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Daniel compie movimenti meccanici e calcolati, come se fosse del tutto assente o si fosse trasformato in un robot. Non presta attenzione a ciò che c'è intorno a lui, non sono mai neppure entrato nel suo target di interesse, non una singola occhiata.
Sono qui, in piedi sulla soglia da almeno dieci minuti, e rifletto a un modo per tirarlo su, eppure in una situazione come questa ogni argomento mi sembra inutile e privo di significato. Domandargli come si sente risulterebbe sciocco; si vede che non ha una bella cera, il suo dolore è invalicabile, per la maggior parte lo ha ingoiato per sputare fuori un ragazzo triste e spezzato.

«Ti va bene il miele? Ho solo quello dentro casa» mi propone Daniel girato di spalle, la testa si inclina di poco e credo abbia posato lo sguardo sul pentolino del latte che ribolle.

«Certo, volentieri» rispondo, finalmente mi muovo e siedo alla tavola, giocherellando con il bordo di un fazzoletto usato.
Pensa, Damien. Cosa potrebbe scuotere, adesso, uno come Daniel?
Ho l'assoluto compito di trovare un discorso utile per gettare una corda nel suo mare e riportarlo alla riva. Se solo ci fosse un dettaglio concreto, un singolo squarcio da permettermi di inserirmi nella sua mente.
Cavolo, perché non sono un tipo spigliato, uno capace di fare grandi cose di cui vantarmi con lui? Beh, sono un grande bugiardo e potrei inventare qualcosa, ma se da una parte è vero, dall'altra il mio amico conosce bene la mia repulsione per tutti e tutto, quindi verrei sgamato in un baleno.

Trasalisco all'improvviso e punto lo sguardo sulla schiena del mio amico, fortunatamente ancora di spalle, per paura di aver lasciato trapelare i miei pensieri. In effetti qualcosa ci sarebbe: il mio pomeriggio alla spiaggia con Amelia.
Nel ricordare le nostre immagini sento di nuovo la morsa nello stomaco, una fitta piacevole e intensa.
Quali parole potrei utilizzare per attaccare il discorso? Come impedirmi di arrossire, magari balbettare monosillabi sconclusionati, e quindi ingigantire la faccenda?
Dopotutto si è trattato solamente di un bacio, un tocco fugace e privo di significato.

Ne sono veramente sicuro?

Con le dita torturo quel povero fazzoletto, lo riduco in brandelli al pari di tanti coriandoli anonimi e li sospingo con i polpastrelli, creando un tracciato biancastro.
Il significato c'era, eccome se c'era.
Oh, dannazione a me! Non è il momento giusto per farsi problemi sulla trama fitta della complicità mia e di Amelia; l'importante è concentrarmi su Daniel e su come aiutarlo a evadere dalla sua tristezza, e in questo istante tengo una bomba tra le mani, un asso nella manica.
Mi schiarisco la gola, inalo un sorso di silenzio, unisco un mezzo respiro, e butto entrambi giù a fatica.
È più facile a dirsi che a farsi.

«Ieri il tempo al mare era un po' burrascoso» inizio a dire, giro gli occhi su tutto, tranne che sul mio amico.
Lui spegne il fornello con un colpo secco e si volta. In una mano tiene il manico del pentolino, nell'altra una tazza di ceramica monocolore di un lilla slavato.

«Ah, già. Mi ero completamente dimenticato del tuo pomeriggio con Amelia» commenta mentre fa attenzione a non versare il latte sulla sua pelle.

La scomparsa di Roberta lo ha davvero distrutto; in un'occasione diversa non si sarebbe mai scordato del piano segreto ideato da lui stesso. Colpisco un paio di pezzi di carta con l'indice e il pollice, li vedo sfilare lungo la tavola fino a tuffarsi oltre il bordo e cadere in terra.
"Sai, Daniel, ho deciso di baciare Amelia di mia spontanea volontà"; potrei esordire così.
I pensieri tornano prorompenti, non riesco proprio a fermarli.
Dirlo ad alta voce, cosa potrebbe darmi? Soltanto le solite domande, questioni alle quali ho cercato di non pensare per l'intera giornata.
Amelia è una ragazza così carina, dolce, con una nota un po' goffa da donarle un'aria tenera e speciale.
È stato questo mix di sensazioni a farti agire in quel modo, Damien?
Cavolo, non lo so. Non lo so proprio.

DestinoWhere stories live. Discover now