#271

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Stiles si sente una tigre. Un leone. Un lupo! Quella mattina si è svegliato deciso: avrebbe risposto a tono ai bulli del quinto anno che lo avevano preso di mira dal primo anno (ora è al terzo). Avrebbe combattuto con la sua arma: sarcasmo e parole. 

Quindi ora li sta aspettando al loro muretto, quello intoccabile, appoggiato lì, con aria strafottente. Nessuno ha mai osato prendere quel posto, nemmeno solo guardarlo, ma Stiles è stanco di subire. 

Li vede arrivare poco dopo da lontano, sono in tre: Robert, Frank e Vincent. Tre idioti che insieme non riescono a fare nemmeno uno dei voti di Stiles, ma che cercano di affermare la loro supremazia solo grazie al basket. Tre idioti, appunto. 

Stiles continua a fissarli fino a quando Vincent non lo vede, dice qualcosa agli altri e si avvicinano in fretta. 

"Moccioso, hai così voglia di prenderle stamattina che sei venuto addirittura a cercarci? O ti sei innamorato di noi?" 

Stiles non abbassa lo sguardo. "Vincent, come ci si può innamorare di qualcuno senza carattere, senza cervello e senza capacità di formulare una frase di senso compiuto?" dice e quasi i tre ringhiano. 

Un po' si spaventa, okay, ma sono davanti scuola, mica possono pestarlo? C'è l'ufficio della preside che affaccia proprio lì. 

"Ti piace farti male, eh?" chiede Robert. "Com'è che si dice?" 

"No, non sono masochista, Robert" lo interrompe Stiles. "Semplicemente sono stanco di subire torti da voi senza un motivo. Mi siete sempre stati indifferenti e io lo sono per voi. Qual è il piacere di bullizzarmi?" 

"Così la smetti di fissare tutti i giocatori quando ci alleniamo. Noi non siamo froci!" è Frank a parlare. 

Stiles si sente andare a fuoco, fa un passo avanti, perché sente proprio di volerli picchiare, anche se sa che ne avrebbe la peggio. 

I tre sembrano averlo capito e gli si fanno più vicini, guardandolo davvero male. 

E Stiles sente un po' di paura che viene sostituita dalla sorpresa quando sente una voce alle sue spalle. 

"Toccategli un solo capello e vi uccido."

Tono fermo, deciso, duro. Stiles lo sente dentro lo stomaco. 

Vede le facce sbigottite dei tre che ha di fronte, che fanno un passo indietro, poi si gira appena. 

Derek è alle sue spalle, braccia incrociate ed espressione furiosa. 

"Non stavate andando via?!" ringhia quasi e i tre fanno dietro front, entrando di corsa a scuola. 

Stiles li guarda per un po, poi si gira con un broncio. 

"Stavo per farcela!" dice a Derek che sbuffa un sorriso. 

"In realtà ce l'hai fatta a batterli con le parole, solo che loro non conoscono altro linguaggio oltre la violenza e ti avrebbero fatto davvero male."

Stiles annuisce. "Hai ragione. Ma tu cosa ci fai qua?" chiede. 

"Ho il permesso di tuo padre. Oggi è il tuo compleanno e puoi saltare la scuola. Andiamo in spiaggia."

Stiles strabuzza gli occhi. "Davvero? E la tua scuola di super ricconi?" 

Derek alza gli occhi al cielo. "Proprio perché siamo super ricconi, posso permettermi un'assenza. Dai, ho parcheggiato lì."

Stiles saltella per la felicità, mentre Derek gli avvolge un braccio intorno alle spalle e lo conduce verso la sua sorpresa. 



La parola era "SORPRESA". 

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