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Colpi lontani, quasi ovattati.
Un martello?
Forse, ma non ne sarei così sicuro, non essendo ancora del tutto sveglio.
Possibile che io non riesca mai a dormire in santa pace?
E prima gli uccelli che cinguettano senza pietà fuori dalla finestra aperta; poi Daniel e Roberta; il ventilatore e la sua musica cigolante; adesso il muro che crolla.

Basta.

Pigio le mani contro il materasso e mi tiro su. Corrugo la fronte.
Non è un martello, ma un bussare alla porta.
Da quando in qua i miei familiari si prendono la briga di annunciarsi?
Il mio cervello è incapace di mettersi in moto così in fretta, e la porta si spalanca di colpo.
La figura di Amelia irrompe, un sorriso carico ed emozionato le illumina il volto.

Sgrano le palpebre. Cosa ci fa in camera mia?
Lei attacca a parlare, la voce risuona stridula dalla gioia e fischia nelle mie orecchie.
Non ascolto niente.
Sto perdendo dei passaggi essenziali, me lo sento.

«Piccola, un attimo» mi lamento, la coperta scivola lungo i miei fianchi nudi e si blocca all'incirca a metà coscia.
Sono un tipo a cui piace percepire la morbidezza delle lenzuola sulla pelle, sebbene faccia piuttosto caldo per essere i primi di agosto. Fortuna che indossavo almeno i boxer.
Certo, ci siamo già visti senza abiti, ma alla luce del primo mattino è diverso se paragonato alla penombra di quel giorno.
Lei mi ignora, come se il suo discorso venisse prima di tutto il resto.

«Il mio papà mi ha chiamata questa mattina. Un suo amico rende disponibile una casetta in montagna, e ci ha invitati entrambi a passare un paio di giorni con lui! Ma ci pensi? Disegnare io e te nel bosco» esclama battendo le mani entusiasta.

Aggiunge altri particolari, agita le braccia e ride.
Peccato che io mi sia fermato alla parola: padre.
Non può capitare una tempesta così all'improvviso. Necessito di una preparazione mentale, di un rito essenziale per non uscire di testa.

Messo alla prova da uno dei suoi genitori? Con Rosa è stato facile, lei mi ha persino aiutato con le infusioni di cortisone, conosce i particolari della mia patologia e abbiamo avuto tempo per legare.
Cosa sono invece due miseri giorni se messi a confronto?
Andrò male, malissimo.
Non so quasi nulla su suo padre. Amelia lo dipinge come un uomo solare, affabile, spiritoso.

Ma io non sono altrettanto, o almeno non quando è l'agitazione a fare da padrona. E accadrà questo: una scena terribilmente ridicola con me a rappresentare l'unico protagonista di questo disagio.
Sarò sotto esame. E se non gli piacessi? Se mi trovasse inadatto a stare con sua figlia?
Ovviamente andrà così. Stupido anche solo pensare il contrario.

Di cosa si parla con il genitore della propria fidanzata? Non ne ho idea.
Io e mio padre intavolavamo lunghi discorsi, eppure la maggior parte delle chiacchiere viravano su argomenti miei, quelli di un bambino alla ricerca di stimoli esterni e delle novità.
Dubito di potere inserire i cartoni animati, fumetti, documentari o gusti di gelato tra le scelte.

«Damien, ehi» lei mi riscuote schioccando un paio di dita davanti ai miei occhi.

Sbatto le palpebre. Mi ero totalmente estraniato dal nostro mondo.
Deglutisco.
Dille che non va bene, che stai male, che... qualunque cosa, dannazione.

Sospiro e mi specchio nelle sue iridi brillanti. Il suo amore mi viene trasmesso con un semplice gesto e un sorriso accennato.
È davvero felice, non aspetta altro che tuffarsi in questa nuova esperienza con me.
Se fosse per lei, tingerebbe ogni palazzo esistente dei sentimenti provati, cucirebbe striscioni con i nostri nomi, lasciandoli sventolare in qualsiasi parte del mondo.

Amelia ha affrontato le peggiori delle battaglie, scalato problemi esistenziali e buttato giù una stabile barriera, pur di entrare nella mia anima.
Ormai siamo un laccio annodato stretto: dove si muove uno, si muove l'altra.
In questo percorso affrontare un passo in più è importante, e tutte le caselle serviranno solo a rafforzarci.
Sorrido baciandole dolcemente le labbra, le sue ciglia mi solleticano le guance.

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