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Sopprimo la rabbia dopo ogni suo movimento; inclino la bocca da un lato nel sentire le sue parole; stringo i pugni e arriccio la stoffa dei miei pantaloni fino a sentire male nelle dita.

Ero così anch'io, così meschino e artefatto?

Sì, tuttavia ci sono due tipologie di falsi: io ho sempre nascosto dietro la maschera i miei problemi, l'ho tirata su per difendermi dal dolore, per sotterrare il passato e non doverlo affrontare; Freddie, invece, cela dietro al sorriso perfetto la sua parte peggiore, tutta la sua cattiveria e il desiderio di ferire il prossimo, l'odio viscerale provato, in apparenza, per ogni essere vivente.
Melania beve le sue parole come se scendesse oro, lo venera con lo sguardo, accecata dalla copertina perfetta di un libro malato.
Poveretta. Vorrei tanto rivelarle il vero motivo per cui si è ritrovata partecipe di questo gioco intricato, però non posso, non senza sembrare un pazzo visionario colpevole di voler screditare il solo capace di farle battere il cuore.

«Damien, finalmente ce l'hai fatta a lasciarti andare» dice proprio lei con un sorrisino e un'occhiatina complice verso Amelia.
Sorridi, Damien.
Fingi.
Fingi come hai sempre saputo fare, rispolvera i vecchi vizi, altrimenti non uscirai vivo da questa tensione.
Prendo la mano di Amelia e le dono uno sguardo sincero, uno sguardo innamorato; agli altri due riservo il migliore dei miei sorrisi costruiti ed è dannatamente faticoso sollevare gli angoli delle labbra, sento la faccia rigida e un senso di nausa serpeggia nella mia gola, costringendomi a ributtare giù il magone del disagio.
Andiamo, non posso aver già buttato via i vecchi abiti, dimenticando come indossarli.
So fare meglio di così; un attore esperto con un copione preciso nella mente.

Devo lasciarmi andare.

«Il merito è stato suo, lo ammetto», ribatto e spingo fuori una risatina per mia fortuna credibile, «lei ha colorato i miei giorni» concludo e Melania si porta le mani al cuore in una posa commossa, gli occhi brillano di felicità. «E voi? Come vi siete avvicinati?» domando a mia volta, lo sguardo infilato a forza in quello di Freddie, dentro al mare scuro celato dietro le sue iridi di un buio impenetrabile.
Lei arrossisce e sospira un pelo teatrale, ed è proprio il suo compagno a prendere le redini del discorso.

«In realtà, sapete, non ho mai creduto al colpo di fulmine, quello che si vede in tanti e tanti film» risponde come se fosse un grande esperto dell'argomento, «eppure stavolta mi sono dovuto ricredere. Questa ragazza mi è entrata dentro» conclude e le sorride, azzarda persino una carezza delicata sulla sua guancia di un tenue colore rosso e Melania, lusingata da quei complimenti, sbatte le ciglia e ribatte, tuttavia non riesco ad afferrare neppure una parola, i suoni coperti dai miei denti stretti, posso quasi sentirli scricchiolare.

Bugiardo.
Come puoi prenderti gioco di una ragazza così innocente, dov'è la tua stupida linea da non superare? Non ce l'ha, ecco la risposta. Freddie, pur di portare acqua al suo mulino, sarebbe capace di sacrificare chiunque.
Amelia mi carezza il braccio, talvolta lo stringe per darmi forza. Ah, se solo il suo tocco potesse calmarmi. Niente è in grado di farlo.

Lo odio. Lo odio terribilmente, e questo sentimento non fa altro che aumentare come un termometro inserito in un liquido caldo.

In un meccanismo di difesa naturale smetto di ascoltarli, mi estraneo per non udire le loro voci e annuisco quando lo fanno loro, rido al suono delle risate, li guardo ad alternanza, eppure non li vedo davvero.
Adesso è diventato tutto così... semplice. Dopo un primo momento di indecisione e riluttanza, la mia maschera è tornata a indossarsi con facilità, i lembi precisi, la sua leggerezza con quel pizzico di pressione sul volto.
Basta poco per riadattarmi al passato, per far suonare l'allarme rosso e tuffarmi a capofitto nella mia zona di conforto.
E se stessi ancora fingendo, senza però saperlo? Se mi trovassi in uno di quei sogni dove non sai di esserci ancora dentro, troppo felice delle novità, da non riuscire a distinguere la realtà? Magari mi sono convinto di essere diverso, mentendo persino a me stesso.

DestinoWhere stories live. Discover now