#260

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Stiles mette da parte il microscopio e si strofina gli occhi, stanco. 

Sta lavorando quasi ininterrottamente da sette ore, così come ha fatto per tutta la settimana, è venerdì e manca ancora un'ora per poter tornare a casa. Quella settimana è stata terribili, ha avuto così tanto da fare che gli è sembrata sia infinita, sia volata troppo in fretta, perché è crollato ogni sera appena messo piede a casa. 

Lavora lì da sei mesi, una grossa azienda farmaceutica, e vuole dare il meglio di sé. Non lo fa per farsi apprezzare dal capo (anche perché l'ha visto tipo tre volte), ma proprio perché ama il suo lavoro. Solo che il suo corpo non è sempre d'accordo. Tipo i suoi occhi quella sera, che lacrimano quasi. 

Si stiracchia, appoggiandosi allo schienale della sedia, sbadigliando. 

"Tutto bene, Stilinski?" 

Che culo! Il capo che entra in laboratorio proprio quando si sta prendendo un minuto di pausa. 

"Sì, certo. Sì!" dice, calandosi subito di nuovo sul microscopio. 

"Posso rubarle un attimo?" 

Derek Hale si siede al suo fianco e Stiles annuisce, guardandolo. 

Ha dei pantaloni blu scuro eleganti, una camicia bianca arrotolata sugli avambracci ed è una delle visioni più belle e sexy che Stiles abbia mai visto nei suoi brevi 27 anni. 

"In questi sei mesi l'ho osservata molto."

Stiles si chiede come sia possibile, dato che quella è la loro prima conversazione, ma tace. 

"So che si impagna molto, che ha spirito di iniziativa e che il mese scorso ha anche risolto un grave problema della produzione di un farmaco. Non l'ho ancora ringraziata per quello."

"Si, figuri. Cioè, è il mio lavoro" risponde, sapendo di essere arrossito. 

Derek Hale sorride. "Sì, certo che lo è. Ma lo fa bene e mi andava di ringraziarla per la sua dedizione."

"Beh, prego, allora."

Stiles fa per tornare a guardare nel microscopio, la m'altro appoggia una mano tra lui e la lente. "Per oggi va bene così, può andare a casa."

"Ma..." cerca di parlare Stiles. 

"Non ha fatto quasi mai una pausa da lunedì e la sua pausa pranzo dura molto meno di quella degli altri. Vada a casa, glielo ordino."

Stiles, se possibile, arrossisce ancora di più. E si eccita, anche. 

"Beh, grazie, signor Hale" risponde, cercando di sorridere cordiale, senza sembrare un idiota. Si alza, stiracchiandosi, e il suo capo fa lo stesso. 

Stiles prende la sua borsa, la giacca, poi si avvia alla porta che Derek Hale sta tenendo aperta per lui. Si dirigono insieme all'uscita, senza parlare. Stiles si sente estremamente in imbarazzo quando passando di fronte alla reception ed Erica gli fa un occhiolino di nascosto. Quando sono sull'uscio, Stiles si gira verso l'altro. 

"Beh, a lunedì, allora!" saluta. 

L'altro lo guarda corrucciato e Stiles pensa di aver detto qualcosa di sbagliato. 

"Cos'ha da fare, domani?" chiede. 

Stiles quasi impreca. Vero che gli piace il suo lavoro, ma gli straordinari di sabato no. Vuole dormire! Pensava che il signor Hale l'avesse mandato a casa perché l'aveva visto distrutto. Sta per rispondere, ma l'altro aggiunge. 

"Domandi sera, intendo." 

Stiles lo guarda a bocca a perta. Sa di avere un'espressione da pesce lesso. Vuole uscire con lui? O forse c'è qualche evento aziendale? 

"Per una cena. Con me." 

Ecco. Sembra leggergli nel pensiero. O le sue espressioni sono molto eloquenti. 

"Prendo lo shock come un sì?" 

Appunto. 

Stiles si ridesta, più o meno. 

"Oh, sì. Cena. Certo. Sera." 

Più o meno. 

Derek Hale sorride, sembrando quasi intenerito. 

"La passo a prendere alle nove, nulla di elegante." 

E se ne va. 

Stiles riprende a respirare in modo regolare solo quando arriva a casa. 





La parola era "MICROSCOPIO". 

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