Capitolo 92

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Prima di iniziare:
1) le lapidi giapponesi sono diverse rispetto alle nostre, per questo la descrizione non corrisponde alle lapidi italiane, bensì a quelle giapponesi. Per rendervi più chiara la descrizione, potete cercare una foto su google et voilà.


Con le mani nelle tasche, i passi di Tobio si arrestarono non appena egli si parò dinanzi la lapide alta piantata nel terreno, l'unico rumore udibile era il fruscio debole dei fili d'erba accesi provocato dal venticello che soffiava leggero.



Tastò delicatamente la cima rettangolare di pietra, per poi trascinare le dita verso il basso, tracciando con esse la scritta verticalmente incisa sulla lastra di pietra.



Le sue iridi blu vitree, nascoste lievemente dietro la frangia scura leggermente scomposta dal vento, erano puntate sulla lapide grigia e statica; alzò lo sguardo verso il cielo tinto di azzurro, con qualche chiazza bianca che il corvino individuò come nuvole.



Era piuttosto una bella giornata, eppure Tobio percepiva ancora questo enorme vuoto dentro di sé, e gli dispiaceva quasi il dover sprecare una giornata così piacevole nella più totale malinconia, eppure non poteva farne a meno.



Era qualcosa che non riusciva a controllare, o almeno, non da solo.



Strinse leggermente il pugno, immaginando al suo interno il palmo affusolato e più piccino appartenente ad un certo rossiccio.



Sussultò impercettibilmente quando una mano si posò sulla sua spalla, facendogli voltare il busto di 90 gradi per guardare in volto l'uomo.



"Cambiamo i fiori, su" propose, Konoye, scuotendogli lievemente il palmo sulla spalla, l'altra mano che stringeva due mazzi di fiori non troppo voluminosi.



Si accovacciò, seguito dal figlio, dinanzi i due gradoni di pietra su cui si innalzava la lapide, afferrando i due piccolo vasi posti ai lati del gradone ove poggiava direttamente la lastra di pietra, estraendo da questi due mazzi di fiori ormai appassiti e posandoli delicatamente di fianco a sé.



Prese i due vasetti e si avviò verso una fontanina poco distante, lasciando l'alzatore da solo, in compagnia di mazzi di fiori freschi ed altri sfioriti e di una lapide.



La lapide del nonno.



Tobio la osservò intensamente, quasi come se stesse guardando Kazuyo; rimosse con uno sbuffo quell'idea dai suoi pensieri, iniziando a strappare le erbacce propagatesi intorno alla tomba.



Piantò una mano sul terreno, l'altra serrata intorno le erbacce, per poi tirare con forza la radice insinuata sotto il suolo, facendo volare di tanto in tanto qualche zolla di terra.



Racimolò poi le erbacce accanto i fiori secchi, creando un gruppo che sarebbe più tardi finito nella pattumiera.



Si scrollò dalle mani i residui di terra, sfregando i palmi fra di loro per poi congiungerli.



Ne infilò poi uno nella tasca della sua felpa, tastando la superficie liscia del foglio di carta che ormai portava con sé ovunque, ma che era ancora ripiegato su se stesso perfettamente, con il contenuto al suo interno ancora mai letto.



Non ne aveva il coraggio.



In quella lettera c'era ciò che era stato detto da Kazuyo a Tobio, ma per quest'ultimo quelle parole dovevano ancora esser pronunciate e scritte.



Semplicemente, per lui era estremamente frustrante sapere che, dopo quella lettera, suo nonno non avrebbe avuto più niente da dirgli.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Where stories live. Discover now