#252

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Derek si avvolge l'asciugamano intorno alla vita giusto un attimo prima che il campanello suoni. Si asciuga giusto un po' i capelli bagnati, per non gocciolare in salotto, poi va ad aprire. 

Il ragazzo delle pizze è lì, con la sua pizza tra le mani e la testa abbassata, mentre cerca di togliersi il fango dalle scarpe. 

"Ciao" lo saluta Derek, dato che sembra non essersi accorto della sua presenza. 

"Cia- Oh!" è quello che risponde il ragazzo, alzando lo sguardo lentamente dalle gambe al viso di Derek che sorride. 

Okay, l'ha un po' fatto apposta l'essersi presentato praticamente nudo alla porta, ma quel ragazzo sono mesi che, ogni volta che va lì, se lo mangia con gli occhi. 

Arriva, gli consegna la pizza, ma, prima di lasciare la scatola, guarda sempre Derek dal basso verso l'alto e si passa la lingua sulle labbra. Sempre. Derek ha anche notato che quando apre la porta con pantaloni eleganti e camicia bianca arrotolata fino ai gomiti, il ragazzo arrossisce anche e balbetta. 

Non che l'attrazione non sia reciproca. Derek non conosce nemmeno il suo nome, ma ha imparato a memoria la sfumatura caramello dei suoi occhi, che ha sempre le mani fredde e che ha un sorriso meraviglioso. Oltre ad essere decisamente carino. 

"Tutto bene?" gli chiede, vedendo il suo sguardo sconvolto. Ora, oltre ad essersi leccato più volte le labbra ed essere arrossito, il ragazzo sembra anche quasi sotto shock. Derek ne è quasi dispiaciuto. Quasi. 

"Oh, sì, benone!" dice, sembrando riprendersi. "Pizza con salame!"

Derek prende lo scatolo, sfiorando non tanto casualmente le sue mani, per poi appoggiarlo sul tavolino dell'ingresso, dietro di sé. 

"Scusami, ho i soldi in camera" dice, indicando l'asciugamano. "Entra, li prendo" e gli fa spazio. Il ragazzo fa un passo, ma si blocca nell'ingresso. Derek chiude la porta. "Fai come fossi a casa tua, ci metto un attimo" e sparisce dietro la porta della camera da letto. 

Prende i soldi dal portafogli che aveva lasciato nei jeans e torna in salotto. Il ragazzo delle pizze è lì dove l'aveva lasciato, con le mani nelle tasche e che dondola sui talloni. Gli allunga i soldi e vede il ragazzo contarli. 

"Sono troppi, mi bastano questi" dice, tenendosi i cinque dollari. 

"Hai altre sette pizze giù in auto, no?" chiede Derek e il ragazzo sembra confuso. "Le ho ordinate tutte io, in punti molti distanti della città." 

Il ragazzo spalanca ancora di più gli occhi. "Pe-perché?" chiede. 

"Non sono un malintenzionato, eh!" ci tiene a precisare Derek. "Solo che mi andava che rimanessi qui un po', oltre la consegna. Scusa, devo sembrarti un maniaco."

Il ragazzo ride sonoramente. "Hale, quello che ti guarda come un assatanato ogni volta, sono io, ne sono consapevole. Siamo maniaci entrambi. E ho quasi fatto lo sgambetto al mio collega pur di venire io qui." 

"Puoi chiamarmi Derek."

"E io sono Stiles" dice, allungando la mano che Derek afferra, ma per tirarselo contro. 

"Ciao Stiles, che ne dici se io ora ti bacio e poi ti tolgo questa divisa orribilmente gialla?" 

Stiles, se possibile, arrossisce ancora di più. "Dico che sarebbe davvero un'ottima idea." 

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Derek bacia la spalla nuda di Stiles, sdraiato accanto a lui sul letto disfatto. Stanno riprendendo fiato, dopo essersi praticamente saltati addosso, divorati, graffiati. 

Derek è andato a letto con un po' di persone durante i suoi trentadue anni, ma mai nessuno è stato così travolgente e totalizzante. E mai nessuno gli ha fatto venire così tanta voglia di addormentarsi accoccolato al suo corpo caldo e di svegliarsi insieme il mattino dopo. 

E praticamente Stiles è uno sconosciuto, conosce il suo nome da un'ora, a stento. Solo che entrare dentro di lui è stato come sentirsi a casa, il sapore delle sue pabbra, della sua pelle, gli ha scaldato il cuore. Quel ragazzino gli ha praticamente fottuto il cervello. 

"Devo tornare a lavoro" dice Stiles, accarezzandogli i capelli e sbadigliando. Derek quasi ringhia, stringendoselo contro. 

"Non puoi mollare tutto?" 

Stiles sbuffa un sorriso, baciandogli il petto e appoggiandosi col mento, per guardarlo negli occhi. "Vado al college e devo pagarmi gli studi, non posso perdere l'unico lavoro decente che ho trovato."

Derek gli bacia la fronte, stupendo anche se stesso di quella dolcezza. Di solito, dopo un amplesso, si alza e si chiude in bagno. 

"Sono miliardario, puoi restare qui e non lavorare mai più." 

Pensava diaver detto qualcosa di dolce, o almeno simpatico, ma Stiles si agita, staccandosi da lui e mettendosi a sedere, cercando i suoi vestiti. Derek sente improvvisamente un freddo vuoto e capisce. Lo afferra per un polso, stringendoselo di nuovo addosso, anche se Stiels cerca di ribellarsi. 

"Ragazzino, scherzavo. Non voglio tenerti qui come il mio schiavetto. In realtà vorrei portarti a cena domani sera, se sei lbero." 

Sente Stiles rilassarsi e stringerlo a sua volta. "Vuoi davvero portare a cena uno studente sfigato di ventidue anni?" 

"Voglio portare a cena un bellissimo ragazzo che mi sembra molto interessante. Quindi voglio conoscerlo." 

Il sorriso che gli rivolge Stiles, Derek sa che non lo dimenticherà mai. 

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"Bene, allora vado."

Stiles è di nuovo nella sua divisa gialla, compresa di cappellino, sull'uscio della porta. 

"Le pizze che hai in auto sono ancora calde?" 

"Sì, di sicuro. Perché?" 

"Qui all'angolo c'è una casa famiglia, lasciale lì. Oh, e questo è il mio numero" gli dice Derek, allungandogli un biglietto da visita. 

"Porco cazzo, sei l'Hale della Hale Corporation?" 

Derek sorride. "Sì, te l'ho detto che sono miliardario" e gli da un occhiolino. 

Stiles va via dopo altri cinque minuti di baci. 

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(Ore 22:35) I bambini mi hanno detto di ringraziarti, signor Hale. E che ti aspettano domani per i giochi. Sei davvero così perfetto? SS

(Ore 22:37) Lascerò a te il giudizio, sperando di avere tanto tempo per farmi conoscere. DH



La parola era "ATTRAZIONE". 

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