<82> Daniel.

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Ho voglia di staccare.
Di allontanarmi dalla solita vita almeno per questa sera e perdermi non so dove, gettando via i panni che sono costretto a indossare ogni santo giorno e dimostrare a me stesso di esserci ancora, da qualche parte, lasciato integro dalla mia farsa persistente.
Sollevo le braccia verso l'alto, mi lascio andare alla musica, ondeggio come uno stelo d'erba colpito da un vento leggero, delicato, piacevole.

Ho bisogno di respirare aria nuova.

I bassi rimbombano nella vasta sala, le luci ci illuminano a tratti, i piedi pestano il pavimento e lo scuotono dalle fondamenta, l'odore di sudore mi avvolge in un turbine e mi inebria.
Forse ho alzato troppo il gomito, ingurgitando un bicchiere dietro l'altro, eppure mi sento così bene, la mente in totale blackout. Ho accantonato i pensieri, li ho relegati in un angolo remoto e in pendenza per lasciarli strisciare a fatica, incapaci di tornare in superficie.
Oggi non c'è spazio per niente; questo istante è dedicato a me e al mio divertimento.
Getto uno sguardo in mezzo al tripudio di corpi e bagliori, e osservo Rick strusciarsi contro una ragazza, balla al suo stesso ritmo ancheggiando mentre lei si schiude al pari di un fiore pronto a sbocciare. C'è intesa, un misto di complicità e spensieratezza da fare invidia a chiunque.

Chiudo le palpebre, muovo la testa e i capelli raccolti in una coda alta mi battono sul collo un pelo sudato. Siamo solo io e la musica, sento il mio respiro nelle orecchie.
Vorrei perdermi, dare in pasto la mia tristezza e non sentirla mai più.
Non è possibile. Lei non fa altro che ruotarmi attorno: si infila nel mio corpo, mi colpisce forte, traccia segni indelebili con le sue unghie affilate.
Scuoto il capo, sbuffo e pondero seriamente l'idea di attaccarmi a un nuovo giro di drink pur di mettermi al tappeto.
Pensieri, non oggi, cazzo.

Creo una fessura negli occhi e mi ritrovo a perdermi nello sguardo di un ragazzo a qualche metro di distanza: ha i capelli corti e il colore si alterna da un blu acceso a un rosso sgargiante per via dei faretti in azione, la maglia è attillata così come i jeans.
Non riesco a capire ulteriori dettagli. Lui balla, la sua attenzione percorre ogni centimetro della mia figura. Alla fine sorride, una linea tirata in alto bagnata dalla saliva della lingua che scompare di nuovo dentro la bocca.
Sorrido a mia volta, un gesto spontaneo per il quale perderei qualsiasi gara in cui non fosse permesso di ridere, poi mi concentro sul soffitto.

Le casse rombano, sembra di trovarsi sulla pista di una gara di moto.
Mi manca correre, in verità. Dopo l'incidente non ho più affrontato nessuna competizione, neppure una sbirciatina a un percorso.
Damien direbbe che ho paura, ma non è così: ho tradito la mia bella ragazza, l'ho ferita e, con lei, anche il mio orgoglio si è incrinato. Permettere ai problemi di annebbiare la mia mente è stato un grande sintomo di debolezza, il peggiore, davvero, e non mi accadeva ormai da tanto.
Sono forte, lo sono sempre stato.

Rick si avvicina, sento il suo profumo misto a quello delle ragazze contro le quali si è gettato per ballare.
«Dani, ti prendo altro da bere?» domanda gridando, cerca di sovrastare il suono della musica, fallendo almeno in parte.

«No, sono a posto così» mento chinandomi un po' verso di lui per non tirare le corde vocali già in fiamme e pagare a caro prezzo, domani, i tentativi di battere il suono in una guerra già persa in partenza. Ne avrei bisogno, cazzo se vorrei nuovo liquido a infiammarmi la gola, tuttavia è meglio così. La soglia per diventare mio padre è sempre dietro l'angolo, e se posso dimenticare tante cose o fingere di farlo, questa regola non la cancello mai dal mio repertorio, così quel che costi.

Davide si affianca a noi e parla all'orecchio di Rick, indica un paio di ragazze poco più in là, una è molto prosperosa al punto giusto e la seconda molto simile alla prima, entrambe intente a fissare proprio i miei due amici.
Mi estraneo di colpo.
Non li vedo più.
Non esistono.
Siamo tornati soltanto io e il mio fiato, i movimenti, i rumori.
Le musiche si alternano, un carrello infinito di melodie, ciononostante non mi sento stanco. Desidero che questa serata duri per sempre: danzare fino a esalare l'ultimo respiro, c'è niente di meglio?
Qualcuno mi viene addosso e riapro le palpebre di scatto, forse un pelo nervoso per l'interruzione non gradita. C'è una ragazza accanto a me, ride ed è palesemente ubriaca, i capelli scomposti, il passo incerto e le mani a sostare sul mio torace più per tenersi in equilibrio che per altro.
Ghigno malizioso e la vedo rispondere con un'occhiata da predatrice, conscia di aver tirato la freccia al tipo giusto. Infatti mi si spalma contro, la schiena poggiata sul mio petto, le braccia attorno al collo.

DestinoWhere stories live. Discover now