#214

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Derek è un supplente in quella scuola da una settimana e già non ne può più. 

Sapeva che insegnare al suo branco sarebbe stato difficile, ma ne avevano parlato e tutti si erano detti d'accordo: si sarebbero comportati bene, non avrebbero fatto in modo di metterlo in imbarazzo, sarebbero stati tutti professionali e sarebbe finita in due mesi. Potevano farcela. 

Scott era stato in imbarazzo solo il primo giorno, poi si era subito adattato. Avevano un ottomo rapporto anche da alunno e professore e Derek era fiero di lui. Ormai erano come fratelli e sapere che Scott sarebbe diventato anche un ottimo veterinario lo riempiva di orgoglio. 

Isaac si limitava ad interagire il minimo indispensabile, come faeva con ogni docente e Derek lo ringraziava. Vivevano insieme e pensava sarebbe stato più difficile con lui e con Erica e Boyd, ma anche ocn loro era stato tranquillo. 

Lydia era stimolante. Faceva domande intelligenti, gli piaceva discutere con lei e non si er amai confusa chiamandolo per nome (come era successo al povero Scott). 

Il problema era, ovviamente, Stiles. Stiles non faceva che interromperlo, che per fare domande, osservazioni. Okay, era brillante, intelligente e aveva una mente molto attiva, ma così era troppo. Derek passava più tempo a rispondere alle sue domande che a fare lezione.

E Stiles gli chiedeva davvero di tutto: perché la guerra fredda si chiamava così? Perché è stato inventato il limite che tende ad infinito? Cosa voleva intendere Fontana con i tagli sulla tela? Chiedeva tutto, di qualsiasi materia e in qualsiasi momento. E Derek, da bravo insegnante, doveva semre rispondere a tutto. 

Quella mattina sta cercando di portare avanti la lezione che si è preparato, quando la mano di Stiles scatta in alto. 

"Stilinski, cosa succede?" chiede, esasperato. 

Stiles sorride. "Professore, mi chiedevo...potrebbe spiegarmi perché le consonanti si chiamano così e qual è la differenza con le vocali?" 

La classe esplode in una risata e Derek vede Scott dare uno scappellotto a Stiles. 

"Si fermi dopo la lezione e glielo spiego" dice, lapidario, per poi riprendere la spiegazione.

Stiles tace per tutto il resto della lezione e sembra anche agitato. Quando la campanella suona e tutti vano via, lui retsa seduto al suo banco. Derek gli si avvicina. 

"Mi dici cosa diavolo ti prende? Insegno letteratura inglese, sai? E ieri mi hai chiesto perché non possiamo usare il frigo per raffreddare una stanza!" 

Stiles arrossisce e abbassa lo sguardo. 

"Scusa" sussurra. 

"PEr cosa?" insiste Derek. 

"PEr le domande assurde, ma è colpa tua!" Derek inarca un sopracciglio. "Sì, Sourwolf. Tu non parli mai, ma ringhi e dai ordini. Qui, invece, parli un sacco e a me piace! E mi piace la tua voce, mi piace proprio tanto e non ho più cose di letteratura da chiederti e mi piace quando mi parli!" 

"Ma se spiego la lezione, parlo."

Stiles arrossisce, se possibile, ancora di più. "Ma non parli direttamente a me."

Derek prende una sedia e si siede di fronte a lui, il banco a separarli. 

"Ti piace se ti parlo?" chiede e Stiles annuisce. "Tieni" gli dice, allungandogli un volantino. "Club di lettura, comincia domani. Così possiamo parlare di ciò che leggeremo, senza che tu mi faccia domande assurde. Puoi fare tante domande anche su un solo libro."

Stiles sorride. "Posso venire a leggere al loft?" chiede. 

Derek gli scompiglia i capelli. "Sei già ogni giorno da me, ragazzino."



La parola era "CONSONANTI". 

365 Sterek (2)Where stories live. Discover now