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"Quanto mi piacciono i pigiama party!" 

Stiles è seduto al centro del letto, gambe incrociate e sorriso msul volto. 

"Signor Stilinski, sa che è in ospedale e non ad un pigiama party, vero?" chiede il dottor Hale che gli sta ficcando l'ennesimo ago nel braccio, mentre un'infermiera è al suo fianco e l'infermiere gli sta tenendo la mano. 

"Certo Dottor Hale. Ma io ho questo orribile pigiama da ospedale, sono le due di notte, voi avete il turno di notte e quelle orribili pantofole da ospedale e la vostra divisa che somiglia ad un pigiama. E poi ci conosciamo da tre mesi, siamo amici. Amici ad un pigiama party!" spiega, facendo un occhiolino all'infermiere Isaac, che sorride. 

Anche il dottore sbuffa un sorriso, mentre Erica, l'infermiera, gli rivolge una domanda. 

"E cosa si fa ai pigiama party in ospedale, Stiles?" chiede. 

"Reyes" la rimprovera il dottore, ma lei sorride anche a lui. 

"Dottore, non se la prenda con Erica. Non c'è nessuna stanza in allarme, dormono tutti, anche perché in questo reparto sono tutti vecchi, e voi dovete pensare al benessere dei pazienti. Me compreso." 

Il dottore alza gli occhi al cielo. "E il suo benessere dipenderebbe da un pigiama party?" chiede. 

"Certo!" sorride Stiles. "Sono un ventitreenne che è rinchiuso qui da tre mesi mentre cercate di capire come mai mi viene la febbre tre volte alla settimana e mi fanno male le gambe; le uniche chiacchiere le scambio con voi, con gli altri pazienti o con mio padre per un'ora al giorno. E' vostro dovere intrattenermi!" 

Il dottor Hale sbuffa ancora, ma finisce di...qualsiasi cosa stesse facendo, poi prende una sedia e la avvicina al letto. 

"Bene, quindi cosa si fa ad un pigiama party?" chiede, sedendosi. I due infermieri si siedono sul letto, ai lato di Stiles che quasi saltella. 

"Obbligo o verità?!" chiede, e il dottore gli rivolge un'espressione scettica. "Suvvia, siete tutti e tre giovani, non mi dite che vi annoia. Chi comincia?" 

"Comincio io" trilla Erica. "Isaac, obbligo o verità?" 

"Obbligo!" 

"Bene, la prossima volta che bisogna cambiare il letto numero due, lo farai tu!" 

Stiles scoppia a ridere, pensando al signore del letto numero due, che, poverino, ha seri problemi di incontinenza. 

"Stronza. Va bene, tocca a me. Stiles, obbligo o verità?" 

Stiles ci pensa. "Verità! Dubito di poter fare tanti obblighi senza muovermi dal letto."

Isaac sorride intenerito. "Okay. Chi è il ragazzo che ogni tanto viene a trovarti, pur non potendo entrare, e ti lascia sempre un sacco di libri? Il tuo fidanzato?"

"Oddio, no!" urla Stiles. "Scottino è il mio migliore amico, mio fratello! Bleah! Fidanzato!" 

"Ah, quindi è liber-" comincia Isaac, frenandosi subito dopo, come se gli fosse sfuggito qualcosa che non voleva dire. 

Stiles gli punta un indice. "Ah! Ti piace Scott?! Glielo devo assolutamente dire!" 

Isaac protesta, ma il dottore zittisce tutti, ricordando che sono le due passate e che le persone sono malate e stanno dormendo. 

"Scusi dottore. Beh, obbligo o verità?" chiede Stiles. 

Lui risponde senza pensarci. "Verità." 

"Se io non fossi suo paziente, considerando che abbiamo solo sette anni di differenza e io sono molto maturo per la mia età, ci uscirebbe con me?" 

Stiles può vedere nettamente l'espressione di sorpresa sul volto del dottore e su quello di Erica, al suo fianco. Lei gli fa anche un occhiolino, spesso hanno scherzato insieme su quanto a Stiles piacesse il suo medico. 

Lui però sembra farsi serio, fin troppo e Stiles si spaventa, pensando di aver sbagliato qualcosa e si affretta a rimediare. 

"Oddio, ovviamente scherzavo! Nei pigiama party si scherza! La vera domanda è: si è o meno comprato la laurea per essere medico chirurgo a trent'anni e lavorare in un ospedale?" 

Isaac ride sonoramente, forse anche per stemperare la tensione, e il gioco continua. 

Giocano per circa mezz'ora, poi arriva una chiamata da un'altra stanza e i due infermieri vanno via col medico. Erica si ferma giusto un secondo in più per avvicinarsi all'orecchio di Stiles e dirgli "Stai tranquillo", poi spegne le luci e se ne va. 

Stiles si stende, fissando il soffitto, poi le lucine che vede dalla finestra. Sono due giorni che sta bene, ma sa che la febbre tornerà a breve, che sarà alta come sempre e che continueranno con le indagini per escludere malattie e trovare quella giusta. Gli va bene, è stanco, ma va bene così. In fondo, non ha dolori forti, ha tutte le sue facoltà. Deve solo aspettare che qualcuno capisca cos'ha. 

Sta quasi per addormentarsi, finalmente, quando sente lo scatto della porta e la luce del corridoio invadere per un attimo la stanza, poi la porta viene richiusa. 

Si gira verso l'intruso, pensando di trovarsi di fronte Erica, ma invece rimane senza fiato. 

"Dottor Hale, non ho chiamato" dice, perché non sa cosa dire. 

Lui non risponde, ma si siede dov'era seduto poco prima, appoggiandosi allo schienale della sedia, con espressione stanca. Stiles si mette sul fianco, per guardarlo meglio.

"Stiles, capirò cosa ti fa stare male" dice l'uomo, con gli occhi chiusi. 

"Lo so, dottore. Io mi fido di lei" risponde sincero Stiles, notando che per la prima volta in tre mesi gli ha dato del tu. 

Lui riapre gli occhi, sorridendogli. "Rifammi la domanda" dice. 

Stiles non ha nemmeno bisogno di chiedergli quale. "Se io non fossi un suo paziente, ci uscirebbe con me?" 

Il dottore, Derek, si alza, si piega in avanti e gli sfiora la fronte con un bacio leggero. "Capirò cosa ti fa stare male, guarirai e poi ti porto a cena fuori di qui." 

Stiles sorride, luminoso, con il cuore che gli batte furioso nel petto. Derek fa per andare via, ma lui gli afferra un lembo del camice, facendolo girare con aria interrogativa. 

"Mi fido di te" ripete, ricevendo in cambio un dolcissimo sorriso. 





La parola era "OBBLIGO". 

Non ho risposto ai vostri commenti e messaggi, ma li ho letti tutti e vi ringrazio. Non vi ho ignorati di proposito, è che non ne ho abbastanza forza al momento, ma li ho davvero apprezzati, nessuno escluso.

Blu.

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