#237

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Quella mattina sei agitato, molto agitato. 

E come potresti non esserlo? 

Sei andato a letto con Derek quante volte? Tre in tutto? E, ora, dopo un mese, non sai cosa diavolo fare. 

Hai deciso di andare n uno dei pochi posti che ti rilassa a New York, il Museo di Storia Naturale, sicuro di non trovare folla, dato che è piena estate e la città si è quasi svuotata. stai passeggiando nella sezione dei dinosauri, con gli occhi puntati verso l'alto, ammirando quei maestosi animali, quando grida di bambini ti distraggono. Poco lontano da te c'è un gruppetto di Scout, con i loro bermuda blu e cappellini. Sono tutti allegri, gironzolano con espressioni stupite e sguardi pieni di ammirazione. Sei così preso ad osservarli, che solo dopo un po' noti un bambino seduto su una panca, in disparte, con lo sguardo basso. Lo vedi passarsi una mano sugli occhi e capisci che sta piangendo. Nessuno sembra essersene accorto, quindi ti avvicini e ti siedi al suo fianco. 

"Ciao, piccolo. Stai bene?" chiedi e il bambino alza lo sguardo su di te. Ha gli occhioni rossi e lucidi. 

"Non posso parlare con gli sconosciuti" ti dice e tu sorridi. 

"Beh, allora parlo io con te" dici, per poi continuare. "Sai perché sono venuto qui da solo? Perché ero tanto, ma tanto spaventato e mi veniva da piangere."

Il bambino ti guarda. "Sono ancora molto spaventato, ma ora sono un po' più calmo." 

"Come hai fatto?" ti chiede. 

"Venire qui mi piace e fare una cosa che mi piace, mi ha aiutato."

"A me piace fare lo scout" ti dice il bambino, avvicinandosi un po'. 

"E allora come mai sei triste? Non ti stai divertendo?" 

"Sì! Tantissimo! Però mi manca la mamma..." 

Ti si stringe un po' il cuore. "Non la vedi da molto?" 

"Da una settimana, da quando siamo in viaggio e la sento tutti i giorni, però mi mancano i suoi bacini."

Vorresti quasi piangere insieme a quel bambino, dicendogli che andrà tutto bene. "Puoi dirglielo quando la senti la prossima volta e poi dargliene un sacco quando vi rivedrete! E per ora puoi goderti gli scout, dato che ti piacciono tantissimo!" 

Il bambino ti sorride, luminoso. "Come ti chiami? Io sono Josh!"

"Piacere Josh, io sono Stiles!" 

"Perché sei spaventato, Stiles?" 

gli sorridi e cerchi di rispondere come meglio puoi. "PErché mi è successa una cosa ch enon avevo programmato e non so se ce la faccio ad affrontarla da solo." 

Josh appoggia una mano sulla tua. "Sei grande e poi se non ce la fai, prova a chiedere alla tua mamma, magari ti aiuta. La mia lo fa sempre!" ti dice, per poi farti ciao con la mano e avviarsi verso il gruppetto che lo sta chiamando. 

Resti lì, seduto ancora per un po' pensando a quanto davvero vorresti parlare con la tua mamma, se fosse possibile. lo fai spesso nei tuoi pensieri, è vero, ma lei purtroppo non può essere lì ad aiutarti. 

Finisci il tuo tour, ti perdi tra le sezioni degli animali, in quella dei fossili e, quando esci, sei un po' più calmo. Decidi di andare a Central Park, per mangiare sul prato, ma, poco dopo che sei entrato, ti imbatti in qualcuno che non volevi proprio incontrare. 

"Stiles, credo che dovremmo parlare, no?" 

Derek te lo dice così, senza nemmeno salutarti. Tu prendi un respiro e lo segui, fino ad una panchina all'ombra. Vi sedete e non sai proprio cosa dire e come dirlo. PEr fortuna, Derek è un mannaro. 

"Lo sento. Il bambino intendo, lo sento. L'ho sentito due giorni fa quando sei passato davanti al mio negozio e hai fatto finta di non vedermi. Ti ho dato qualche giorno, ma...non volevi dirmelo?" 

Senti un po' di disperazione nel tono di Derek, ma hai così paura che gli urli addosso. 

"E cosa sarebbe cambiato? Ne saresti stato felice? Felice che il tizio che ti sei scopato tre volte aspetta tuo figlio?" 

Glielo urli in faccia, le mani che, in automatico, ti si appoggiano sul ventre ancora piatto. 

"Stiles, stammi bene a sentire" ti dice con tono duro. "Io ne sono felice."

Lo guardi sbalordito e lui continua. "Siamo andati a letto tre volte, è vero, ma ci conosciamo da dieci anni. Ci siamo rincorsi per dieci anni, senza mai dichiararci e lo sai bene. Quindi ficcati bene in testa che tu non sei una scopata e che questo bambino non è un fottuto errore!"

Derek termina la frase incrociando una mano con le tue, accarezzandoti la pancia. "Questo è il nostro bambino e ne sono felice" dice ora con tono dolce. 

Le lacrime ti scorrono veloci, terminando la loro corsa proprio sull'intreccio delle vostre dita. Alzi lo sguardo, guardi quel meraviglioso uomo che hai davanti e, d'un tratto, tutta la paura svanisce. I timori si fanno più leggeri. La felicità prende il posto dello spavento. 

E, forse, non potrai avere la tua mamma al tuo fianco, ma hai Derek, hai tutti i tuoi amici e hai tuo padre e tuo figlio avrà entrambi i genitori e sarà felice. Fosse l'ultima cosa che fai. 



La parola era "MUSEO". 

Questa è stata una gentile richiesta di @Giorgia_CPlove   :) 

365 Sterek (2)Where stories live. Discover now