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Tiro un sospiro di sollievo nello scorgere il paesaggio familiare dal finestrino dell'autobus.
I soliti alberi con le foglie arancio che fanno da coperta ai marciapiedi; il colore rosso dei tetti delle case basse; le palazzine di appartamenti in fila ordinata ognuno uguale all'altro.
Lo so, non è il panorama del bosco di fronte all'Hotel, ma in qualche modo fa parte di me.

«Ehi, Dami, fammi assaggiare» dice Rick affondando la mano nel pacco di biscotti aperto sulle mie gambe, tirandone fuori una cospicua manciata.

Prima cosa: perché crede di potermi amichevolmente chiamare Dami? Ah, già, siamo amici, e gli amici fanno questo. Come dimenticare le regole.
Seconda cosa: ci sta già pensando Amelia a terminare i biscotti.
Tra lei e Rick non si sa chi ha più fame.

E chi ci pensa a me?

Sorrido tirato annuendo.
Fai pure, tanto ormai è roba vostra.
Lancio un'occhiata fugace ad Amelia al mio fianco. Daniel mi ha letteralmente costretto a sederle vicino. Con una strizzata d'occhio ha detto: "La barca è già nel fiume, ti basta solo guadarlo."

Non so, le massime di Daniel, talvolta, hanno qualcosa di raccapricciante.

«Ne prendo un ultimo e poi basta. So già che mia madre vorrà rimpinzarmi e non posso arrivare senza fame» dice Amelia sgranocchiando il suo... non so ho perso il conto.
Le porgo direttamente il pacco.

«Prendili tutti, io sono pieno» le dico sorridendo gentile.
Non è assolutamente vero ma, quando ho tirato fuori l'oggetto incriminato, loro si sono avventati su di me come bestie feroci.
Neppure fossimo in tempi di carestia.

Daniel non si è staccato nemmeno per un istante dal finestrino. Dopo la strigliata della professoressa ha deciso di darsi una calmata e di adottare un profilo basso.
Ho la sensazione che il non aver potuto salutare Nathan lo abbia in qualche modo rattristato.
Be', meglio così. Non sentiremo mai più parlare di lui.

«Cosa ascolti di bello?» mi domanda Amelia occhieggiando all'unica cuffietta indossata, l'altra pende sul mio petto.

Gliela porgo e lei la mette facendosi attenta.
L'unico ad aver ascoltato la mia playlist personale è sempre stato Daniel, trovandola estremamente noiosa. Parole sue.
Assorta guarda fuori dal finestrino e io mi perdo per qualche istante a fissarla.
So così poco su di lei.
Come avrà trascorso la sua infanzia? Che fine ha fatto suo padre? Come mai è stata costretta a cambiare scuola?
Conoscendo bene il mio essere restio a parlare del mio passato, non mi sognerei mai di domandarglielo.

Sposto l'attenzione lanciando un'occhiata fugace in direzione di Freddie.
Dal giorno in cui sono letteralmente scappato da lui, non si è più fatto sentire.
Non credo abbia dimenticato la sua minaccia. Cova qualcosa; lo posso intuire dalla mascella serrata e dal sorrisetto che ogni tanto gli illumina il volto.

Cosa starà pregustando con tanta gioia?

Rabbrividisco, d'improvviso a corto di saliva. Meglio smettere di pensarci.

«Hai bei gusti in fatto di musica» dice Amelia sinceramente colpita.
Sorrido prendendomi una bella rivincita interiore. Ecco, Daniel, questo è un commento fatto con intelligenza.

«Sono felice ti piacciano. Adoro la musica strumentale, mi fa disegnare in modo divino» le confido rammentando il primo giorno a casa sua, dove intavolammo lo stesso identico discorso.
A proposito del disegno... Quando potrò porre di nuovo la matita su un foglio?

Sospiro. Mi è mancato riprodurre le mie emozioni attraverso le immagini. Eppure credo che, dopo il problema con Freddie, non sarei comunque riuscito a tirare fuori nulla di buono.
Intravedo la scuola in lontananza e mi metto meglio a sedere.

DestinoWhere stories live. Discover now