<Extra> Jason.

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Avanzo, torno indietro e poi ripercorro lo stesso identico cammino.
Sbuffo e mi massaggio le tempie.
Lancio un'occhiata allo specchio e sposto l'attenzione sui due bottoni della giacca scura tendente al blu.

Sono allineati? Li ho fermati bene?
Li slaccio e riallaccio, tanto per esserne sicuro.
Oddio, fa così caldo.

Muovo il colletto della camicia, e mi sembra di essere legato a un cappio. Qualcuno, presto o tardi, posizionerà una sedia sotto ai miei piedi e mi lancerà in avanti, in attesa di vedermi penzolare.
No, calmo.
È solo l'ansia della cerimonia, niente di più.
Non devo pensare alla chiesa gremita, alle musiche, ai fiori e alla gioia e lacrime sul volto dei presenti.

Ingoio e mi manca l'aria. Adesso tolgo giacca, gilet e camicia del mio abito tre pezzi, e mi tuffo sotto lo scroscio fresco del lavandino. Al diavolo tutto.
Strizzo le palpebre e la mia mente si proietta direttamente verso l'immagine della famiglia Narcisi al completo.
Posso già vedere i loro occhietti scrutarmi alla ricerca di qualche imperfezione. Chissà se Aurora riuscirà a trovare anche oggi un modo per paragonarmi ai vecchi fidanzati di sua figlia, a parlare dei miei difetti come se fossero uno scoglio insormontabile.

Se non ci fossero le due nonne, Dalia e Teresa, a salvarmi, a quest'ora starei rosolando su uno spiedo fino a diventare croccante e pronto da servire sul loro piatto di cattiverie.
Sto male, male dentro lo stomaco, male persino dentro le ossa.
Batto un piede a terra e sbuffo seguendo il ritmo dei colpi sul pavimento.

D'un tratto si apre la porta e io mi volto in quella direzione come un naufrago verso un'isola avvistata in lontananza.
Dave mi sorride e sfoggia il suo meraviglioso abito da testimone scuro, il giglio bianco nel taschino abbinato a quelli dentro al bouquet di Rochelle.

«Non avresti dovuto lasciarmi solo. Sto impazzendo» mi lamento sull'orlo di una crisi, muovo le mani incapace di tenerle ferme.
Il mio migliore amico fa una smorfia e chiude l'uscio, lasciando uscire uno sbuffo dalle labbra.

«Jason, amico, devi stare tranquillo. Stai solo per sposarti, non è la fine del mondo» commenta con un ghigno beffardo.

Vorrei strozzarlo. Lo ammazzo, così tingerò di sangue il mio matrimonio.

Sollevo l'indice e lo batto con l'altro, seguendo le mie parole successive. «I fiori sono a posto? Gli invitati? Si stanno stufando? Oddio, non dirmelo, sono andati via» esclamo alla fine colto dal terrore di vedere la chiesa completamente vuota, e Rochelle scappata con chissà quale vecchio fidanzato ripescato da sua madre.
Dave corruga la fronte e mi viene vicino, costringendomi a sedere e a placare le gambe tremanti.

Ansimo, sto per morire.

«Jason, adesso calmati. È normale avere un attacco di panico prima di queste situazioni, non sei di certo il primo ad essere crollato. Tanti sposi svengono persino sull'altare» dice e io spalanco le palpebre, per nulla rincuorato.

Sarà la mia fine.

Accasciato come un sacco sull'altare sotto lo scroscio di risate da parte dei presenti. Che bella figura.
La mia immaginazione naviga lasciando il porto sicuro.
E se, durante il pranzo dopo il matrimonio, dovesse andare a piovere? Perché diavolo l'ho scelto all'aperto?
Rido tra me e me.
Ma cosa vado a pensare. Senza la cerimonia, non ci sarà nessun pranzo.
Niente di niente.

Ingoio. «Aiutami» lo supplico aggrappandomi a lui, vedendolo annuire serio.
Senza preavviso, mi scocca uno schiaffo in pieno volto, niente di forte, ma lo schiocco c'è stato.
Lo guardo allibito, le labbra dischiuse in una posa sorpresa.

«Che cazzo fai?» ringhio alzandomi, la paura sostituita da un sentimento più forte.
Dave sorride e incrocia le braccia.

«Visto? Il Jason tremolante è scomparso» commenta fiero di sé.
Esistevano un milione di modi per farmi rinsavire, ma ovviamente lui ha scelto il peggiore.
Butto fuori il respiro. Dannazione però, è riuscito veramente a sbloccarmi.

DestinoWhere stories live. Discover now