo, e quindi dovrei poter esprimere la mia fantasia, e non ricalcare per filo e per segno una creatura esistente.
Piego le spalle verso il basso lanciando occhiate dubbiose al mio lavoro che, tutto sembra, tranne che un pesce.

Ornato modellato, una delle mie materie più odiate.

Non tanto per il fatto che la creta è viscida da toccare, puzza terribilmente e alla fine resta incastrata sotto le unghie per giorni, quanto per l'odiosa espressione presuntuosa del professor Mazzini.
Lui e quel suo modo di far vibrare la stecca di legno indicando gli errori anche quando non ce ne sono.

Sbuffo e muovo lo sguardo dall'altro capo della stanza scoccando, ancora una volta, un'occhiata a Daryl.
In questi giorni non sono riuscito a trovare il coraggio necessario a domandargli se fosse stato lui l'autore del biglietto.
Mi sono arrovellato la mente per cercare un modo di presentare la domanda, ma ogni scelta sembrava stupida e visionaria, e alla fine mi sono dato per vinto.

«Morello, un ottimo soggetto. Complimenti, mia cara.» La voce nasale del professore si solleva nel silenzio della classe e i miei occhi si posano involontariamente sul lavoro di Amelia.
Sembra che l'arte faccia parte di lei, non ne sbaglia una.
Creatività, perfezione, armonia. Ecco le qualità della sua opera.

«Non capisco come mai non abbia detto la stessa cosa a me. Guarda il mio pesce» sussurra Daniel indicando il suo ammasso di creta dove spuntano delle pinne sbilenche. Un disastro totale.
Rido e Daniel mi sorride di rimando. Lui, al contrario di Amelia, non riesce neppure a dare forma alla sua immaginazione.

«Reyes, sono impressionato dalla tua fantasia. Puoi illustrare la creatura?» domanda l'insegnante fermandosi a pochi passi da Freddie.
Da quando è tornato a scuola, ho faticato a tenere Daniel a bada. Se fosse stato per lui, lo avrebbe preso da parte e costretto a sputare fuori la verità.
Ma io non voglio altri guai. Mi basta sapere di come lui si sia preso la rivincita su di me, i conti sono pagati, o almeno lo spero.

Parlando di Freddie, nulla è certo.

Il mio animo vibra ogni qualvolta incontro i suoi occhi profondi, un pozzo interminabile di promesse nascoste, odio e cattiveria.

«Si tratta di un'anguilla, professor Mazzini. Durante una vacanza di qualche anno fa, mio padre mi portò a pesca, e ci capitò di incontrarne qualcuna» sorride, un perfetto ragazzo ingenuo e malinconico nel ricordare quell'esperienza.
Nauseante.
Il professore annuisce, sembra gradire l'argomento "pesca."
Daniel bofonchia qualcosa e io riesco a comprendere solo qualche parolaccia sussurrata, probabilmente indirizzata ai due soggetti.

«Mi sembra di aver letto da qualche parte che, se non maneggiata con cura, è difficile prepararla» dice pensieroso il professore, accarezzando l'ispido pizzetto sul suo mento.

Freddie apre di più le palpebre e annuisce partecipe.

«L'anguilla è tossica, non bisogna sottovalutarla. Se toccata da persone inesperte, può diventare letale» risponde spostando l'attenzione, posandola su di me.
Ingoio a vuoto, incatenato al suo sguardo letale, proprio come il pesce di cui stanno parlando.
È un avvertimento.
Abbasso gli occhi stringendo forte l'attrezzo di legno per modellare.
Vuole solo intimorirmi, non devo dargli modo di capire quanto le sue minacce mi spaventino.
Con quale stupido coraggio quel giorno mi sono permesso di sfidarlo?
Se avessi chinato la testa, avrei potuto completare gli studi senza problemi e mi sarei gettato alle spalle il periodo della scuola.

DestinoWhere stories live. Discover now