Capitolo 23.

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Andare ad Hogwarts era sempre stato il mio sogno, volevo diventare una strega a tutti gli effetti e perché no, magari anche una medimaga o professoressa di Cura delle Creature Magiche. Ma da quando ero arrivata, erano successi solo guai.
Il mio segreto era un peso enorme che però, dovevo sopportare. Quello che temevo di più era Malfoy. Il pensiero che potesse spifferare il mio segreto a tutti, mi stava mangiando il cervello.
Non riuscivo più a dormire o a concentrarmi, ero troppo stressata.
Mi portai le mani al viso e presi un lungo respiro, le lacrime continuavano a scendere ininterrottamente, eravamo in pericolo e sapevo bene che tra non molto avrebbe avuto luogo la "Seconda Guerra Magica".
Il pensiero di poter perdere qualcuno a me caro mi distruggeva l'anima, un nodo alla gola mi impediva di respirare e sentivo lo stomaco attorcigliarsi sempre di più.
Mi portai le ginocchia al petto e ci poggiai sopra la testa, ero scossa da tremendi singhiozzi e il solito mal di testa da pianto, cominciava a farsi strada provocandomi un forte dolore.
All'improvviso, un rumore di foglie e passi mi fece alzare la testa di scatto.
Asciugai le lacrime, assottigliai lo sguardo e con molta calma, estrassi la bacchetta dalla tasca.
Dalla terrificante oscurità della Foresta Proibita, fece capolino un elegante e bellissimo unicorno.
Sgranai gli occhi e rimisi a posto la bacchetta, non volevo si sentisse minacciato.
Avanzava verso di me in tutto il suo splendore: era un maschio, possente e muscoloso, il manto era bianco perlato, gli occhi neri come la pece, aveva un corno lungo e splendente esattamente come i crini bianchi.
Era davvero uno spettacolo, non mi era mai capitato.
Mi alzai in piedi e avanzai di un passo, l'unicorno si fermò di scatto e nitrì spaventato. " Non avere paura!", gli dissi nel pensiero. " Chi sei? Perché posso sentire i tuoi pensieri?" mi rispose alquanto preoccupato, " Sono un'alunna di questa scuola, sta tranquillo non voglio farti del male."
Avanzai di altri due passi e poi mi fermai, allungai una mano verso l'animale che era ormai a pochi metri da me. Mi guardò scettico per un momento, sbuffò leggermente indeciso sul da farsi ma poi, si avvicinò cautamente con passo fiero ed elegante e con estrema lentezza, posò il muso sulla mia mano.
Lo accarezzai con delicatezza, beandomi della morbidezza del suo manto perlato, i suoi occhi mi scrutavano attenti ma potevo scorgere una nota di piacere ogni volta che posavo la mano su di lui.
Gli lasciai libero accesso ai miei pensieri, in modo da fargli capire che non ero pericolosa, intanto continuavo ad accarezzarlo.
" Qual'è il tuo nome?" gli chiesi curiosa, " Zafir" rispose ora più calmo, " Io sono Sara McFire, piacere di conoscerti." Zafir fece un passo indietro e mi guardò negli occhi.
" Come fai a percepire i miei pensieri?" chiese stranito, " È uno dei miei poteri. Se vuoi possiamo parlare anche ad alta voce ma, credo che sia meglio di no. Qualcuno potrebbe sentirci."
Mi risedetti a terra, lui fece lo stesso appoggiando il suo morbido muso sulle mie gambe. Cominciava a fidarsi di me, ora si faceva accarezzare senza timore. " Nessuno qui sa dell'esistenza di questo potere, se non voi animali e le piante. Se qualcuno lo scoprisse sarei finita e così anche Hogwarts."
" Perché saresti finita? È un così bel potere." Sospirai e gli spiegai ogni cosa. Mi fidavo ciecamente di lui, anche perché il potere di parlarci assieme ce lo avevo solo io. Mi sfogai per bene, raccontandogli persino di Voldemort e del fatto che di lì a poco avrebbe preso il castello. Un nitrito spaventato echeggiò nell'aria, Zafir aveva una famiglia e temeva per loro.
" Sta tranquillo, se andrà tutto bene, il Signore Oscuro morirà per mano di Harry Potter."
Gli raccontai anche della profezia e del fatto che Harry era il prescelto.
Lui si tranquillizzò e mi disse gentilmente che se avevo bisogno di aiuto, non avrei dovuto esitare a fargli un fischio. Nel pensiero ovviamente.
Parlammo tutta la sera, io gli raccontai di me e lui mi raccontò tutto di sé fino a che, guardando il mio orologio da polso, mi accorsi che era ormai mezzanotte e l'indomani avrei avuto lezione.
Salutai Zafir, ringraziandolo per avermi ascoltato e per essersi fidato di me poi, tornai nel mio dormitorio.
Cavoli, non mi era mai capitato di riuscire a parlare con un bellissimo unicorno. È stato fantastico! Il suo pelo era così morbido e liscio...chissà se a qualche mago, in passato, era mai capitata una cosa così.
Pensando allo splendido incontro di quella sera, piano piano mi addormentai.
Il giorno dopo, venni svegliata da un leggero bussare alla porta. Mi alzai e senza badare al fatto che ero in camicia da notte, andai ad aprire.
《 Buongiorno splendore!》il raggiante sorriso di George mi apparve davanti agli occhi.《  Ciao George!》dissi diventando completamente bordeaux.
Il rosso mi diede un bacio a fior di labbra e poi sorrise dolcemente.
《 Posso?》《 Oh, certo entra!》《 Sai, ieri sono andato ad Hogsmade...》disse mentre si sedeva sul letto.《...e beh...ti ho preso una cosa.》《 Davvero? George non dovevi.》《 Tu meriti questo e molto altro piccola. Tieni.》
Mi porse una scatolina rossa chiusa con un nastro dorato, ero emozionata ma anche preoccupata. Sperai con tutta me stessa che non fosse qualcosa di costoso o importante per lui, sapevo bene che faceva fatica a permettersi certe cose e non volevo che spendesse i suoi risparmi per me.
Con molta calma, sciolsi il fiocchetto d'oro e aprii la scatolina. Il suo contenuto mi fece restare di stucco: era una graziosissima spilla per capelli a forma di fiocco, era di colore blu e argento, contornata da piccoli diamantini trasparenti.
La presi tra le mani e subito dopo alzai lo sguardo verso George.
《 È bellissima George.》《 Sono contento che ti piaccia.》
Mi sorrise teneramente e mi diede un bacio.
《 Ti amo piccola.》
A quelle parole mi bloccai, mi tornarono in mente le parole di Blaise e proprio in quel momento capii ogni cosa. Anche se erano passati solamente pochi giorni, mi resi conto che questa storia non poteva funzionare. Io non provavo amore verso di lui, era un altro tipo di sentimento; lo sentivo come un amico, un divertente e ottimo amico.
Abbassai il capo e gli porsi la spilla.
Dovevo parlargli, non potevo permettere che le cose peggiorassero.
《 Non posso accettarla.》dissi tristemente.《 Cosa? Perché?!》《 George, devo parlarti. Ma ti prego, non te la prendere.》
Il rosso mi guardava serio e preoccupato, non pensavo avesse capito e infatti era così. Nei suoi occhi leggevo la confusione più totale.
Presi un lungo respiro e cacciai indietro le lacrime che, prepotenti, volevano uscire.
Sapevo che l'avrebbe presa male e questo mi faceva sentire uno schifo, non volevo che soffrisse e sapevo che sarebbe stato difficile dirlo a tutti gli altri.
《 George io...credo sia meglio che la nostra relazione termini qui.》



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