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Il profumo di Amelia mi inebria, carezza le mie narici e mi fa girare la testa.
È così caldo, avvolgente.

O forse sono io ad essere bollente.

La febbre non dà cenni di volere scendere, neppure dopo la pastiglia.
Una sensazione di malessere inizia a farsi strada nella mia mente e, come sempre, la voce del dubbio si esprime con aria saccente: –Damien, sei certo di volerla nella tua vita? Se non presti attenzione, potrebbe smascherarti davanti a tutti. Sei falso, meschino e bugiardo; un connubio che non tutti apprezzeranno. E cosa accadrà alla tua facciata? Pensaci.–

Stringo le palpebre fino a farmi male. Non devo lasciarmi influenzare.
Non devo.

Una seconda voce, però, si accende: –Non sei certo che Amelia sia così. Forse vuole davvero diventare tua amica e tirarti fuori da questo stato apatico. Il beneficio del dubbio, Damien; dalle una possibilità.–

È buffo come, talvolta, dentro la mia testa queste due entità immaginarie (e non sono altro che la proiezione di me stesso) battibecchino sul mio avvenire.
Le immagino scontrarsi sul palco di un teatro, il macchinista dietro le quinte a illuminarle con dei grandi fari tondi, alternando il testimone da una, all'altra.

La prima si infervora: –Damien, lei ti distruggerà, darà fuoco alle tue convinzioni e non avrà scrupoli nel servirti su un piatto d'argento al mondo da te tanto temuto. Una volta aperto il vaso di Pandora, ti additeranno; ti guarderanno con pietà; ti abbandoneranno.–

Devo ammetterlo, è molto persuasiva. Ed è lei che sono solito ascoltare, lei che mi porta giù in un tunnel profondo.

La seconda cerca di parlare ancora, però si accavallano, e quello che riesco a percepire nelle mie orecchie è: –Non piacerai a nessuno per ciò che sei. Scappa, finché sei in tempo. Il tuo guscio può reggere altri colpi senza problemi. Dopotutto, ne abbiamo subiti di peggiori.–

Socchiudo gli occhi e fisso un punto indistinto del pavimento.
Riflettiamo.
Amelia ha scoperto soltanto la menzogna architettata su mio padre... Come reagirà nel capire che sono stato proprio io, la fonte della sua morte?

Le mie mani sono sporche di un sangue indelebile: ho rovinato la vita della mia famiglia; condannato mia madre a vivere il resto dei suoi giorni in un istituto psichiatrico; ho impedito a Jason di godere della sua adolescenza, costringendolo a maturare in fretta per prendersi cura di suo fratello.

Il vero me è una persona orribile.
Il finto me è molto più gradevole.

Il panico esplode tutto assieme, la vista si annebbia, il fiato si spezza in gola.
Devo agire adesso, o sarà troppo tardi.
Esistono due possibilità per allontanarla: dire la verità, o farle capire ad ogni costo di non volerla accanto.
In entrambi i casi sarei costretto ad abbandonare la mia maschera perfetta.
Esiste una terza opzione? Non mi viene in mente.

Per una buona causa, mi ripeto.

«Vattene» ringhio e la spingo via da me in modo sgarbato, la voce resa roca a causa della tosse sembra l'abbaio di un cane morente.

Sbatte le palpebre perplessa. «Damien?» inizia a dire, ma io non le do tempo di proseguire e mi getto in avanti come un fiume in piena, quasi non faccio pause tra le parole.

Non ho dato conferma alle sue supposizioni, quindi posso ancora cavarmela e uscirne indenne.
Se le permettessi di entrare nella mia vita, a caccia del vero Damien, la scalata di questi anni si annullerebbe.
Ho paura.
Paura di ritrovarmi a pezzi sotto lo strato di finzione costruito; paura di non saper ricucire i lembi di un carattere frastagliato; paura di tornare a soffrire come mai prima d'ora.
Tenere in piedi il teatro è tutto ciò che ho.

DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora