<92> Jason.

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Se qualcuno mi chiedesse: è facile andare al mare, nonostante la terribile paura dell'acqua, di affogare in un moto di onde e riempirsi i polmoni senza possibilità di aiuto? Probabilmente, nonostante la premessa tragica e ingigantita, risponderei affermativamente.
La presenza di Dave mette a rischio ogni mia sicurezza? Anche questo sarebbe un sì.

Mi passo una mano sulla faccia, occhieggiando alla riva.
Due giorni di silenzio da parte sua non sono affatto rassicuranti.
Lo so. Sento dentro di me la sensazione che prima o poi verrò a scontrarmi con la dura realtà di avere un migliore amico del genere: un ragazzo premuroso all'occorrenza, ma letale in ogni altro ambito.

Si trattava della prima ragione del mio rifiuto a portarlo qui, però alla fine, non so neppure come, riesce sempre a fregarmi.
Muovo lo sguardo, osservando tutti quanti nuotare e ridere tra loro.
Un brivido mi percorre la schiena, un tremore nel profondo.
Il solo immaginare di trovarmi lì, basta ad aumentare il battito del cuore e seccarmi la bocca.
È terrore puro, non posso farci nulla.
Mi piace il sole, e questo basta a rendere la mia vacanza calma e tranquilla.
Niente onde, nessun pericolo di morte.

«Nipote mio, come mai sei tutto solo?»
Sollevo lo sguardo su William, schermando gli occhi con una mano, coprendo in parte la luce.

«Io e l'acqua non siamo compatibili» rispondo sorridendo, osservandolo sedersi accanto a me.
Devo ammetterlo, mi sento ancora strano a passare dei momenti con i nonni.
Dopo così tanto tempo solo in due, è quasi difficile ascoltare un nuovo suono mai udito.
Se ne sta per qualche istante in silenzio e io vorrei tanto domandare qualcosa a proposito delle condizioni di Emily, eppure ho la sensazione che questo sia un argomento davvero delicato, difficile da intraprendere.

«Ami davvero molto la tua fidanzata» commenta, facendo brillare i miei occhi e sbocciare un sorriso sincero sulle labbra.
Non potrei immaginare il mio mondo senza Rochelle. Lei mi ha aiutato quando non avevo altro, mi ha strappato da una situazione di solitudine forzata e lenito un cuore stravolto dal dolore.

«È così. La convivenza ha solo rafforzato il nostro rapporto» rispondo cercandola tra quella moltitudine di facce, sfiorando il suo stupendo profilo baciato dal sole.
Solo un pazzo sarebbe in grado di resistere di fronte a una bellezza del genere.
Lancio un'occhiata a mio fratello, accertandomi che vada tutto bene.
Non sarò mai in grado di togliermi questo vizio.
Damien sarà sempre il mio chiodo fisso; il suo bene viene prima di ogni altra cosa.

«Quindi, ti imbarcherai in una difficile prova nel salvare quei poveri ragazzi» dice William, sventolando il volto con l'aiuto di un ventaglio piatto, la cordicella rossa ondeggia a ogni movimento.
Annuisco, passando inevitabilmente l'occhio anche su Daniel e Roberta.
Una prova, proprio come dice il nonno.
Vivere per pochi giorni con due persone estranee non è come stabilirsi per anni, a stretto contatto giorno dopo giorno.
Abbiamo diverse abitudini, ritmi e necessità.

Sarà complicato, l'ho già messo in conto. Tuttavia, né io, né Damien, avremmo mai permesso di mandarli chissà dove, senza possibilità di contatto.
Insomma, sono diventati l'ala mancante di un aereo, chiudendo il cerchio.

«Hai compiuto un lavoro ammirabile con tuo fratello, sarai di certo capace di fare il papà con loro» aggiunge il nonno, sorridendo maggiormente nel pronunciare la parola "papà."
Ho quasi ventidue anni e tre probabili figli. Un record, giusto?

«Daniel, non andare troppo al largo» grido, facendogli un cenno con la mano.
Lui sbuffa e apre le braccia contrariato. «Tanto non puoi venire qui a riprendermi, quindi vado dove voglio» grida ridendo.
Dannazione, ha ragione.
Potrò sempre rimproverarlo quando metterà piede sulla terra ferma. Intanto me la lego al dito.

DestinoWhere stories live. Discover now