Capitolo 95

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"Hai preso tutto?" domandò Konoye, alzando il capo dal quotidiano che stringeva in una mano non appena notò il figlio entrare in cucina.



"Sì" rispose, Tobio, marciando fino al frigo per prendervi dall'interno la sua borraccia dale superficie gelida ed infilarla nella tasca esterna apposita suo borsone.



"Hinata arriverà fra poco?" aggiunse, l'adulto, ritornando con lo sguardo sull'inchiostro nero che formava le scritte che riempivano il giornale, scuotendolo leggermente per stenderne le pagine spiegazzate.



"Sì, ha insistito sul volerci incontrare direttamente qui fuori casa per poi avviarci insieme in palestra, ma non ha voluto dirmi il motivo" si fermò accanto al muro delle porte a scomparsa che delimitavano la cucina, l'alzatore, con un'espressione pensierosa ed anche un minimo spaventata sul volto; probabilmente Shoyo aveva qualcosa in mente, per aver insistito così tanto, ed il non sapere cosa preoccupava particolarmente Tobio, data l'imprevedibilità dell'altro.



"Mamma e Miwa? Dove sono andate?" chiese in seguito, il corvino, posando una mano sulla manica del borsone, aggiustandoselo sulla spalla.



Probabilmente, anzi, sicuramente, sua madre gli aveva precedentemente detto dove sarebbero andate lei e sua sorella, ma, come accadeva per il 90% delle volte, glielo aveva riferito di mattina, quando Tobio si era appena svegliato e di conseguenza non riusciva nemmeno a realizzare né metabolizzare una frase di senso compiuto per una buona mezz'ora.



"Sono andate al cimitero dal nonno".



Tobio sollevò di poco un sopracciglio, incrociando le braccia con fare perplesso.



"Come mai non sei andato anche tu? Ci vai molto spesso, in queste settimane".



"Ho preferito rimanere qui con Alaska, durante questo periodo anche lui si è rattristito, probabilmente ha somatizzato il nostro cattivo umore, di solito è così che fanno i cani quando il loro padrone sta male. Quindi rimarrò qui per non lasciarlo solo" spiegò, Konoye, allungando una mano verso il San Bernardo steso sul pavimento, accanto alla sua sedia.



Alaska si mise seduto non appena percepì i polpastrelli dell'uomo sfiorargli la peluria bianca e marroncina del capo, strofinando quest'ultimo contro il suo palmo, richiedendo implicitamente delle carezze.



"Come vuoi" sorrise impercettibilmente, il liceale, notando come suo padre volesse mostrarsi tanto autorevole e massiccio, per poi ridursi ad uno schiavo al cospetto di un cagnolino.



Improvvisamente il rumore squillante del citofono invase le mura della sua dimora e, già conscio dell'identità di colui che era in quel momento fuori il cancello di casa sua, si affrettò a raggiungere la porta d'ingresso.



"Ci vediamo più tardi!" se la richiuse alle spalle, generando un tonfo che sovrastò la risposta del padre.



Non appena si voltò verso il cancello che delimitava il giardino di casa sua dal restante viale, notò tra le sbarre le piccole mani di Hinata reggere qualcosa.



Assottigliò gli occhi per mettere a fuoco l'oggetto tra i palmi del rossiccio in lontananza, avviandosi successivamente con passo spedito verso la fine del suo giardino, percorrendo il piccolo sentiero in pietra che divideva in due il praticello.



My Little Sunshine~ KageHina ||Completata||Where stories live. Discover now