-Joseph- Tempo fa.

1.3K 75 65
                                    

Entro nel corridoio dell'ospedale.
C'è odore di pulito, ma, ciò che salta di più al naso, è il disinfettante sui pavimenti.
Rigiro tra le mie mani una scatola infiocchettata e passo lo sguardo sulle pareti fredde.
Non mi piacciono gli ospedali. Sono tristi; le persone piangono; la gente soffre.
Mi affaccio al banco delle informazioni e mi ritrovo a sorridere a una signora vestita di blu.

«Salve» dico cordiale e la donna mi fissa senza muovere un muscolo; mostra una semplice espressione vuota e spenta.
È questo posto a rendere le persone così? Se riservano facce simili ai pazienti, capisco per quale ragione alcuni non diano segni di miglioramento.
La donna non parla, quindi decido di inserirmi io.

«Le visite sono ancora aperte?» domando giocherellando con il fiocco sul pacchetto. Lei solleva l'orologio al polso e controlla.

«Hai ancora venti minuti» risponde e torna a sfogliare qualche cartella tanto per tenere le mani occupate.

Batto un paio di colpi sul bancone e mi congedo con un saluto, affrontando la vastità di porte fino a raggiungere quella designata.
L'uscio è socchiuso e dallo spiraglio soffia un vento afoso e carico di umidità. Busso sul legno e mi sporgo più in là specchiandomi negli occhi nocciola di mio fratello.

Sorrido. «Thommy, come stai?» domando avvicinandomi e lui alza le spalle.

«Come vuoi che vada? Ho una gamba ingessata e non potrò partecipare alle finali di nuoto. Una merda» commenta sbuffando, sistemandosi gli occhiali sul naso con la punta dell'indice.

«Non è certo la fine del mondo» ribatto sedendomi sul bordo del letto.
Mi risponde con una smorfia e spalanca le palpebre.

«Non è la fine del mondo? Certo, la fai facile tu; hai ancora entrambe le gambe per nuotare» gesticola e mi batte un pugno debole sul braccio. «Lo sai che, se vincerai la gara, sarà solo perché non ci sarò io?» domanda con un ghigno sfrontato.

Annuisco. «Sei il migliore» confermo osservando così aumentare il suo sorriso. È bello che lui ne scherzi. Ha fatto proprio un bel volo giù dalle scale e non lo augurerei a nessuno.
Sospira e guarda fuori dalla finestra.
Il suo sguardo nasconde qualcosa, un'ombra terribile, eppure Thomas non è ancora pronto a rivelarlo.
Picchietto con il dito sulla gamba e seguo la traiettoria della sua attenzione, perdendomi tra le fronde degli alberi.

Calma e pace in una giornata estiva.

Tutto ciò di cui una persona ha bisogno, eppure è facile per me trovare queste stesse sensazioni nelle iridi della mia fidanzata.
Amo Isabel alla follia.
Forse siamo troppo giovani per comprenderlo fino in fondo: sedici anni non sono poi così tanti, tuttavia, riesco a dare voce ai miei sentimenti e so che con lei passerò ogni momento della mia futura vita fino ad arrivare alla vecchiaia.
Sorrido e sfioro la collana che mi ha regalato per il mio compleanno.

-Un pezzo di me-, questa è la dedica all'interno del ciondolo.
Come farei senza di lei? Senza il suo profumo; le sue parole; la sua presenza; i suoi abbracci e i suoi baci?

Thomas indugia con gli occhi sulla mia mano e deglutisce, serra la mascella e si lascia andare a un sospiro prolungato.
Basta, c'è troppo buio nel suo sguardo.

«Thommy... cos'hai? Lo sai che con me puoi parlare di tutto. Non siamo da sempre gli unici due a combattere contro il mondo intero?» lo incoraggio posando il mio tocco sul suo braccio.
Aggrotta la fronte e stringe le labbra, gioca con il bordo del gesso e sembra ingaggiare uno scontro con se stesso.

«Non posso, Jos. Non capiresti» mormora triste, e mi fa male al cuore vederlo in questo stato.
Adesso è il mio turno di corrugare la fronte.
Sta scherzando? Da quando in qua non ci confidiamo dei segreti?

DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora