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Ascolto il cellulare squillare, eppure non apro gli occhi.
Sono così stanco, voglio solo dormire.
Il rumore insiste.
È la prima volta in cui odio così tanto questa suoneria, ed è davvero difficile avercela con Ludovico Einaudi e la sua meravigliosa musica.

Tendo un braccio e colpisco qualcosa. Saranno di nuovo i miei occhiali da lettura? Forse dovrei lasciarli direttamente sotto il letto per risparmiare sia a me che a loro la solita scena pietosa di un circolo infinito. O, forse, potrei inserirli nel cassetto così come faccio con il libro di turno.
Non posso pensarci adesso, ho una missione ben più importante: maledire internamente il disturbatore del mio prezioso sonno.
Non guardo lo schermo del telefono e mi limito a muovere la cornetta verde verso destra.

«Pronto?» biascico sbadigliando.

Ti odio. Chiunque tu sia, ti odio infinitamente.

-Buon compleanno, Dami.- Un sussurro carico d'emozione.

È Daniel.
L'ha fatto davvero: mi ha chiamato a mezzanotte. Chissà da quanto aspettava di poterlo fare e, ovviamente, non ha perso l'occasione.

«Da adesso in poi non mi chiamerai ogni anno, vero?» mi lamento, scoccando uno sguardo disperato alla sveglia.
Mezzanotte e un minuto. È stato preciso.
Lui ride spontaneo e non posso fare a meno di soffiare una risatina di accompagnamento. Dannazione, è complicato avercela con Daniel.

-Io, al contrario di qualcun altro, mantengo sempre le promesse, e poi... volevo essere il primo a darti gli auguri, ecco. Me lo merito, dopo tutto il tempo che mi hai fatto aspettare- ribatte, sento il fruscio delle coperte contro il microfono del telefono.

Sì, se lo merita, ma non ha messo in conto la sveglia presto per andare a scuola e la mia sfortuna di non riuscire a prendere sonno in fretta quanto lui.
Però... come negare a Daniel il suo unico desiderio?
Sarei un mostro.

-Ricorda l'altra notte: sei tu ad avermi chiamato alle cinque del mattino. Diciamo che siamo pari- prosegue con un discorso così saldo da affondare ogni mia intenzione di replica.
Non che ne avessi qualcuna pronta, in verità.
Anche se fingo di lamentarmi, mi fa davvero piacere la sua premura.
Trovare Daniel è stato come scoprire un tesoro inestimabile.
Beh, a essere onesti è stato lui ad aver trovato me e combattuto per non lasciarmi andare, ma questi sono semplici dettagli.

«Ho capito, hai ragione. Ti sarà concesso tenermi sveglio ancora per... una decina di minuti» gli dico, scatenando la sua ennesima risata. Un istante dopo resta in silenzio e io lo ascolto respirare, talvolta ingoia a vuoto.

-Sei emozionato?- chiede e tira su con il naso.

Oddio, non è facile rispondere a questa domanda.
Dentro di me c'è un turbinio in lotta, e non è soltanto l'emozione: si alterna la paura di sbagliare; l'agitazione di non riuscire a comportarmi genuino; l'ansia di cedere al panico.
Le novità mi spaventano a morte, ormai è una frase scontata e già sentita, ma un piccolo pezzo del mio io passato desidera risalire in superficie, lo sento. Cavolo, per una volta non voglio proprio affidarmi a lui.
Posso farcela con le mie forze.

«Diciamo di sì. In realtà, sono anche dubbioso, però mi conosci meglio degli altri e non starò qui ad annoiarti con la solita solfa» rispondo girandomi su un lato, il telefono tra la spalla e il cuscino.

-Ma quale solita solfa, stupido. È un momento importante e diverso, quindi spara fuori ciò che ti viene in mente e buttiamo al tappeto questi fantomatici dubbi. E poi, Roby si è ormai rassegnata a non dormire; l'aveva messo in conto- spiega, e ascolto sua sorella borbottare qualcosa.

Sorrido e sospiro. Mi manca anche lei, non solo Daniel.
Questa casa è totalmente vuota senza di loro, l'allegria di cui erano capaci totalmente scomparsa, eppure non posso dirlo ad alta voce, e non è per non gonfiare l'ego di Daniel, affatto.
So che lui è triste di essere andato via, però non lo dimostra. Il mio migliore amico gioca sempre nei panni dell'eroe, il ruolo di chi riesce a cavarsela con il minimo dei colpi.
Non è così.
Ne prende più di tutti. A differenza di altri, però, li sa incassare bene, e ignora le ferite che, per forza di cose, prima o poi vanno sparendo.

DestinoWhere stories live. Discover now