Capitolo 135

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Nei giorni successivi a quella chiacchierata con Kageyama, il rossiccio comprese che, alla fin fine, andar di fretta non sarebbe servito assolutamente a nulla e che, anzi, non gli avrebbe permesso di svolgere a dovere la fisioterapia e di guarire completamente.



In tre settimane, tuttavia, era particolarmente convinto riuscisse a camminare nuovamente come prima senza troppi problemi: aveva chiesto anche un parere ai dottori ed anche da loro aveva ricevuto una risposta positiva, la quale non fece altro che alimentare sia le sue speranze, che il suo desiderio di mettercela tutta.



Aveva già trascorso quasi un mese di drastica infermità e, per dare alle fratture ai femori ed al malleolo la possibilità di guarire più in fretta, le sue gambe erano state avvolte nel gesso, immobilizzandole di nuovo completamente per un altro paio di settimane.



Che le fratture fossero ormai risanate e che non costituissero più un problema fin troppo preoccupante era risaputo, ma il trauma che le gambe avevano subito, in particolar modo trattandosi dell'osso più lungo del corpo, era significativo e di certo Shoyo non avrebbe potuto fare le cose di fretta in modo da ritornare al più presto alla vita di tutti i giorni, poiché non solo non sarebbe riuscito raggiungere il suo obbiettivo, ma si sarebbe anche messo i bastoni fra le ruote da solo non eseguendo e seguendo nella maniera corretta la fisioterapia e, se davvero desiderava tornare a giocare, non poteva permettersi errori simili.



Pertanto accettò il fatto che i tempi di guarigione del suo corpo fossero un po' più lenti di quelli che aveva immaginato lui, li rispettò e decise anche di assecondarli in modo tale da non fare il doppio della fatica: trascorse, quindi, quelle settimane vivendo secondo un valoroso principio, quello della pigrizia.



Dato che durante le sessioni di riabilitazione il suo corpo doveva pur eseguire movimento che, per lo stato in cui si trovava, lo costringevano a sforzarsi il doppio, nel momento in cui ritornava in stanza non faceva assolutamente niente e si rilassava, conscio che dopo tutti quegli allenamenti ne avesse davvero bisogno.



Aveva deciso di cambiare prospettiva e prendere tale iniziativa quando il coach Ukai era venuto a trovarlo e, dopo aver chiacchierato un po' di argomenti casuali, Hinata si era ritrovato a chiedergli qualche consiglio per ottimizzare ancor di più la fisioterapia, consapevole che nessuno meglio dell'adulto avrebbe saputo dargli consigli perfetti, proprio perché basati sul caso particolare e soggettivo di quella piccola testa arancione perennemente attiva ed energica.



"Ciò che puoi fare per aiutarti è: assolutamente nulla" gli aveva riferito il giorno in cui si era recato all'ospedale da lui, Keishin, dopo qualche istante passato a riflettere su cosa fosse giusto fare.



Il rossiccio ricordava di aver assunto un'espressione alquanto stranita, non comprendendo di primo acchito né le parole del coach né come avrebbe potuto la nullafacenza aiutarlo.



"Devi riposarti Hinata, soprattutto se trascorri una parte della giornata ad allenare il tuo corpo: quando noi ci alleniamo, dopo un po' facciamo una pausa, giusto? Ecco, anche tu devi fare questa pausa. Strafare non è mai una cosa buona, se si sforza il proprio corpo ai limiti dell'impossibile è lui stesso a fartelo capire con lesioni e stiramenti, e tu soprattutto adesso non hai bisogno di altri problemi" gli aveva spiegato, il biondo, incrociando le braccia ed assumendo un tono autoritario, ma intriso di premura paterna, raccomandando al centrale di prendersi cura di sé.



Hinata si era quindi concesso di emettere un verso di stupore, facendo intendere che avesse compreso il discorso del suo allenatore, per poi annuire vigorosamente, un sorriso luminoso e carico che prese a formarsi sul suo viso dai tratti delicati e dolci.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Where stories live. Discover now