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Storco la bocca e sbuffo pesante. Perché diavolo sono così agitati? Somigliano a galline starnazzanti, le parole si accavallano le une sulle altre in una pila infinita.
Non avrei problemi ad andare dalla professoressa e rivelare di aver fatto a botte, se questo volesse dire dare un taglio al teatrino allestito da tutti loro.
Mi rimanderebbero a casa e fine dei giochi?
Meglio così. Questa gita mi stava stretta ancora prima di partire.

«Ragioniamo. Siamo sulla stessa barca e i provvedimenti verrebbero presi per ognuno di noi» spiega Daniel, il più calmo del gruppo, o almeno in apparenza. Le sue dita rincorrono le dita in un moto di tormento perpetuo.
È nervoso? Forse sarebbe il caso di assumermi l'intera colpa dell'accaduto, pur di farlo stare meglio. Ovviamente non è così, non c'entro niente e Freddie è stato la causa e io semplicemente la conseguenza, ma se questo mi desse la possibilità di andarmene, lo farei.
Eccome se lo farei.

«La preside andrà su tutte le furie!» esclama Rick in un moto di rabbia e angoscia.

Ah, già. La preside.
Freddie è imparentato con lei, come dimenticarlo. Se si venisse a sapere che il suo amato figliolo è stato colpito, cadrebbe più di una testa, e a nulla servirebbe l'amicizia duratura tra loro tre. Non possiamo permettere che si scateni la tempesta, giusto?
Dopotutto, la famiglia di Rick è la classica con la puzza sotto il naso, padre e madre severi che lo bacchettano per un singolo passo falso. A pensarci bene, non so proprio come li abbia convinti ad accettare la sua stravagante capigliatura, ma so di per certo che il piercing sulla lingua lo toglie quando è in casa e lo rimette una volta giunto a scuola.
Tanto bravo, quanto falso.
Non siamo tutti così, d'altronde?

Freddie è impegnato a tamponarsi il naso con un fazzoletto nuovo, e il sangue ha finalmente smesso di scendere.
Abbozzo un sorrisetto compiaciuto e, se potessi, mi batterei il cinque da solo per il buon lavoro svolto.

«Ok, manteniamo la calma. Tra meno di mezz'ora ci hanno detto di scendere nella Hall, ma, prima di quel momento, possiamo in qualche modo rimediare ai lividi sulla tua faccia, Fred» esclama Daniel come se avesse avuto un'idea geniale, schiocca persino le dita per enfatizzare.

«E se ammettessi semplicemente di averlo pestato?» dico annoiato, avvolto ancora dalla mia coperta di insolenza, al riparo dai soliti pensieri assillanti.
Tanti giri di parole quando potremmo ammettere la verità!

«No!» sbotta Rick lanciandomi un'occhiata allibita. «Lo sai cosa vorrebbe dire una situazione del genere? Casini, casini e solo casini» continua gesticolando, conta persino i numeri sulle dita.

Però, che spiegazione dettagliata.

Daniel, nel frattempo, esce dalla stanza come un fulmine lasciandomi nel limbo con questi due.
Li scruto di sottecchi. Sono un'accoppiata insolita: uno perfetto, sistemato e composto; l'altro dannato, ribelle e maleducato.
Ditemi: sul serio sarò costretto a passare tre interi giorni con entrambi?
Uccidetemi, vi prego.

«Comunque... sei stato una bestia» mormora Freddie con la voce ovattata per via del fazzoletto ancora pigiato sul naso.
Io, una bestia? E quel commento su mia madre, allora?
Ripensarci mi fa ribollire il sangue nelle vene, e stringo i pugni attorno alla stoffa dei pantaloni.

«Già, chi se lo aspettava da te, principessa» conferma Rick sedendosi accanto all'amico.

Strizzo le palpebre e passo l'attenzione su entrambi. Adesso desidero saperlo: da dove salta fuori questo stupido appellativo? Sono certo di averlo sentito qualche altra volta, ma non ci ho mai prestato la dovuta attenzione.
Rick sembra aver compreso la mia perplessità, visto che scoppia a ridere trascinando nell'ilarità anche un dolorante Freddie.

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