<Extra> Damien.

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Rumori sommessi, brevi risate, suoni di piatti e bicchieri.
Sorrido e porto alle labbra il bordo del calice, inspirando le note fruttate del vino.
Lo ammetto, non pensavo sarei mai diventato un estimatore di questo liquido, ma, crescendo, i gusti cambiano. Sembro quasi Jason, a muovere la mano per vedere la bevanda roteare sulle pareti di vetro, a inspirare il profumo dalle narici fino a lasciarlo scendere nella gola e inebriare i polmoni.

Accavallo una gamba sotto il tavolo e adagio il corpo contro lo schienale. Gli occhi spaziano sulla mia famiglia, indugiano qualche istante di più sul gonfiore della pancia di Rochelle.
La maternità le ha donato un colore vivido, una bellezza unica.
Le stesse iridi sono piene di passione, un'attesa del tempo scandito dai mesi.

Chissà, forse accadrà anche ad Amelia, quando sarà il momento. Arrossisco e catturo così l'attenzione di Daniel proprio seduto al posto di fronte al mio, i suoi occhi furbi mi scrutano e ghignano, allacciandosi alle labbra tirate verso l'alto.
Faccio una smorfia, scuoto la testa e riporto lo sguardo sugli altri.
Jason solleva il calice e propone un brindisi.

«Siamo davvero orgogliosi di te, Daniel. Meriti questa occasione, e devi godertela fino alla fine» dice e io mi accodo ai bicchieri sollevati, le voci in una sola vibrazione.

Ha perfettamente ragione.

Grazie ad alcuni contatti del suo amico Manuel, e alle persone presenti durante le numerose prove, il mio amico ha ricevuto un ingaggio per una gara importante.
Superare la maggiore età ha finalmente aperto un mondo nuovo alla sua moto, sbloccando così la restrizione dovuta al motore depotenziato e aumentando di tanto le sue prestazioni.

Un'emozione per tutti noi, soprattutto per lui, che non vedeva l'ora di rombare come un'orchestra composta da soli tamburi.
Se prima mangiava l'asfalto, adesso lo rende decisamente rovente.

«Non montarti la testa» lo rimbecco puntiglioso e tutti ridono, lui compreso.

«Ma se hai già iniziato a tirare fuori il fazzoletto bianco da sventolare, quando domani andrò a prendere l'aereo» ribatte e io mi stringo nelle spalle, fingendo un'aria di sufficienza.

In realtà sono preoccupato, ma questa non è una grande novità.
Per colpa dell'università non potrò partire e accompagnarlo; il periodo stressante degli esami risucchia tutte le mie forze.
Per fortuna ci saranno gli altri, compreso proprio l'organizzatore che ormai abbiamo imparato a conoscere nel corso del tempo, o altrimenti gli avrei impedito di andare.
Insomma, Daniel in un'altra città in balia di se stesso? Mai e poi mai.

La cena dei festeggiamenti si conclude di lì a poco, Jason si alza e toglie i piatti dalla tavola e Roberta gli dà una mano.
Sorrido mentre la guardo filare via.
Da quando mio fratello le ha imposto delle regole, fa di tutto, pur di rispettarle. Una di queste è: niente telefono a tavola.
Ci vuole rispetto in presenza delle altre persone e, abbassare continuamente gli occhi sullo schermo, è davvero poco consono, soprattutto quando si sta in famiglia.

«Mia sorella sta diventando proprio carina. Cosa ne pensi?» mi chiede Daniel seguendo la traiettoria del mio sguardo e io annuisco, soffermandomi su quei lunghi capelli neri legati in una coda alta, il corpo slanciato avvolto da leggings stretti e una maglia a fasciare il petto.

Ormai ha quindici anni, l'età dove le ragazze sbocciano e fioriscono. E poi, Rochelle è stata una maestra niente male, confidandole i segreti sul trucco e sul vestirsi, e lei ha appreso tutto con abilità.
Un'alunna perfetta, bisognosa di consigli.

Lo vedo socchiudere le palpebre.
«Secondo me qualcuno le fa il filo e non vuole dirmelo» soffia storcendo il naso e io alzo gli occhi al cielo.

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