<33> Daniel.

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Abbasso lo sguardo sulla maniglia. L'ho incastrata per non farla muovere dall'interno, un lavoro facilitato dalla scarsa manutenzione verso questo stanzino dimenticato da tutti.
Sfioro la porta con le dita e ci poggio contro la fronte, socchiudendo le palpebre.

«Puoi farcela, Damien» sussurro piano.
Lo so, mi odierà per avergli inferto un tale colpo basso, e all'inizio non capirà le mie intenzioni, anzi, probabilmente mi maledirà.

Il piano è stato elaborato da tempo: avevo tutto in mente e, l'episodio con Freddie, non ha fatto altro che comunicare la disperazione del mio migliore amico, il suo bisogno di sfogarsi e di allontanare i problemi.
In parte ha tirato fuori il suo dolore con me, tuttavia, Damien non dice mai tutto: è un libro chiuso e talvolta mi dà il permesso di leggere una pagina, un foglio scelto accuratamente da lui e, forse, riscritto per l'occasione.
Io lo vedo, lui nasconde tanto.
Possiede i miei stessi occhi, i miei stessi demoni che danzano nell'anima. Ci confidiamo tra noi, ma allo stesso tempo non ci confidiamo.

Questo è il nostro rapporto.

Sono stanco di vederlo cadere in basso, di lasciarsi andare senza godersi la vita.
Amelia lo può salvare.
Amelia deve riuscirci.
Stringo gli occhi.
Deve riuscirci, altrimenti Damien non avrà più nulla per cui varrà la pena di lottare.

Sospiro e mi allontano piano, senza farmi sentire.
È il momento di attuare il mio piano B: nessuno deve cercarli o accorgersi della loro assenza.
Compio un giro veloce nella stanza delle amiche di Amelia.
Non appena mi vedono, due di loro abbassano lo sguardo imbarazzate, la terza mi fissa, indecisa se parlare o no.

Cavolo, faccio questo effetto alle ragazze?

«Ehi, ciao, sei Arianna, vero? Mi ha mandato Amelia» dico e resto sulla soglia.
Non mi hanno ancora invitato a entrare e non vorrei dare l'impressione di essere un tipo invadente.
Be', in realtà lo sono, ma questa volta non mi pare il caso di dimostrarlo, soprattutto davanti alla loro timidezza.
La vedo annuire, o almeno credo.

«Il mio amico Damien non è stato bene e lei si è offerta di badare a lui finché non si sveglierà» spiego sorridendo, cercando di metterla a proprio agio.
Di sicuro crederanno alla mia menzogna. Dopotutto, sono un bravo interprete.

«Damien? È qualcosa di grave?» domanda una delle due dietro e poso lo sguardo su di lei.

«Tranquilla, ha avuto solo un forte capogiro, probabilmente perché ha preso freddo. Gli dico sempre di vestirsi più pesante, ma cosa ci vuoi fare? Non accetta mai i miei consigli.» Sospiro alzando le spalle.
Mi spiace, Dami, ho dovuto inventare una bella storiella su di te e invertire le parti, altrimenti il piano non sarebbe andato in porto.
Di solito è lui a costringere me a coprirmi con più strati e a non sfidare l'inverno, però mi sento un temerario, e giocare a dadi contro un nemico invisibile è la mia passione.

Scambiamo ancora qualche parola, infine le saluto gentile e loro fanno altrettanto.
Perfetto, la seconda parte del piano è andata a buon fine.
Vago per l'Hotel alla ricerca dei miei compagni di stanza. Riconosco la risata di Rick e mi dirigo in quella direzione.
Lo vedo chiacchierare amabile con alcune ragazze, e assieme a lui ci sono due suoi amici, compreso Freddie.
Serro la mascella.

Osservo quel bastardo sorridere come se nulla fosse, gesticola mimando qualcosa che da lontano non riesco a comprendere, eppure fa ridere tutti.
Il ragazzo conosciuto sin da bambino è stato capace di un simile ricatto.
Stento a crederci, eppure, una parte di me aveva intuito qualcosa nel trascorrere degli anni.
Freddie è mutato e, anche se siamo sempre stati uno accanto all'altro, la sua strada ha preso un bivio diverso dal mio.

Prendo un paio di bei respiri pesanti. Ho promesso a Damien di comportarmi bene e che non avrei fatto scenate, puntando così i riflettori sulla sua storia.
Inspiro e lascio andare il fiato per l'ultima volta.

DestinoWhere stories live. Discover now