24. <Amelia>

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Le macchine sotto il mio balcone si muovono annoiate, proprio come lo sono io. Ho provato di tutto per tenermi impegnata: la musica; i telefilm; i videogiochi; il disegno.
Niente.

Oggi mi sento stranamente inquieta.

Lo testimoniano anche i tre pacchetti vuoti di biscotti sparsi sul mio letto. Non dovrei mangiarne così tanti. Subirò un rimprovero dalla mamma, quando ne verrà a conoscenza.
Come posso spiegare le mie perplessità a lei? Il mio sesto senso femminile viene sempre deriso, persino dai miei parenti.
Faccio una smorfia nel ricordare la bocca piena di cibo di mio zio mentre mi batte una mano sulla spalla e, tra uno sputo e un altro, esclamare: "Amelia, un giorno capirai che tutto questo non esiste", condito da una grassa risata di derisione.
O forse, più semplicemente, la sua mente non è mai in grado di ragionare per la quantità di birra trangugiata in ogni occasione.

Abbasso lo sguardo proprio nel momento in cui vedo sfilare la figura slanciata di Damien, al seguito suo fratello e Jessica.
Ecco la causa di tutti i miei pensieri.
Mia mamma equivocherebbe dicendo: "Ti sei innamorata, bambina mia?", eppure io so che non si tratta di questo.
Certo, Damien è un bel ragazzo, ha degli occhi profondi e magnetici, il suo naso storto gli dona un pizzico di mistero e il suo sorriso crea una simpatica fossetta sulla sua guancia sinistra, però è proprio quest'ultimo il problema: il suo sorriso.
Falso, tirato, e non possiede quella scintilla di vera dolcezza.
Non si diverte.

Nel poco tempo trascorso assieme ho imparato ad analizzare i diversi sorrisi di Damien: quando lo rivolge a Daniel, gli si illumina il volto, ride spontaneo e così fanno i suoi occhi; con gli altri è solo una linea tirata verso su, solleva le sopracciglia e spalanca di più le palpebre per fingere maggiore interesse.
So bene di sembrare una pazza con questi discorsi, ed è questo il motivo per cui non rivelo a nessuno i miei pensieri.

Immagino la possibile scena di una me intenta a confessare questi dubbi a un'ipotetica amica: "Ehi, hai notato le migliaia di sfumature del volto di Damien e il suo modo di mentire al resto del mondo?" Ricevo in cambio un'espressione perplessa: "Ma cosa dici? Che ti inventi? È sempre cosi perfetto", riposta dell'amica.
Sarei da ricoverare.

Mi accuccio accanto alla ringhiera e tengo il ferro tra le dita, cercando poi di infilare il viso tra le fessure in modo da sbirciare senza essere vista. Sono rimasti solo Damien e Jessica. Probabilmente Jason è andato a prendere l'auto.
Chiacchierano, lei gesticola molto passando di continuo le mani nei capelli fluenti, lui annuisce e talvolta ridacchia.
Possibile riesca a ingannare proprio tutti? A volte mi chiedo se non sono io a vederci male.

«Amelia, cosa stai facendo?»

La voce della mamma suona alle mie spalle e, colta alla sprovvista, sollevo la testa e colpisco dolorosamente la ringhiera.
Mi massaggio la nuca piagnucolando.

«Lo sai che devi bussare per annunciarti» mi lamento alzandomi in piedi, spazzolando i calzoni del pigiama dai residui di foglie secche.
Mia madre alza gli occhi al cielo e incrocia le braccia.
«Allora, cosa ci facevi seduta sul balcone?»

Stringo le spalle. «Prendevo aria» lo dico con naturalezza.
Non sono solita mentire alla mamma, anzi, non mento mai a nessuno, ma questa è una bugia detta a fin di bene.

"Sai, spiavo il nostro vicino di casa", che figura farei, altrimenti.

Il suo sguardo guizza sul letto e individua i biscotti, il quarto pacco aperto e consumato fino a metà. «Amelia», inizia con il suo tono di rimprovero, «sai bene che non dovresti mangiarne così tanti. Dove li metti i tuoi sacrifici?» mi indica con la mano.

Imbroncio le labbra colpevole.
Ciò che dice è vero.
Esco fuori da un periodo di stress dove, nella scuola passata, mi prendevano in giro per via del mio peso abbondante. Dopo le caricature sulla lavagna di me che esplodevo come una bomba, i dispetti nell'armadietto, i continui commenti dispregiativi dietro alle spalle e gli spintoni nei bagni, mia madre ha preso la decisione di trasferirmi.
La situazione stava diventando insostenibile, sebbene io rientri in una tipologia di persone a cui non interessa granché il parere degli altri.
A quella gente non importava che io avessi problemi di tiroide, senza però averlo ancora capito; il bello era prendere in giro la ragazza cicciona, quella che, secondo loro, amava le abbuffate.
È vero, sono una mangiona, però sono sempre riuscita a regolarmi e a non ingrassare. Tuttavia, quando è il proprio corpo a sabotare se stesso, non c'è dieta che tenga.

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